di Nevio Polli
Bella, davvero molto bella l'Expo. La creatività e la
fantasia degli architetti del mondo hanno disegnato un "non luogo"
magnifico, immaginifico, emozionante. Non c'è un attimo di tregua per gli
occhi: ti immetti nell’infinito vialone (il decumano) e di qua e di là decine e
decine e ancora decine e decine, e decine, di "contenitori" (i
padiglioni delle Nazioni) dalle linee e forme e colori più diversi, più
fantasiosi, più originali, più stupefacenti.
E dentro e fuori e tutto attorno il mondo: migliaia di persone (alla fine saranno milioni) da ogni dove che si sono date appuntamento qui, a Milano. Padiglioni ricchi, altri più modesti, altri ancora ricchissimi, qualcuno addirittura esagerato. Uno specchio del nostro mondo.
E dentro e fuori e tutto attorno il mondo: migliaia di persone (alla fine saranno milioni) da ogni dove che si sono date appuntamento qui, a Milano. Padiglioni ricchi, altri più modesti, altri ancora ricchissimi, qualcuno addirittura esagerato. Uno specchio del nostro mondo.
Certo c'è anche il tema, la ragione stessa per cui questo
pianeta si incontra: l'alimentazione e i suoi vari aspetti, nel presente e le
ipotesi per il futuro; i problemi, le proposte, le soluzioni, per tutti certo
ma soprattutto per i molti, troppi, che oggi non hanno né presente né futuro.
C'è chi è venuto proprio per questo, a mostrare proposte innovative, nuovi
percorsi, obiettivi e soluzioni possibili, ma anche chi - e sono i più -
soprattutto per mostrare al mondo le proprie eccellenze, le bellezze del loro
paese, la loro cultura. E noi questo, naturalmente, lo facciamo alla grande. E
non poteva essere diversamente: siamo i padroni di casa (l'intero cardo - il
vialone trasversale - e l'enorme, avveniristico, affascinante Palazzo Italia a
mostrare al mondo cosa sappiamo fare) e di sicuro nessuno può vantare tante
eccellenze alimentari come noi (Italia-Resto del Mondo 10-1), e non per niente
ci copiano e plagiano tanti truffaldini.
Insomma una giornata da ricordare. Una sola però: due
sarebbe vero masochismo, perchè verso l'imbrunire si arriva cotti (ve lo
conferma uno che "ha fatto" tre Cammini di Santiago e una
Francigena), ma proprio cotti, e anche profumati, come i mille profumi che vi
seguono dall'ingresso all'uscita e che arrivano dai cento e cento ristoranti-ristorantini-tavolecalde-buffet-selfservice-chioschi-chioschetti-bar-caffe'...
che quasi ogni Paese propone con in bella mostra le proprie tradizioni e
specialità. Volete provare una bistecca della Pampa Argentina o un branzino
delle Isole Comore? Oppure una semplice baguette parigina con burro e Camembert
e una caraffa di Sangrìa? Basta cercare e chiedere. Da Eatitaly, che occupa un
intero isolato, addirittura 21 ristoranti: uno per ogni nostra regione.
Garantisco che mangiare in un Expo che parla di cibo non sarà di sicuro un
problema. E vedere? Cosa vedere? Quali padiglioni sì e quali no in modo da non
fare indigestione e poter tornare in albergo con un minimo di dignità prima di
cadere sul letto e dormire vestiti? Diciamo, a occhio, 100 tra padiglioni e
padiglioncini, 80 aperti, 20 ancora da ultimare, e meno male altrimenti si
rischia davvero un’overdose: certo però che un po’ di vergogna dovremmo
comunque provarla per non essere riusciti a finirli tutti prima
dell’inaugurazione a 7 anni dall’assegnazione! Dunque 80 da visitare e poi
stramazzare a terra felici verso il tramonto; oppure (meglio) limitarsi a una
selezione, diciamo una ventina massimo. Naturalmente i più grandi, i più
ricchi, i più originali, i più coinvolgenti e appaganti sono quelli dei “grandi
paesi”. È ovvio, è così perché così va il mondo. Chi più può più si fa notare,
chi meno si accontenta di esserci e mostrare quel che può. E spera nel domani.
Molti i padiglioni belli e molti anche quelli da non perdere assolutamente:
vuoi per l’architettura, vuoi per l’originalità di alcune soluzioni, vuoi per i
contenuti che propone all’interno o le suggestioni create da alcuni
allestimenti veramente straordinari: quando saremo lì vi darò la mia classifica
completa (naturalmente personale e confutabile), tre però su tutti: Giappone,
Austria e Emirati Arabi (o forse era il Qatar, o forse l’Oman…).
Varcando i tornelli all’ingresso dell’Expo mi sono posto
ancora una volta la domanda su cosa realmente stavo andavo a vedere: un’enorme
fiera, una specie di festival, un iper mega super centro commerciale globale o
cos’altro? La risposta forse l’ho trovata, sempre ai tornelli, però all’uscita:
l’Expo è un luogo magnifico dove il mondo si incontra per conoscersi e capirsi
sempre meglio.
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