martedì 23 giugno 2020

Prato naturale in città: ce l'abbiamo pronto, basta solo valorizzarlo.


Ho scoperto per caso un piccolo prato cittadino che per varietà botaniche si presta ad una sperimentazione locale di quello che viene definito “prato naturale". Una città che si vanta d’esser un giardino, ben potrebbe condividere le più virtuose tendenze della gestione del verde urbano,o no?
 

di Martina Luciani


Passando a piedi nell’area verde di Lungo Isonzo Argentina vedo una pianticella familiare sul bordo del prato. Impossibile, mi dico, non può esserci Achillea in città, cresce in campagna, meglio ancora nelle radure in montagna dove soffre meno il caldo e dove vado a raccoglierla per utilizzarne in famiglia le grandi virtù terapeutiche ( lo sapeva già Achille, che la usava per curare i compagni feriti sotto le mura di Troia). 

E invece si, il prato è felicemente colonizzato da moltissima Achillea - qualche stelo ha già la sua corolla di fiorellini bianchi, e tanti altri rigogliosi ciuffi di inconfondibili “millefoglie” si preparano  alla fioritura -  felicemente mischiata ad altri fiori ed erbe, un insieme eterogeneo, colorato e pieno di aggraziata biodiversità.

A Bologna il Comune ha in piedi da alcuni anni il progetto Bio Habitat, che si propone di attuare la gestione del verde finalizzata alla creazione di un equilibrio tra pianta, ecosistema urbano, abitanti e frequentatori delle aree verdi, la diffusione di tecniche a basso impatto ambientale, la tutela della biodiversità e della micro e macro fauna, l’eliminazione dell’impiego dei prodotti di sintesi per la difesa delle piante.  In questo contesto, il Comune ha realizzato diversi prati naturali, con lo scopo dichiarato di  incrementare la biodiversità nel contesto cittadino, ridurre il numero di sfalci e quindi i costi della manutenzione, favorire gli insetti pronubi ( non ci sono mica solo le api, tra gli insetti di cui dobbiamo aver cura).

Ecco, noi un prato naturale ce l’abbiamo bello e fatto. Spero che qualcuno suggerisca all’amministrazione comunale di varare l’esperimento.
Cosa bisogna fare: innanzitutto limitare (per ora) lo sfalcio alla sola cornice del prato. Molto d'effetto anche il creare, in occasione dello sfalcio dei bordi, uno stretto "sentiero" che attraversa il prato, magari con una linea sinuosa: un invito ad osservare le piante e nello stesso un modo per enfatizzare il fatto che il prato naturale è una scelta ricca di significati e non una trascuratezza.
Poi le piante cresceranno, fioriranno, gli insetti faranno il loro lavoro e i semi si disperderanno; allora si provvederà allo sfalcio completo.
Certo, chi apprezza i prati vellutati e le realizzazioni verdi standardizzate,  non importa a quale prezzo ambientale,  noterà  l’innovazione e probabilmente penserà che i giardinieri comunali hanno ignorato la manutenzione di quell’area. Quindi tocca anche installare un pannello che spieghi il perché e il percome di un prato naturale in città, nel quadro generale dell’importanza del verde urbano per la vita delle persone (dalla sempre troppo ignorata fotosintesi  fino alla mitigazione del calore, senza trascurare tutti gli altri servizi ecosistemici), e dia una spintarella all’evoluzione del gusto e ad una maggiore percezione del valore paesaggistico nei luoghi del nostro quotidiano.


giovedì 11 giugno 2020

Naturopatia e Spagiria. La sequenza caldaica e le sette potenzialità planetarie.


Dalla sapienza antica dei Caldei uno strumento che ha lo scopo pratico di classificare e gestire questioni relative all’armonia e disarmonie del corpo e dell’anima.



a cura di Marco Vittori


 
Se andiamo a ritroso nel tempo, ci rendiamo ben presto conto che dalla Mesopotomia al centro del Mediterraneo, dai Caldei agli Egizi, dai Greci agli alchimisti europei,  dalla Cabala alla meccanica quantistica, le esperienze mediche, filosofiche, matematiche, astronomiche, astrologiche, pur nella peculiarità delle tradizioni culturali, hanno degli strumenti di lavoro comuni: il 3, il 4 e il 7.
La Trinità  di Solfo, Mercur e Sal descrive e spiega la realtà fisica, che è tridimensionale.
La catalogazione dei quattro elementi, intesi come “stati” della materia, Fuoco, Aria, Acqua e Terra, invece esprime la densità e la dinamicità della realtà medesima.

