venerdì 29 maggio 2020

La verità che muta, si nasconde, si traveste: i prestigiatori dell’Amministrazione comunale di Gorizia all’opera per il parcheggio di via Manzoni.


L'attuale parcheggio di via Manzoni

Il consigliere comunale Silvano Gaggioli, che più volte ha cercato di ottenere delucidazioni comprensibili a tutti sul progetto del parcheggio multipiano di via Manzoni (in centro città,senza un nuovo piano del traffico e in contrasto con le più moderne e ormai comuni progettazioni sotterranee) ha presentato una interrogazione comunale. Oltre a chiedere contezza della spesa, a ribadire l’inutilità del progetto, a sottolineare l’alea che grava su qualunque ipotesi di finanziamento dell’opera, ha suggerito di annullare in autotutela la delibera del consiglio comunale che approva il progetto, perché in contrasto con le dichiarazioni del sindaco.


di Silvano Gaggioli

Già ho scritto sulla pagina FB di "Gorizia c’è" del multi parking di via Manzoni, così come ho chiesto spiegazioni in sede di Consiglio comunale quando venne approvato il bilancio.
Non ebbi risposta alcuna ma ciò che mi meravigliò molto è che il quotidiano locale, sempre attento nel riportare le varie richieste di chiarimento formulate da parte di consiglieri sia di opposizione che di maggioranza, nulla ebbe a scrivere in proposito. Poteva essere una semplice svista.
Per questo motivo nel corso del successivo Consiglio ho presentato una specifica interrogazione, che qui di seguito riporto, a cui, anche in questo caso, seguì, sul punto, un silenzio di tomba da parte del quotidiano locale.
 Ora, pur rispettando la discrezionalità della redazione nella scelta delle notizie, credo che all'opinione pubblica possa interessare se la nostra Amministrazione comunale andrà a spendere 0 euro, oppure 1.800.000 euro o ancora qualsivoglia altra somma per la costruzione di un parcheggio.
 In fondo sono soldi nostri... non vi pare?
 Ma veniamo all'interrogazione, presentata il 25 maggio scorso.
 "Ill.mo sig. Sindaco.
 Ripropongo oggi alcune domande che non hanno trovato risposta nel corso del precedente Consiglio comunale e che, purtroppo, anche la stampa locale ha ignorato nonostante che sulla pagina fb di "Gorizia c'è" il video che illustra la problematica abbia avuto più di 2.200 visualizzazioni
Questo solo per dirLe che l'argomento, ritengo, desta particolare interesse per la cittadinanza tutta.
Veniamo al punto.
In data 20.04.2020 Lei ha dichiarato, sulla pagina locale del quotidiano Il Piccolo, che per il parcheggio di via Manzoni sono a disposizione del Comune, leggo testualmente, "nell'ambito della spesa di 1,8 milioni, 600.000 euro messi a disposizione dalla Regione".
 Nell'ultimo Consiglio comunale, invece, è stata approvata la delibera relativa al D.U.P. ed al bilancio preventivo nella quale si legge "che il prestito di 1,8 milioni viene iscritto a valere sull'annualità 2020 a fronte di apposito contributo pluriennale statale che copre il 90% della rata di ammortamento annua (parcheggio di via Manzoni)".
 Dunque Sig. Sindaco, il contributo per la costruzione del parcheggio multipiano e' di € 600.000 da parte della regione o di € 1.620.000, cioè il 90% di € 1.800.000 da parte dello Stato?
 E di conseguenza il costo per le casse comunali per la costruzione di tale parcheggio è di € 1.200.000 più spiccioli di interessi, per così dire, oppure di soli € 180.000?
Comprenderà Sig. Sindaco che la differenza non è di poco conto, qualcosa in più, considerati anche gli interessi di 1 milione di euro.
 E comprenderà anche sig. Sindaco che dalla sola lettura della delibera in questione un qualsiasi consigliere possa essere stato indotto ad un voto favorevole nella convinzione che il costo per il Comune sia, per l’ appunto, di soli 180.000 euro.
 Chi ha sbagliato, dunque, lei sig. sindaco o chi ha firmato la suddetta delibera?
 Ma ancora le chiedo, poichè leggo nella scheda di intervento n.35, allegata al D.U.P., che "Da una verifica presso gli Uffici regionali, risulta ancora concedibile al Comune di Gorizia il finanziamento per la realizzazione di un parcheggio in via Manzoni..." e che il contributo massimo erogabile copre indicativamente circa 1/3 del valore dell'opera da realizzare.": chi ha effettuato le verifiche sull'eventuale contributo?
Ed inoltre, siccome si usano i termini "indicativamente" e "circa", lei ci può assicurare che il contributo regionale sarà effettivamente di € 600.000 o come è presumibile lo stesso sarà di molto inferiore?
 Ma soprattutto quando è stata effettuata tale verifica?
Poiché, come saprà, sono proprio, di questi giorni le dichiarazioni del Presidente Fedriga, riportate dal Piccolo, in data 20.05.20200, che afferma: "Entrate in calo di 700 milioni. Legge di bilancio da riscrivere."
Lei ritiene onestamente che, alla luce di queste dichiarazioni, il nuovo bilancio regionale potrà prevedere un contributo di € 600.000 per la costruzione del noto parcheggio?
 E vengo al dunque.
 A meno che Lei non voglia smentire se stesso, risulta, quindi, pacifico ed indiscusso che la delibera, così come votata, è errata e di conseguenza le chiedo, formalmente se l'amministrazione comunale, agendo in autotutela, non voglia annullare la delibera in questione, evitando in tal modo possibili o quantomeno eventuali ricorsi al T.A.R. del F.V.G. con tutte le conseguenze che Lei può ben immaginare.”
 A questa interrogazione il Sindaco non ha risposto dando la parola al funzionario - capo della ragioneria, di cui riporto le dichiarazioni,  tratte testualmente dalla registrazione della seduta:
 "Sulla nota integrativa al bilancio c'è scritto esattamente che il mutuo da accendersi obbligatoriamente per la legge Tognoli altrimenti non avrebbe il comune sicuramente avendo un grosso avanzo per € 1.800.000 previsto di attivare il mutuo c'è scritto che il contributo per la legge Tognoli che verrà gestito tramite la Regione perchè non riceviamo direttamente il contributo dallo Stato è in annualità sulla rata e la quota il contributo sulla rata è di circa il 90% della rata stessa. Questo è quanto c'è scritto nei documenti di programmazione. Siano 600.000 800.000 900.000 dipende dal calcolo che si farà al momento in cui andremo a contrarre il mutuo con la Cassa depositi e prestiti e calcoleremo la rata. Tuttavia avendo un avanzo di amministrazione abbastanza elevato una volta che arriviamo al mutuo e paghiamo la prima rata semestrale nessuno vieta di estinguere immediatamente il mutuo e di far fronte pertanto con l'avanzo di amministrazione alla realizzazione dell'opera introitando annualmente il contributo da Stato Regione concesso in base al decreto della legge Tognoli... Non so se sono stata sufficientemente chiara"
 A mio parere NO, e l'ho dichiarato in Consiglio comunale, e SECONDO VOI?

