sabato 10 agosto 2019

La proposta di modifica costituzionale per salvare le generazioni future: stamattina a Gorizia raccolta firme

Dalle 10, nell'area pedonale davanti al teatro Verdi, si può firmare per la proposta di legge Figli Costituenti: due piccole ma decisive modifiche agli articoli 2 e 9 della Costituzione italiana, a tutela delle generazioni future, per uno sviluppo che non devasti l'ecosistema e per una più diretta garanzia dell'ambiente.


di Martina Luciani

Il titolo di questa proposta di legge ( per avviare il procedimento servono 50 mila firme) è bastato da solo per convincermi ( e farmi superare qualche resistenza nei confronti di alcuni dei promotori, che grazie a questa iniziativa ai miei occhi si emendano di alcune irritanti incoerenze del passato): stabilisce infatti lo stretto rapporto tra il significato e gli scopi che i Padri costituenti hanno infuso nella Carta e le istanze rappresentate dalla richiesta di modifica.
In verità non occorre essere giovani per condividere.
L'art. 2 Costituzione afferma: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Figli Costituenti chiede sia integrato con: anche nei confronti delle generazioni future. Promuove le condizioni per uno sviluppo sostenibile.
L'art.9 della Costituzione afferma:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34]. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Figli Costituenti chiede sia integrato con: Riconosce e garantisce la tutela dell’ambiente come diritto fondamentale.
A questo link una sintesi per comprendere meglio la portata della modifica: https://figlicostituenti.eu/la-proposta/.
 Dove si spiegano, tra l'altro, le conseguenze pratiche delle modifiche richieste ( le future leggi emanate dal Parlamento non potranno essere in contrasto con le modifiche inserite in Costituzione) e si chiarisce come la generica espressione "sviluppo sostenibile" ( usata mille e mille volte a sproposito) sia il grimaldello con cui scardinare il disastroso attuale sistema di governo, adempiendo ai dictat dell'Agenda 2030 ( per la maggior parte di politici e amministratori italiani ancora misterioso strumento: personalmente obbligherei a recitarla prima di confermare le elezioni politiche e le assunzioni nella pubblica amministrazione).

Consiglio la lettura dell'articolo di Emanuele Pinelli, portavoce di Figli Costituenti, intitolato Ecco perchè non vogliamo il benessere di prima.  Condivido in particolare " ...per decenni il nord-ovest del mondo si era procurato il suo benessere attraverso un modello di sviluppo insostenibile, basato su due tacite premesse: primo, che la natura potesse essere sfruttata senza limiti e senza scrupoli; secondo, che gli altri popoli del mondo se ne restassero in uno stato di minorità, a morire di fame lontani dai nostri occhi con un pugno di riso al giorno.
Diciamoci anche che l’Italia, rispetto agli altri paesi industrializzati, ha seguito quel modello di sviluppo con parecchia goffaggine. È riuscita nel capolavoro di allineare un enorme debito pubblico, una tassazione schiacciante, un’evasione fiscale spaventosa (quest’anno è pari al PIL dell’Ungheria), un sistema di imprese a basso valore aggiunto e bassa produttività, salari bassi e una popolazione anziana.
Una miscela bevendo la quale era difficile non intossicarsi. Gli altri paesi industrializzati hanno al massimo un paio di questi difetti, mentre l’Italia li ha collezionati tutti. Il benessere dell’età d’oro, perciò, veniva pagato da tre soggetti: le persone lontane nello spazio, le persone lontane nel tempo, e l’ecosistema che ci accoglie tutti."
Pinelli riprende un aut aut che non riesce pienamente ad entrare nella testa della gente ( distratta da infinite nefandezze delle cronache italiche contemporanee): l'Italia è a un bivio, o cambia sistema o muore. La terza via "millantata dai leghisti, ossia tornare indietro e restaurare il benessere di prima, in realtà non esiste: sceglierla equivale a rimanere in agonia, distraendoci con la caccia al negro e con le foto dei panini."

giovedì 1 agosto 2019

Diario intimo dal bagno degli uomini in autogrill.


