Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'ennesimo capitolo del dialogo di un redattore del Piccolo con l'ing. De Benedetti, editore del quotidiano La Repubblica che ha organizzato a Udine, nei giorni scorsi, un importante evento culturale.
Egregio ingegner De Benedetti,
se
ho ben capito dalla Sua cortese risposta, Trieste va abbandonata perché
non ha saputo cogliere le occasioni che le si sono presentate.
Mi
sembra una visione semplicistica. La storia di questa città è molto più
complessa. Le ricordo soltanto che Trieste e la Venezia Giulia hanno
pagato i “danni di guerra” per un conflitto voluto dal Fascismo. Danni
che si sono concretizzati in un confine asfissiante per almeno
trent’anni, in un’economia assistita, in un trattato di Osimo che invece
di chiudere i conti ha rinfocolato le vecchie ferite e in una serie di
ulteriori errori commessi dalla Madrepatria e certamente avallati dalla
classe dirigente locale.
Ma,
accolgo il Suo invito, e non rivolgo più lo sguardo indietro, voglio
guardare avanti, però nel futuro di questa città, stando alle sue
parole, non vedo assolutamente nulla.
Ma
in realtà un progetto c’è, come raccontano le cronache del suo (nostro)
giornale. Ed è quello di creare qui un hub energetico (già ci sono la
Ferriera, l’Oleodotto transalpino e il termo-valorizzatore, tutti tra le
case, e ora ci minaccia il rigassificatore) con tutti i rischi per noi e
i vantaggi per il resto del Paese. Bello, no? Very bello!
Comunque
continuerò a comprare il Piccolo perché, comunque, è il “mio” giornale e
perché concordo sugli apprezzamenti ai colleghi e al direttore,
sperando che possano continuare a dare il meglio di sé nonostante
condizioni di lavoro non proprio esaltanti.
Infine
un’ultima breve nota: le manifestazioni domenicali, dedicate alla
storia, organizzate dal giornale al Teatro Verdi di Trieste, hanno
trovato un pubblico straordinario. Non glielo hanno riferito?
Cordiali saluti, dott. Pierluigi Sabatti
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