Ci invita a riflettere, il cavallone di cartapesta blu, simbolo della riappropriazione dei diritti di cittadinanza, cavallo di Troia al contrario, macchina che nel ventre custodisce sogni e speranze invece di uomini armati e che, invece di entrare con l'inganno, scappa fuori da dietro le mura altissime della malattia mentale, aprendo la strada per uscire dal mondo di dentro al mondo di fuori, al mondo di tutti. E allora riflettiamo, leggendo anche quanto scritto da Daniela Careddu sulle pagine on line del Forum Cultura di Gorizia.
di Martina Luciani
Tra le bandiere arlecchino che sventolavano davanti al Municipio, l'altro pomeriggio, Marco Cavallo, attraverso la voce di Peppe Dell'Acqua, ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste, ha lasciato ad una città (quasi stupita di questo evento e di sapervi partecipare) numerosi spunti di riflessione. Alcune di ordine generale e profondissimo.
"Le porte si sono aperte - diceva Marco Cavallo al Sindaco, parlando della rivoluzione di Basaglia all'OPP di Gorizia - i muri sono crollati, quei tuoi concittadini goriziani che non erano più né concittadini né goriziani, sono diventati persone, storie, ricordi straordinari e dolorosi, desideri...
Sai anche a Trieste quando sono nato gli internati mi hanno riempito la pancia dei loro desideri, dei loro sogni... Potrei dirtene tanti, ma alla fine, per dirteli tutti, basterebbe dire solo del desiderio ardente, bruciante, lucente, appassionato, rabbioso di ritornare a essere persone!"