lunedì 11 maggio 2020

L' insopportabile camaleontico odiatore seriale. Una teoria.


Nemmeno le emergenze sanitarie riescono a disattivarli. Sono gli odiatori seriali.
Non sono categorie distinguibili fra loro, contraddistinte da contenuti, metodi e finalità peculiari ma sono sempre pronti ad infiltrarsi ovunque. Sono portatori di una disabilità dell'anima e ammorbano la comunità dei consociati.Ho una teoria sulla loro presenza.


di Martina Luciani 

Sono sempre gli stessi che si circostanziano di volta in volta, mollano una presa e si accaniscono su un'altra preda. Transitano  fluidi e compatti come branchi di piccoli pesci, non se ne perde uno nemmeno quando il cambio di rotta è repentino, fulmineo.
Prediligono gli assembramenti virtuali, dove possono liberare tutto il proprio potenziale con la sensazione di essere stati efficaci, di aver inciso il proprio segno nella realtà dei consociati tutti e di aver determinato, con il proprio contributo di rancore, di disprezzo e di ferocia, la definitezza dello stigma che in quel momento è loro obiettivo e significato.

Ho una teoria per spiegare questo fenomeno:è atroce,lo riconosco.Quindi potete sospendere qui la lettura se non volete affrontare parole fastidiose.