Evidentemente però l’esperienza di osservazione e interazione con il mondo attorno solo con gli strumenti del 3 e del 4 si rivelava anche per gli antichi insufficiente.


Pitagora, che era entrato in contatto con i sapienti egizi e assirobabilonesi, insegnava ai suoi discepoli che il numero che meglio esprime la realtà è il 7, somma del 3 e del 4.

E invero nell'antichità il numero sette è stato molto presente, ed è giunto fino alla nostra quotidianità,  nelle rappresentazioni sia sacre sia civili, in realtà senza soluzione di continuità le une nelle altre.
Forse il legame tra il 7 e l’essere umano è,come ci spiega Jung, una di quelle forme innate che albergano nel nostro inconscio.

L’elenco è infinito: sette colli e sette re di Roma, sette anche i colli di Costantinopoli, sette i vizi capitali e sette le Virtù, sette i libri dell’Eptateuco, Menorah -  la lampada sacra agli ebrei- possiede sette bracci rappresentanti i giorni della Creazione divina, sette i fori del cranio (bocca, due narici, due fori auricolari e due fori oculari), sette i giorni della settimana così come le note musicali e i colori dell’arcobaleno. Ancora, sette sono i doni dello Spirito Santo nel cristianesimo: sapienza, intelletto,consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio; sette sono gli attributi fondamentali di Allah: vita, conoscenza, potenza, volontà,  udito, vista e parola; sette sono gli Dei della felicità del buddhismo e dello shintoismo.


E’ un settenario, composto da Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna, anche la sequenza caldaica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

Della sapienza dei Caldei ci restano poche tracce, tramandate   dai riferimenti  e dai commenti di studiosi dei primi secoli immediatamente prima e dopo Cristo.
Una civiltà densa di segreti, quella caldea, sviluppatasi  in Siria e in area mesopotamica, capace di influenzare  con la propria cosmogonia e teologia vaste aree culturali, religiose e filosofiche attraverso i secoli. Qualcosa ci resta anche grazie alle ricerche archeologiche. Sappiamo, ad esempio, grazie alle tavolette di argilla, che Nabucodonosor II fece restaurare lo ziqqurat di Borsippa, città non lontana da Babilonia, chiamandolo “Casa delle sette guide del cielo e della terra”, evidente riferimento ai sette pianeti, ai quali era dedicato ognuno dei sette livelli originari del tempio, risalente al secondo millennio avanti Cristo.

I neoplatonici consideravano sacri i libri caldei, riconoscendovi sconfinata sapienza, anche se non sempre intelliggibile ai più, e matrice divina; via via però tanta sapienza andò occultandosi all’interno di gruppi sempre più ristretti di  ispirazione neoplatonica, gnostica, ermetica, magico-alchimistica.

La sequenza caldaica oggi viene utilizzata, tutt’altro che segretamente, nell’ambito della naturopatia, con gli scopi pratici di classificare e gestire questioni relative all’armonia e disarmonie del corpo e dell’anima.
La sequenza collega ogni ghiandola endocrina del corpo umano -lungo l’asse dall’alto verso il basso-  ad una forza planetaria.

Iniziando dall'alto troviamo: l'epifisi in relazione con Saturno, l'ipofisi con Giove, la tiroide con Marte, il Sole con il cuore, le surrenali con Venere, il pancreas endocrino con Mercurio e l'apparato riproduttivo (maschile e femminile) con la Luna.


Mentre la prima terna coincide con la sequenza planetaria celeste, quella successiva, dal Sole in giù, non replica la posizione planetaria relativa rispetto al nostro pianeta. Questa “differenza” riflette la concezione che le ghiandole endocrine sono semplicemente la “rappresentazione” nel piano ormonale delle sette forze e che non vi é alcuna influenza astronomica-logica da parte dei pianeti sulla biologia e la biochimica.

Gli unici che influenzano il piano materiale sono il Sole, con la luce, il calore e la gravità, e la Luna dal punto di vista luminoso(luce riflessa del Sole) gravitazionale e mareale.

Tutto questo appare molto affascinante: ma a cosa serve?
Ad un naturopata può servire, e serve, per compiere delle scelte nel suo lavoro di terapeuta; e può servire a chiunque per osservare, attraverso gli archetipi dei sette livelli della sequenza caldaica, se stesso nella propria quotidianità. 

