Iniziativa del PD provinciale, a Gradisca d’Isonzo, su
"Partiamo dai diritti per rimanere umani". Perplessità per una nuova variante concettuale descritta da
Gianni Torrenti a proposito della situazione
dei richiedenti asilo: la riconoscenza. Quale meccanismo del volontariato regolamentato e utile per la
comunità ospitante.
Indiscutibile, invece, il concetto che l’emergenza immigrazione ci costa di più
di un sistema coordinato, strutturato e finalizzato.
di Martina Luciani
Qua c’è un trucco semantico che non mi piace, un azione di marketing politico/culturale per un progetto che dovrebbe avere ben altre motivazioni e obiettivi: e invece viene commercializzato attraverso un’etica a buon mercato, che camuffa l’incapacità politica e collettiva di prendere atto delle crescenti migrazioni di popoli e dell’assenza di strategie nazionali ed europee per affrontarle.
Diciamoci la verità. Proviamo a “riconoscere” (verbo che anticipa la riconoscenza) esattamente la situazione. Mettendo come nota a margine il fenomeno dilagante nel nostro Paese del volontariato trasformato in un meccanismo per far lavorare le persone senza pagarle, giustificato e nobilitato dai contesti in cui viene prestato (convegni, eventi di ogni tipo, esposizioni, tutto fa curriculum e speranza) e dello svilimento ormai compiuto dell’assioma lavoro= equa retribuzione ( art.36 Costituzione).
E’ la comunità ospitante che in realtà ha bisogno di impiegare i richiedenti asilo in lavori socialmente utili. La riconoscenza appare come una mediazione culturale, un alibi/strumento per far fare qualcosa a persone che si trovano, soffrendone, in un limbo di forzosa separatezza e alienazione, limbo la cui inutile e costosa esistenza è un elemento socialmente e politicamente assai fastidioso, prima ancora che un errore madornale - impietosa segregazione nel "far nulla" e approccio assai poco lungimirante alla relazione con i nuovi venuti - dell’accoglienza e dell’integrazione.
Così come la configura Torrenti, la riconoscenza serve per ottenere ipocritamente una sorta di compensazione, di restituzione di benevolenza , di riequilibrio dell'imbarazzo di fronte all’alieno, di attenuazione del rancore e della paura di essere ulteriormente deprivati di spazi, risorse e prospettive ( se ce li siam persi non è certo causa dei richiedenti asilo. Forse persino un nuovo spazio di trattativa nell'intrattabile questione dell'accoglienza diffusa sui territori.
L’unica cosa che è incontestabile nel discorso dell’assessore Torrenti è che affrontare le problematiche dell’immigrazione nel caso della perenne emergenza costa sicuramente di più rispetto ad un sistema strutturato, coordinato e finalizzato.
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