Mi sono convinta che odiare con tanta sicurezza e impudicizia è una sorta di brutale riscatto dalla condizione di irrilevanza e inferiorità che nei secoli, a partire dalle più antiche forme di schiavitù, ha imprigionato gli individui.
Li ha confinati, per tempi infiniti,in miseria, malattia, fatica, ignoranza.
Ma soprattutto, mancando anche solo l’ipotesi di un riscatto e liberazione, li ha resi apatici, vinti senza nemmeno aver combattuto, incapaci di un progetto che li spingesse fuori dalle dinamiche della mera sopravvivenza, brutali esse stesse come la sudditanza che li opprimeva.

Pensate al villaggio di capanne sbilenche, tenute assieme con il fango e addossate alle mura del castello,  esposto a qualsiasi incursione e devastazione.  Ad una vita di espedienti e di paura, perchè là fuori non c’è diritto e non c’è giustizia, ed i diritti e la giustizia che si praticano dentro le mura sono sempre e soltanto contro chi sta fuori.
E questo si replica di padri in figli, di madri in figlie; se anche germogliasse una speranza di riscatto e liberazione, subito verrebbe spazzata via da una guerra, una carestia, una pestilenza.
Certo, a volte gli schiavi si ribellano,  le genti oppresse si strappano fuori dal fango e dall’ombra delle loro vite senza valore, a volte i miserabili organizzano audaci resistenze, persino  intere rivoluzioni per rovesciare il potere che opprime;  a volte uccidono i dominanti con agguati in cui perdono la loro stessa vita.  Ma sono eccezioni. Che il mito e la leggenda tramandano.

Insomma, pensate a generazioni e generazioni di individui costretti in un infimo livello sociale e in una condizione fisica e psichica durissima.
Le memorie collettive si intridono irreparabilmente di sofferenze di ogni genere, con la perseveranza dei fenomeni evolutivi si stabilizzano  e radicano: forse assurgono a veri e propri archetipi, ombra fitta e palpabile che attende, inattiva nei recessi dell’inconscio, di rendersi protagonista di immani disastri.
Forse sono conservate dal sangue: avete presenti le espressioni “ buon sangue, non mente” o “ ce l’ha nel sangue” o “il sangue non è acqua”?  Ecco, semplicemente la memoria del sangue.

Poi per svariate ragioni storiche le cose vanno meglio.
In alcuni luoghi di più, in altri di meno, nel corso dei secoli, l’individuo e i gruppi di individui emergono dal buio e progrediscono. Lottano per questo, e lottando migliorano, accumulano consapevolezze, piccole e grandi sapienze, convinzioni.
Però il codice genetico - fisico o simbolico non ha molta importanza se non per i terapeuti -  continua a conservare le più antiche informazioni, e le tramanda.
A volte l’effetto di questa ereditarietà è pedagogico o persino catartico.
Nel senso che a volte accade qualcosa che disimpegna porzioni della coscienza degli individui, le libera dalle esigenze di mera sopravvivenza, le risveglia dall’apatia e dalla sottomissione: così  la paura, l’istinto rettiliano a reagire alla ferocia altrui e cercare salvezza, la frustrazione del vinto che non ha nessuna possibilità di ribellione, vengono rielaborate, mutano, da fossili che immobilizzano l’anima diventano batteri utili alla vita. Come un germoglio primaverile compare  dapprima un anelito e poi la volontà di vivere una vita migliore, l’homo homini lupus riorganizza le sue relazioni con gli altri, la sottomissione diventa coraggio di reagire, maturano capacità produttive di benessere e ricchezza morale, culturale e artistica, prendono forma gli ideali di uguaglianza, giustizia sociale e libertà.

A volte invece no. L’ereditata e subliminale memoria  di secolari esperienze di vita miserabile si limita ad esigere una qualche reazione: la proporzionale vendetta, oggi per allora, di quanto subito in tempi antichi.

Ecco perché oggi ci ritroviamo accanto l’odiatore seriale.