Cominciamo dal fatto che la divisione del tempo che scandisce i nostri calendari è basata, come accennato in precedenza, sui sette giorni della settimana. In più, i giorni prendono il nome planetario secondo una sequenza “originale” e non casuale: domenica (Sole), lunedì (Luna), martedì (Marte), mercoledì (Mercurio), giovedì (Giove), venerdì (Venere) e sabato (Saturno).
I sette colori fondamentali scandiscono le suddivisioni  dello spettro luminoso della luce solare che passa un prisma, con una  sequenza propria partendo dalla frequenza più lunga e salendo verso quelle più corte: rosso (Sole), arancio (Marte), giallo (Mercurio), verde (Venere), blu (Giove), indaco (Luna), viola (Saturno).

Facciamo ora una considerazione sul settenario dal punto di vista della erboristeria spagirica, osservando la relazione tra ghiandola ormonale – pianeta – parte della pianta.


L'uomo è una pianta che ha le radici verso il cielo e l'apparato riproduttivo verso terra. Quindi la relazione tra la morfologia vegetale, la funzione ormonale e l'archetipo planetario che si può sintetizzare in questa maniera:

Saturno – epifisi – radice profonda;

Giove   –  ipofisi – radice media;

Marte   – tiroide –  radice superficiale;

Sole      – cuore  –  colletto;

Venere  – surreni – tronco e rami;

Mercurio – pancreas end. – foglie;

Luna      – app.riproduttivo – fiori, frutti e semi.



Questa informazione permette di comprendere che se  si voglia efficacemente prendersi cura di una persona con disturbi all'apparato riproduttivo si sceglierà una certa pianta ma di questa si preferirà il fiore perchè è “analogico” all'apparato sessuale. 

Quindi se il naturopata spagirico sceglie una pianta che agisca “chimicamente”, per esempio per una problematica dell'apparato genitale femminile, potrà avere un valore accrescitivo dell'azione svolta dalla pianta se ne utilizzerà principalmente il fiore.
Oppure se il problema riguarda una certa difficoltà cognitiva, quindi nell'ambito del cervello, utilizzerà della pianta più opportuna la radice (sempre secondo questa visione analogica).
Questi tipi di relazione risultano abbastanza immediati; altri vanno ricercati, meditati e spiegati all'allievo, e se ritenuto utile e comprensibile, persino alla persona che si rivolga al naturopata.



lunedì 8 giugno 2020

I diritti sugli scaffali dei supermercati. COOP in testa alla pagella etica di OXFAM.


Domande difficili.
Sugli scaffali dei supermercati, li troviamo i diritti umani, la giustizia economica, i diritti del lavoro, l’uguaglianza di genere, la tutela dei minori? O pur di pagare il meno possibile quello di cui ci nutriamo siamo disposti a rinunciare a questa enormità di diritti, faticosamente conquistati e ancora massicciamente negati, cancellando la faccia e la dignità di quella metà del mondo che sgobba per far mangiare l’altra metà?


di Martina Luciani

Non è facile. Tentare di comperare “giusto”, con la garanzia che la “giustizia” copra tutta la filiera, dal produttore arrivi fino al consumatore, è operazione complessa, visto che il consumatore ha pochi mezzi per informarsi: l’etichetta, le notizie reperibili attraverso i mezzi di comunicazione, la pubblicità ( da utilizzare con tenaglie da fabbro) . E poi c’è la filosofia del marchio, ovvero le scelte adottate dal grande distributore ( la GDO  copre quasi il 75 per cento del mercato italiano) che possono guidare i nostri acquisti e consumi.

OXFAM, che è una confederazione internazionale di 20 organizzazioni che lavorano in oltre 90 Paesi per costruire un futuro libero dall’ingiustizia della povertà, ha lanciato una campagna che si chiama “Al giusto prezzo”, con l’obiettivo di controllare ed evidenziare , tra i principali supermercati italiani, le situazioni di diritti negati, sfruttamento nei campi, caporalato, lavoro sottopagato, verificando “chi fa cosa” affinchè ci sia trasparenza nei prezzi dei prodotti che compriamo, rispetto dei diritti dei lavoratori che li producono, garanzia che produttori e lavoratori siano pagati in modo equo e dignitoso.  
Fenomeni che durante l’emergenza sanitaria sono stati sottovalutati e che hanno raggiunto preoccupanti livelli di criticità, nelle campagne italiane e nel Sud del mondo, e che continueranno a produrre effetti devastanti sulla sopravvivenza e sulla dignità di milioni di persone. Solo che, quando ci accingiamo a mangiare, non sappiamo la vera storia di quel che abbiamo nel piatto.