Acuto ed ironico osservatore, Rosario Di Maggio quasi quasi introduce una nuova branca dell'etologia umana, forse più precisamente  dell'etologia sociale umana, visto che getta le basi per una classificazione dell'ontogenesi di specifici gesti, oltre che per un'analisi (ampliabile) di alcuni elementi individuali e, visto il contesto cioè i bagni degli uomini negli autogrill, anche sociali del comportamento maschile. Un contributo che gioco forza auspichiamo venga completato con riflessioni provenienti dai bagni delle donne.



di Rosario Di Maggio


Ultimamente, mi sono fatto circa 1000km di autostrada, attraversando longitudinalmente la penisola italiana, da nord a sud. Ora, sarà che il viaggio era piuttosto lungo, sarà anche complice l'età, mi è capitato più di una volta di servirmi dei servizi igienici degli autogrill.
Devo dire che me ne sono servito con atteggiamento di attento osservatore, incuriosito dal comportamento degli altri utenti. Curioso, al punto di rischiare l'equivoco.
Avevo però voglia di capire.

Gli uomini, nei servizi igienici, sono animali strani e variegati. C'è la categoria dei timidi, che rischiano di farsela addosso, in attesa che si liberi un box chiuso, piuttosto che usare gli urinali a parete a disposizione. La poca privacy li blocca, evidentemente. Li riconosci, perchè per placare la prostata saltellano lievi una specie di ridicola danza della pioggia di radice indiana. Sembrano indifferenti, ma i loro occhi esprimono il terrore per il pericolo imminente della mutanda bagnata.

Ci sono invece gli spavaldi che, come se fossero nell'intimità di casa loro, iniziano a sbottonarsi la patta già prima dell'atrio, incuranti degli astanti, e arrivano al dunque con l'attrezzo già bello e pronto all'uso. Il pericolo di atti osceni in luogo pubblico non li sfiora nemmeno. In genere si tratta di persone che disturbano, perchè, potendo scegliere altri urinali liberi anche più lontani da te, comunque ti si piazzano al fianco.
 Una contiguità con il prossimo che io, personalmente, non amo, quando sono impegnato nelle delicate operazioni di deposito liquami.

I fruitori degli orinatoi, normalmente, piuttosto che passare per sessualmente attratti dagli ammenicoli altrui, adottano atteggiamenti di plateale disinteresse. Strategie diverse finalizzate a scansare la possibile onta di essere considerati omosessuali.
In genere molti guardano, a testa bassa, con curiosa insistenza il loro pisello, con amorevole concentrazione e attenzione. Un po' come se fossero per la prima volta davanti a cotanto spettacolo della natura.
Altri, all'opposto, guardano inebetiti in aria, verso un punto infinito sulla parete di piastrelle, immersi in meditazioni che sarebbe bello poter condividere. Sono così fissi nel loro sguardo e posa, che ti viene il dubbio siano rimasti ipnotizzati dal reticolo delle piastrelle.
Trasformati per maleficio, in statue di pietra gocciolanti prive di volontà autonoma.

Tutto va bene finchè non emerge la necessità di rimettere il tutto nuovamente entro le mutande.
Gli uomini ben sanno che l'operazione deve essere necessariamente preceduta da qualche scossa di assestamento, per evitare di finire nei pantaloni ciò che si è iniziato sul sanitario.
Anche qui, si passa da vigorose e plateali manovre (tali da indurre a pensare che si voglia unire l'utile al dilettevole])a più delicate e gentili operazioni, fatte con la segreta paura che il tutto, se agitato eccessivamente, si possa rompere.Sia mai.

Una lavatina frettolosa alle mani (ma anche no) e via felici a mangiare un pessimo panino rovente fuori e gelato dentro, al costo di una aragosta fresca pescata in Madagascar e portata a mano nell'autogrill.

Insomma, nel momento del bisogno (è il caso di dirlo) si svela, in molti ometti, la natura del rapporto tra il “coso” e il suo proprietario. E' uno spettacolo divertente e per certi versi istruttivo. Credetemi, sono pronto a scommettere che osservando bene un uomo impegnato a fare pipì, si possa, con una grande possibilità di successo, ipotizzare perfino la sua inclinazione politica.

 Una sola cosa accomuna tutti (me compreso), a prescindere dalla latitudine.
Noi uomini siamo incredibilmente sporcaccioni. Forse temiamo che, in assenza di almeno due gocce del nostro passaggio lasciate sul pavimento, nessuno si ricordi più di noi.
E, specialmente, della nostra amatissima appendice.