Gli è concesso esserlo perché altri, molti altri prima di lui, hanno combattuto perché fosse libero, perché avesse diritti, tutele e garanzie: a cominciare dal diritto di parola ( nella prudente formula dell’isegoria greca) che si trasforma nel diritto di parlare di qualunque cosa (la compiuta parresia).
Ma, come ci insegna Karl Kraus, la bruttezza del presente ha valore retroattivo, e ciò che l’odiatore seriale intravvede nel passato assomiglia solo al suo personale presente, pieno di lustrini ma intimamente brutto e denso di manipolazioni e strumentalizzazioni: non riconosce nulla di valoroso e glorioso e coraggioso da tenersi stretto come principio fondamentale per far parte e contribuire ad una società armoniosa e pacifica.
Costui approfitta delle pregresse conquiste su cui si fonda la società delle libertà e dei diritti, ottenute da persone che avevano metabolizzato ideali, sentimenti e principi di cui lui è invece privo.  Questa miseria intellettuale e morale è il frutto anche della recente evoluzione - più precisamente, i contesti  in cui è avvenuta la sua formazione ed educazione -  pilotata in modo che non potesse osservare, capire einteriorizzare le ragioni e i fatti grazie ai quali ha libertà e diritto di parola.
Insomma, ciò di cui dispone, in termini umani e civili, è semplicemente ciò che è stato costretto ad osservare,  tra le quinte della società di massa e del mercato dei consumi parossistici: stereotipi e oggetti, attraverso i quali ottenere la promessa realizzazione.  Così i meccanismi ereditari dell’odio si consolidano per mezzo dell’invidia, che è il fallimento e la degenerazione dell’anelito all’uguaglianza e alla giustizia.

Ma non è tipo, il nostro odiatore seriale, da scendere in piazza (lo fa di rado, in maniera da non essere riconoscibile come individuo ma solo come banda), da mettere la faccia in grandi e piccole manifestazioni, da sorreggere a fronte alta striscioni di protesta nei cortei. Del resto, come abbiamo visto, non ha ideali e fa molta fatica anche solo a comprendere cosa siano. Ha solo uno scopo: contrapporsi, vendicarsi, azzannare e fuggire.

L’invidioso, rancoroso  odiatore seriale si esprime dunque in contesti protetti.
E migliora l’efficacia dei suoi veleni  quando ispirato dalla tracotanza e dalle manifestazioni di odio espresse dai capi sociali e politici che, proprio in forza di quelle, mantengono il consenso e la posizione dominante.
Replica i mantra con cui è stata aizzata la sua attenzione, con cui è stata lusingata la sua benevolenza.  Siccome  sa scrivere, leggere ed usare quel tanto che basta della tecnologia,  è in grado di adattare l’odio atavico ai moderni rancori. Se poi l’oggetto delle sue attenzioni è una donna, l’odiatore seriale – maschio o femmina che sia – all’odio  aggiunge il gusto osceno della persecuzione sessista.
E così gli riesce una moderata espansione nello spazio e nel tempo, il che sarebbe irrilevante se non avesse il modo di interagire con altri odiatori seriali come lui.
Purtroppo ce l’ha. Va a finire che diventano una massa critica, che ha pochi contenuti ma produce tanto rumore.
Produce anche azioni, spregevoli sempre: la pratica della delazione,  spesso senza nemmeno un guadagno tangibile, è una di queste. Nei tempi del Covid-19 , la delazione si è malcelata in una supposta pratica di civile vigilanza a tutela della collettività e contro i pericolosi portatori del virus. Ma la denuncia della donna quale strega, dell’eretico, del concittadino ebreo, sloveno o partigiano, del profugo con le piaghe sui piedi che dorme in un parco pubblico, avevano e hanno la stessa identica matrice genetica, quella dell’odiatore seriale.

Cercare di spiegare la tragica pochezza o la falsità dei contenuti con cui, al sicuro sul web o nel capannello al bar Sport,  di volta in volta l’odiatore seriale si scaglia contro questo o quello, è inutile: perché non conosce la dialettica,  a lui basta sentire il proprio gridare, sentire in bocca il sapore della brutalità, compiacersi dell’eco delle urla simili alle sue.
Quello che invece funziona  con gli odiatori seriali è alimentarne la cacofonia, guidarla con l’accortezza del direttore d’orchestra   e approfittarne per trarne consenso. Politico? Certo, la più facile conquista del potere passa di lì.
Allora, oltre a diffondere la consapevolezza del rischio  immane del cosiddetto hate speech (e delle sue conseguenze pesantissime in ogni aspetto della vita collettiva), oltre ad educare e promuovere stili e qualità di vita “non ostili”, proviamo anche ad innalzare mura di silenzio attorno all’odiatore seriale. Strepiterà per un po’, ma poi non avendo reazioni che lo alimentano e spettatori alle sue esibizioni, poco per volta si zittirà.
La mia ovviamente è una speranza, se non funzionasse nemmeno questo, proprio non riesco ad immaginare nient’altro.

