mercoledì 28 ottobre 2020

EkoŠTANDREŽ. Nuovo allarme per le condizioni del quartiere di Sant'Andrea: criticità per ambiente, salute, sicurezza stradale, servizi, spazi di comunità.


Questo è il testo integrale della nota inviata ai media dal gruppo EkoŠTANDREŽ. Lo introducono alcune osservazioni che ho via via messo in memoria mentre vedevo i cittadini di Sant'Andrea organizzare la loro rappresentanza collettiva in difesa della comunità.



Credo  sia nata durante le battaglie civiche dirette ad impedire la costruzione della centrale termoelettrica la convinzione di poter rappresentare, con la forza di molte persone e  con ideali di ecosostenibilità ambientale e sociale, le criticità che affliggono la comunità di Sant’Andrea, a Gorizia la più sacrificata al “progresso”: quello che una volta era un Comune autonomo, è divenuto nel 1927 una frazione ed ora è un quartiere che ha visto sacrificate le sue terre all’autoporto e alla zona industriale e che si è sviluppato con quegli strafalcioni urbanistici che imperversano nelle periferie.
Le azioni di mobilitazione, le petizioni popolari per ottenere una variante al piano regolatore che escludesse le industrie insalubri e un piano acustico che tutelasse le aree residenziali che si trovano a ridosso della zona industriale, la raccolta di firme che ha coinvolto tutta la città, i dibattiti pubblici nella sala parrocchiale, l’affollato corteo di protesta dalla piazza fino al sito della centrale termoelettrica: vedevo i cittadini di Sant’Andrea che sempre con maggior naturalezza si riconoscevano come portatori della stessa istanza di tutela dei beni comuni, l’aria, il suolo, la salute, la qualità della vita, il valore della comunità.
Quando poi è nato  EkoŠTANDREŽ, se già ammiravo questi miei battaglieri concittadini, bè da allora li considero un esempio raro di cittadinanza attiva: non mollano,  proseguono occupandosi concretamente di azioni di tutela ambientale, di valorizzazione del patrimonio collettivo e delle grandi questioni che vanno risolte per migliorare complessivamente la loro vita quotidiana e quella delle generazioni future, con una visione che va ben oltre sia ai confini del quartiere e alle ristrettezze culturali del tempo presente. Martina Luciani

“Sant’Andrea si sta impoverendo”

Dall’amore e rispetto per il proprio territorio è nato  spontaneamente  a Sant’Andrea il  gruppo “EkoŠTANDREŽ”. L’idea è nata quando  numerosi  cittadini hanno risposto all’invito di partecipare alle pulizie della sponda alta sinistra del fiume Isonzo nei pressi di Sant’Andrea:  dialogando,  è emerso che da quando non esistono piu’ i Consigli dei Quartieri, il nostro è abbandonato e trascurato dalle varie Amministrazioni che si sono succedute ,di conseguenza per colmare questo vuoto è nato spontaneamente il Gruppo EkoŠTANDREŽ .

L’intenzione del gruppo non è quello di essere un movimento politico ma di riunire tutte le persone alle quali sta a cuore l’ambiente, la qualità della vita e la sicurezza in tutti i sensi del Quartiere.
In gennaio 2020 il gruppo si è riunito affrontando vari argomenti inerenti  le problematiche: una di queste è la centrale termoelettrica a gas.
Con rassegnazione si è accettato  che l’iter per la costruzione si è concluso, ora sono iniziati i lavori, nonostante la contrarietà dimostrata nelle varie proteste dei cittadini supportati  da varie associazioni e forze politiche. Per evitare che in futuro possano essere costruite nella zona industriale di Sant’Andrea altre centrali o industrie insalubri sono state presentate due petizioni con migliaia di firme. Con le petizioni, si  chiedeva  l’adozione del Piano di Zonizzazione acustica e una variante al Piano Regolatore nella quale non si potesse  piu’ costruire industrie insalubri e pericolose  sul territorio comunale. La petizione per quanto riguarda il piano regolatore non è stata accolta, e non è stato applicato il principio di precauzione.


Attualmente i cittadini di Sant’Andrea si lamentano di fuoriuscita di fumo nero dalla centrale attualmente in funzione in zona industriale, oltre al rumore  e cattivi odori soprattutto durante le ore notturne ed al mattino presto sviluppando inquinamento ambientale  (si ricorda che è importante ricordare l’effetto cumulativo dei vari inquinanti) ed acustico. Inoltre lo statuto del Consorzio industriale prevede il controllo ed il monitoraggio della qualità dell’aria tramite l’installazione di una centralina, della quale non si hanno ancora i dati: è in funzione?  Da qui nasce l’esigenza  di installare centraline per il controllo dell’aria  con la collaborazione di Legambiente. Si apprende dalla stampa che Gorizia è al 15 posto in Italia come qualità dell’aria: gli altri stanno molto peggio sicuramente, ma bisogna cercare di migliorare il dato ottenuto.

Per quanto riguarda il Piano Acustico che successivamente  è stato adottato , per alcune zone di Sant’Andrea il risultato è penalizzante; al Piano stesso sono state presentate alcune osservazioni.

