Stefano Abrami, referente provinciale di Italia dei Valori e consigliere comunale a Gorizia: qui la storia ha lasciato ferite profonde, più che mai nel periodo buio tra le due guerre mondiali, proprio quello che, assieme al primo conflitto mondiale, CasaPound intende celebrare. La nota di Abrami.
Non sono soltanto i timori sulla questione sicurezza a farci dire no alla manifestazione di Casapound.
Ci sono soprattutto chiari motivi di illiceità e di sfregio ai valori e ai sentimenti di una città in cui la guerra si è combattuta davvero. Qui la storia ha lasciato ferite più profonde che altrove, prima, durante e dopo i conflitti, e più che mai nel periodo buio tra le due guerre mondiali, proprio quello che, assieme al conflitto stesso, Casapound intende celebrare.
Se Gorizia è una "città simbolo" lo è per il sangue che i suoi cittadini (italiani, sloveni, friulani ed ebrei) hanno versato, e per il percorso di pacificazione e convivenza, tuttora in cammino, che le sue molteplici anime hanno saputo e voluto realizzare. Non vogliamo che la città sia insultata su questo sacrificio, e strumentalizzata da chi questa storia evidentemente non conosce e non è in grado di comprendere.
Tutti hanno il diritto di manifestare, lo ribadiamo con estrema chiarezza; ma con altrettanta chiarezza ricordiamo che celebrare la guerra è vietato dalla Legge ed è contrario al dettato costituzionale. La cosa grave è che siano i cittadini a doverlo evidenziare, mentre le istituzioni fingono di non vedere, con il sindaco che ostenta tranquillità e nasconde la testa sotto la sabbia.
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