venerdì 8 maggio 2020

Ehi popolo, vi siete dimenticati dell'idra a sette teste? Cioè le compagnie telefoniche. Che ancora ci devono rimborsi delle fatture a 28 giorni

Tra i fenomeni che il piccolissimo Covid-19 ha prodotto, c'è la scomparsa dal dibattito pubblico di alcune questioni, come il rimborso ai consumatori dei 28 giorni erosi dalle compagnie telefoniche, definitivamente imposto come automatismo di massa dal Consiglio di Stato con sentenza 879 del 2020, depositata il 4 febbraio scorso. Voi avete visto il rimborso in bolletta? Io no.


di Martina Luciani

E' una sorta di schiavitù, dai meccanismi oscuri e pertanto ai quali è difficile sottrasri, quella deicittadini nei confronti delle compagnie telefoniche. La faccenda dei rimborsi dei 28 giorni è una di queste.
La storia,lunga,ed eloquente per delineare i rapporti di forza che ci vedono come consumatori troppo spesso soccombenti o per rassegnazione inerti: tra il 2015 e il 2016, i  big della telefonia - per quello che mi riguarda TIM - si erano inventati la fattura dei consumi a 28 giorni, piluccando a circa 12 milioni di cittadini (cifra di Altroconsumo) ingenti somme "spalmate" sulle diverse bollette e tuttavia tali da configurare praticamente esborsi pari alla 13 bolletta.
Un artificio da maghi del tempo, commercialmente ed eticamente di una volgarità e arroganza inusitate. La truppa dei Davide, capeggiata dalle associazioni consumatori e prontamente sostenuta dall'AGCOM, ha reagito contro i Golia, vincendo la partita, nonostante le truppe in assetto di guerra schierate per difendere gli enormi profitti incassati e quelli da incassare.
Si è cominciato dall'obbligo imposto dall'AGCOM alle compagnie di tornare alla fatturazione mensile effettiva.
Successivamente, la banda bassotti composta da Tim, Vodafone, Wind -Tre e Fastweb si è beccata una super multa di 228 milioni di euro comminata dall'Antitrust per aver fatto cartello e annullato la concorrenza.
Questo perchè è stata accertata "un’intesa anticoncorrenziale tra le compagnie relativa al repricing effettuato nel ritorno alla fatturazione mensile": infatti, i quattro operatori, tornati volenti o nolenti  a fatturare 12 mensilità, avevano fatto i furbi, cioè avevano coordinato le proprie strategie commerciali e aumentato unilateralmente le tariffe di telefonia fissa dell’8,6%. Cosicchè il costo annuale imposto ai consumatori con il trucco dei 28 giorni era rimasto tal quale. Insieme al profitto garantito. Ma è una vittoria senza il profumo degli allori, perchè rimaneva il problema dei rimborsi di quanto sottratto dalle nostre tasche.
E qua la creatività delle compagnie ha raggiunti vette impensabili ai comuni mortali: sono cominciati suadenti, e inquietanti, tentativi di evitare di tirar fuori sonanti eurini e restituirli ai consumatori, offrendo servizi e benefici il cui valore per gli operatori è intuitivamente ben inferiore a quanto effettivamente dovuto.
Chimere, ammantate degli scintillii che ottime strategie di marketing hanno diffuso davanti agli occhi frastornati degli utenti. Chi ha accettato, ha rinunciato ai rimborsi.
Chi non ha accettato è rimasto in attesa del pagamento del suo credito.
Poi, all'inizio di febbraio 2020, quando la fifa di morire per Coronavirus cominciava a serpeggiare stravolgendo le capacità di vigilanza e gli interessi di moltissimi, comprensibilmente dirottandoli su altre questioni, il Consiglio di Stato si pronuncia.