(E posso anche capire che in questi sventurati mesi di emergenza gli acquisti alimentari di moltissime famiglie sono diventati una questione di sopravvivenza, e la qualità etica del cibo e i diritti sparsi in tutta la filiera produttiva sono stati sacrificati in nome della necessità: ma spiegare l'incremento dello sfruttamento del lavoro quale danno collaterale del COVID 19 non significa giustificarlo. Perchè "mors tua vita mea" è un fenomeno che prima o poi si ritorce contro gli stessi sopravvissuti e chi governa le comunità ha l'obbligo di proteggere e salvare tutti quanti, nessuno escluso.)


Dei 5 marchi posti sotto osservazione, COOP prevale nettamente su gli altri 4, cioè Selex, Conad, Esselunga ed Eurospin ( quest’ultimo definito da Oxfam “leader in Italia nel settore discount, non ha voluto cogliere l’opportunità di dialogo e miglioramento di policy offerta dalla campagna e per il secondo anno consecutivo chiude la classifica con il punteggio più basso).

La pagella etica tiene conto di 4  parametri - trasparenza e accountability, diritti dei lavoratori, produttori di piccola scala, tutela delle donne – e considera i miglioramenti attuati rispetto l’anno precedente e il posizionamento complessivo.

A pagina 13 del Rapporto Oxfam, che si intitola
"GDO E GIUSTIZIA NELLA FILIERA AGROALIMENTARE: I RISULTATI DI UN ANNO DI CAMPAGNA AL GIUSTO PREZZO" trovate le risultanze e le osservazioni su trasparenza, con la sottolineatura che è ancora lunga la strada per la piena attuazione dei Principi Guida nelle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani,  in particolare relativamente all’obiettivo di “evitare di produrre impatti negativi su tali diritti e porre rimedio a questi ultimi laddove si dovessero verificare”.
“ Ancora oggi  si legge nel Rapporto -  le più importanti aziende della GDO in Italia basano le loro politiche di sostenibilità esclusivamente sulla conduzione di verifiche pre e post sulla conformità dei fornitori ai loro codici di condotta e principi etici, delegando però la gestione dei rischi per i diritti umani ai fornitori che operano in quegli anelli della filiera in cui le violazioni e le vulnerabilità sono più presenti. Cambiare approccio significa allargare il concetto di rischio col quale le aziende sono solite operate, includendo accanto ai rischi per l’impresa (finanziario, di mercato, di gestione, di reputazione ecc.), di carattere esclusivamente interno, la dimensione esterna degli impatti negativi che l’azienda può causare, o contribuire a causare, sulle persone, sull’ambiente e sulla società con le proprie operazioni.
Sulla questione dei diritti dei lavoratori agricoli (a pag. 15) mi pare importante sottolineare che  Coop, Conad e Federdistribuzione, che rappresenta anche Esselunga e il Gruppo Selex,  si sono impegnati affnchè “a partire dal 1° gennaio 2021 a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità” promosso dal Mipaaf e istituito presso l’Inps. E questo varrà anche per i partner della Mdd (Marca del Distributore), lungo la loro filiera di approvvigionamento.

Parlare di produttori di piccola scala ( a pag.17) significa soprattutto controllare  l’astensione da “pratiche commerciali sleali che spingono i prezzi dei prodotti alimentari verso un costante ribasso, con ricadute enormi in termini di impossibilità di coprire i costi di produzione per i fornitori e condizioni disumane per chi lavora. Tra queste, le aste elettroniche al doppio ribasso, ampiamente denunciate come prassi utilizzata nel settore della GDO italiana e contro le quali si sono fermamente espresse Coop Italia, Conad, Gruppo Selex e Esselunga.

La problematica del lavoro femminile è uno dei punti dolenti del Rapporto (a pag. 19)
Scrive OXFAM: Le disuguaglianze di genere nelle filiere continuano ad essere una questione completamente ignorata dai supermercati italiani. Quattro supermercati su cinque continuano ad ottenere un punteggio dello 0% sul tema “donne”, ovvero in merito alla adozione di politiche e pratiche che assicurino alle lavoratrici impiegate nella filiera pari condizioni lavorative e equo trattamento.
La maggior parte delle aziende non riconosce i maggiori ostacoli che le donne devono affrontare per accedere a un lavoro dignitoso, né si impegna a lavorare con i loro fornitori per attuare le misure necessarie a prevenire questo tipo di discriminazione. Gli audit commissionati non trovano quasi mai casi di discriminazione di genere, e non indagano sull’inquadramento delle donne in ruoli meno pagati e meno sicuri.”
Soltanto Coop  ha cominciato a muoversi in questo settore,adottando i Principi delle Nazioni Unite per l’Empowerment Femminile, promuovendone l’adozione da parte dei propri fornitori e annunciando l’impegno a rilevare i dati relativi alla dimensione di genere nelle proprie filiere alimentari.