Si  è appreso dalla stampa che la consigliera comunale Nicol Turri ottiene il ruolo di delegata al rione di Sant’Andrea. Si ricorda che in seguito all’istanza presentata in Comune  il 19 luglio 2019 per la sicurezza stradale del  quartiere, appena  i primi giorni di gennaio di quest’anno c’è stato un incontro con la delegata  Nicol Turri con l’Assessore competente per i Quartieri Chiara Gatta ed un Vigile Urbano  delegato,  i quali hanno ascoltato le  istanze, preso nota e  hanno assicurato che si sarebbero attivati in merito: apprendiamo dalla stampa che è stato fatto un sopralluogo da Nicol Turri, David Peterin, l’Assessore Stefano Ceretta  ed un addetto al traffico del Comune. L’istanza comprendeva le misure atte a limitare la velocità veicolare nelle vie San Michele , Tabai e Piazza Sant’Andrea  affinchè  venga migliorato il livello sicurezza  stradale attraverso qualunque iniziativa pratica o azione utile al raggiungimento di tale obiettivo.

Oltre a cio’, nel quartiere vi è la mancanza  di una pista ciclopedonale per uscire dal centro abitato e raggiungere il cimitero e Sant’Anna  ed il gruppo è deciso di fare un’altra segnalazione tramite istanza per questa problematica.

Il  gruppo è pure attento al problema legato alle immondizie che ripetutamente dopo ogni pulizia   vengono trovate in zona setificio e lungo le sponde dell’Isonzo:  sono stata fatte le  istanze in  febbraio 2020 in merito alla discarica di pneumatici  lungo le sponde del fiume  chiedendo la bonifica e l’installazione di foto trappole. Per quanto riguarda la bonifica dei pneumatici la Regione ha risposto che ha dato l’incarico al Consorzio di bonifica pianura isontina per eseguire la bonifica, invece per l’installazione delle foto trappole non si ha ancora risposta. Purtroppo le persone continuano ad abbandonare i rifiuti.

Il Quartiere si sta sempre piu’ impoverendo, manca l’Ufficio Postale, non c’è una Sala Civica,  sta  diventando un luogo di transito con tutti i disagi che cio’ comporta.
Ora che abbiamo la nuova delegata, alla quale auguriamo buon lavoro, il gruppo auspica vivamente che i problemi ed i bisogni del Quartiere si risolvano.

Romana Leban, Carlo Nanut, Anna Maria Tomasich


venerdì 23 ottobre 2020

Volete le ciliege e le susine del Collio, gli ufiei di San Rocco, il radicchio di Massimo e le verdurine già pulite e tagliate di Antonella? O vi sfamate a base di gastroculturalchic?

Isonzo Soča 2016 - n.111

Bello il progetto di ritrutturazione del mercato coperto di Gorizia,
ma completamente sconnesso dalla realtà, dalla funzione del mercato in città, dalle esigenze e dalle speranze di rivitalizzazione urbana “a misura d’uomo”, e invece capace di annichilire  economie locali ( eroiche, preciserei)  in favore di ipotetici futuri afflussi turistico mangerecci con una spolverata di aromi enogastroculturalchic.

di Martina Luciani

Il progetto di ristrutturazione del mercato coperto di via Boccaccio e di tutti i locali commerciali che affacciano su via Boccaccio e corso Verdi, presentato dalla CCIAA di Trieste e Gorizia,  è un colpo al cuore della città.
Bello il progetto, ma completamente sconnesso dalla realtà, dalla funzione del mercato in città, dalle esigenze e dalle speranze di rivitalizzazione urbana “ a misura d’uomo”, capace di annichilire economie locali ( eroiche, preciserei)  in favore di ipotetici futuri afflussi turistico mangerecci con una spolverata di aromi gastroculturalchic.
Resterà la struttura, insomma, ma non il contenuto: il concetto tradizionale del mercato cittadino sarà usurpato da una sorta di centro commerciale enogastronomico di lusso.  Che nulla avrà a che fare con la vita quotidiana della città e dei cittadini, con le tradizioni della comunità, con il valore sociale e culturale di un luogo che oltre ad essere un ambito economico è custode di uno dei valori sociali e culturali maggiormente in via d’estinzione: le relazioni di comunità. E tiene collegate le nostre vite e le nostre famiglie alle svariate realtà del territorio, di qua e di là del confine amministrativo tra Stati, dai boschi alla pianura, dalle colline al mare, e alle sue vocazioni orticole e frutticole, alle stagioni, agli eventi naturali che determinano di volta in volta la dolcezza di una susina, la piccola ammaccatura di una zucchina, la pastosità di una albicocca, la croccantezza di un radicchio; alle sapienze antiche di chi coltiva ortaggi introvabili nella grande distribuzione e di chi sperimenta nell’orto tecniche “pulite” per l’ambiente e per la salute; all’esperienza di chi all’alba si reca ai mercati all’ingrosso e cerca il meglio per accontentare i clienti senza vuotar loro il portafoglio; ad un sistema dove ci sono pochi imballaggi di plastica e prevalgono tra gli acquirenti le buone pratiche di riuso di borse e contenitori.
 I commercianti e i contadini ( significa lavoro e redditi) che mantengono vitale il nostro mercato, spesso sulle orme dei loro genitori, saranno di fatto esclusi, il sistema di negozi ed esercizi attorno verràscarnificato, tutto il sistema commerciale del centro perderà uno dei suoi punti di equilibrio.  Saremo privati di un patrimonio comune, che oggi coinvolge commercianti e clienti nell’alimentare quel complesso sistema di significati che nessun centro commerciale esclusivo, tanto meno se di alta enogastronomia, potrà riprodurre e conservare.
Però, accidenti, bisognava aspettarselo. Era il 2014 quando il consigliere comunale Michele Bressan già paventava che l’intenzione dell’amministrazione comunale fosse di chiudere il mercato coperto e trasformarlo in “un centro commerciale urbano, ovvero una grande struttura di vendita, come se ne vedono tante nella periferia della città e che hanno causato la distruzione del commercio tradizionale di quartiere.”