Ribadisce innanzitutto che la periodicità temporale d'uso per i pagamenti nei contratti di somministrazione continuativi di beni (energia, gas, acqua) e di servizi (telefonia fissa) è sempre stata il mese o suoi multipli (p. es., il bimestre o il trimestre);che anche il legislatore UE reputa un dato di fatto ovvio, ossia un patrimonio di conoscenza comune della collettività per i contratti a prestazioni continuative a cadenza fissa, che il parametro ordinario di riferimento sia appunto il mese solare.

Definisce sleale la strategia degli operatori telefonici, perché "indusse l’utente, grazie all’apparente piccolo scarto tra 28 giorni e mese intero, a sottovalutare tal sottile discrepanza e non cogliere fin da subito il predetto aumento. Invero la clausola sulla nuova cadenza di fatturazione sembra impedire o, comunque, rende più difficile all’utente rappresentare a se stesso e con la dovuta immediatezza come, attraverso la contrazione della periodicità di tariffazione, il gestore telefonico percepisce, nel corso di un anno, il corrispettivo per 13, anziché per 12 volte. Né basta: la scelta a 28 giorni limitò drasticamente la possibilità di reperire offerte basate su termini temporali mensili e rese difficoltoso, se non inutile, l’esercizio del diritto di recesso, non essendo più reperibili sul mercato alternative diverse da quella così adottata. L’anomalia era legata al riscontro, da parte degli utenti, di un aumento dei prezzi delle tariffe telefoniche con modalità non trasparenti in seguito alla nuova e contemporanea rimodulazione dell’offerta."

Ribadisce che "se una pratica commerciale utilizzata da un operatore costituisce, nel suo insieme e in ragione delle singole modalità di sviluppo, il presupposto idoneo ad ingannare in qualsiasi modo le scelte del consumatore, o a fuorviarle inquinando la sua libera scelta, essa va ricondotta nella categoria delle pratiche scorrette (cfr. Cons. St., VI, 4 marzo 2013 n. 1259; id., 25 giugno 2019 n. 4359; id., 2 settembre 2019 n. 6033)."

I cittadini, soggetti deboli quando addirittura del tutto apatici, vanno concretamente tutelati ( si chiama tutela amministrativa dei diritti o public enforcement) senza che si possa ravvisare una violazione del diritto costituzionale alla libertà di iniziativa economica, perchè l'esercizio di questa può essere legittimamente limitato quando contrasti con l'utilità sociale.
Quindi va confermata la statuizione dell'AGCOM ( iperbolicamente accusata dalle compagnie di "farsi giustizia da sè") a proposito dell'attuazione a favore degli utenti della "TUTELA INDENNITARIA DIFFUSA ED AUTOMATICA PREVISTA DALLA LEGGE", "a favore di tutti e ciascun utenti, a fronte di violazioni generalizzate che pregiudicarono una moltitudine di utenti mediante un’unica e identica condotta da parte dei più rilevanti operatori di telefonia."

Conclusione, incastonata come una pietra lucente nel mantra solidale "ce la faremo tutti assieme" I rimborsi automatici non sono ancora partiti. I consumatori sono incerti, intanto le compagnie si tengono in banca i soldi.
Visto che mi riguarda, che fa Tim ( appena sanzionata - 116 milioni di euro e spiccioli - per abuso di posizione dominante dall'AGCOM, avendo la compagnia ritardato nelle aree dove ce ne sarebbe stato più bisogno lo sviluppo della fibra nella sua forma più innovativa, ovvero l’FTTH; ma pagheranno ad ottobre, vista la crisi economica causata dall'emergenza sanitaria)?

Tim ha una bella pagina sul proprio sito, impostata con un tono sollecito, quasi affettuoso (e proprio tanto contradditorio con l'immagine del robot messo accanto, ben piantato e pronto ad agire con il pugno che si solleva) dove sembra qualcosa possa accadere, ma in realtà si profila, senza peraltro svilupparsi, quel percorso di "richiesta di rimborso" che AGCOM e Consiglio di Stato hanno escluso in favore dell'automatismo generalizzato.
L'altra chance è chiamare il 187: ma non ho voglia di discutere di diritti e sentenze con un operatore telefonico, vittima pure lui della stessa compagnia, presumo costretto da un dictat aziendale ad essere evasivo e inconcludente.
Quindi segnalate la vostra personale situazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (https://www.agcm.it/servizi/segnala-on-line) o almeno attraverso un sito di tutela dei consumatori.