di Marilisa Bombi
Il fatto che mi ha maggiormente colpita, sabato scorso, è
stato quando nel momento del commiato ad Adriano è uscito il sole. La scelta di
un saluto pubblico, nel luogo simbolo del suo lavoro, in una primavera che non
ha ancora nessuna intenzione di manifestarsi e la pioggia continua
incessantemente da settimane a non dare tregua, mi aveva lasciata perplessa.
E così, quel sole inaspettato, lo ho visto come un segno che comprova la teoria
della interconnessione tra l’uomo e la natura e mi sono lasciata, quindi,
travolgere dalle parole di Alberto, non con tristezza per l’amico che stavamo
salutando, ma con una immensa serenità, perché Adriano sarà per sempre tra di
noi.
Questo il messaggio di commiato di Alberto Princis ad
Adriano Durì che per me è stato, compagno, amico e collega, ma che mai sarei
riuscita a ricordare così come soltanto un vero poeta riesce a fare.
“Potrei dire, a tutti voi, che oggi possiamo avere dentro
una gioia triste: triste perchè perdiamo una persona meravigliosa e gioia,
perché ci lascia dentro qualcosa di bello e d’intenso, che durerà. Durì… Ogni
vita o destino individuale esprime, meglio o peggio, qualcosa di universale: e
abbiamo il diritto o anche il dovere di provare a estrarlo e ricordarlo.
Purtroppo, come sempre, si dicono parole dopo la fine di una vita: dovrebbero
essere dette durante quella vita. Almeno i suoi amici e colleghi questo lo
sanno, e hanno sentito la bellezza di Adriano come persona. Altri forse lo
hanno umiliato, ma da friulano non si è mai lamentato delle ingiustizie. Oggi
lo salutiamo, e l’affetto di tanti lo avvolge, come una carezza, e questo non è
per tutti.
Premetto che noi non “eravamo” amici di Adriano, ma lo
siamo, ancora e sempre. Con gli amici profondi non serve vedersi ogni giorno. E
non si vorrebbe mai scrivere una lettera d’addio per le persone care, che ci
lasciano anzitempo.
Ma qual è il tempo giusto? L’estrema vecchiaia? Ma il
destino ha i suoi modi. Accade pure che a volte un’anima ferita non riesca a
scrivere un’altra storia o a trovare un adeguato cambiamento: e questo spesso
nessuno la sa o pochi se ne accorgono, ed è un segreto che può diventare malattia,
si solleva l’àncora… e si va.
Adriano è un amico, vostro e mio. Se però ti chiamava
“fratello”… vedevi sotto i suoi baffoni quasi un sorriso, leggero e complice.
Sapeva bene cos’è un fratello e in quella fratellanza ci credeva davvero,
fedele e pieno di pudore, pur non essendo religioso, in senso classico. Il suo
abbraccio a volte poteva sembrare quasi goffo o maldestro, ma era sempre caldo
e sincero.
Adriano, un uomo buono e generoso, aveva una cultura
immensa, letteraria, storica e filosofica: ed era un laico vero, ma credo che
sarebbe contento se ora ricordo che è stato un comunista, all’antica: e sapeva
rendere omaggio anche a un avversario, se c’era la giusta stima reciproca. Un
tempo si diceva “dialettica”, ovvero democrazia delle idee, e non un pallido e
arrogante o volgare “potere”. Non era un ipocrita dalle facili e finte pacche
sulle spalle, e amava i deboli, gli sconfitti, ma non era intriso di
ideologie:piuttosto era ricco di esperienze. Aveva fatto politica militante, ma
non propaganda. Del resto l’appartenenza a un orientamento politico non
definisce la qualità di una persona. Fino a ieri, in questa società malata di
protagonismi, “liquida”, è sempre rimasto coerente: solido. E i suoi modi
talora burberi e la sua saltuaria irruenza venivano ammorbiditi dalla sua umiltà.
Era un uomo prezioso, e raro: mai un lite o un’offesa, mai un apprezzamento
volgare verso una signora; era nobile, con quel suo passo veloce… un barone,
semplice. Era un guerriero mite, e a me piace ricordarlo come un cucciolone
arruffato. Tuttavia, come tanti, dalla vita era stato scosso, e forse mutilato
nel suo entusiasmo: ed è possibile che negli ultimi anni la sua appartata
solitudine sia forse divenuta troppo grande per la sua straordinaria umanità. Non
lo so, ma qui credo che tutti noi vorremmo rassicurarlo, e dirgli che ci siamo
ancora, e che ci mancherà tanto. Non solo i suoi familiari e noi, amici suoi,
ma la città di Gorizia perde uno dei suoi figli e cittadini migliori, tra i più
onesti che abbia mai conosciuto. Il mondo, spesso così insensibile e muto,
attorno, comunque grazie a te è stato di certo più ricco, di dolcezza e di
affetto. Grazie Adri… caro, ciao. Mandi frut!"
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