Un'analisi della situazione immigrazione a Gorizia, che trovate anche sul blog Letture di un pirata.
I cittadini del sud del mondo che si spostano per cercare condizioni di vita migliori non sono altro che le avanguardie.
Nei prossimi decenni arriveranno a frotte… o forse c’è qualcuno convinto che tra qualche decennio, ma vorrei dire secolo, dal castello di Gorizia (guarda un po’, anch’esso posticcio) non vedrà minareti stagliarsi verso il cielo?
di Tiziano Pizzamiglio
Forse non è noto che laddove si insediano bengalesi è
difficile trovarci pakistani… tra loro corre troppo odio, e la cosa deve
indispettire ulteriormente i goriziani che - in questo modo- si sentiranno
ancora una volta defraudati dalla perfida Monfalcone che ospita bengalesi a migliaia,
e non più volentieri di qualsiasi altra cittadina di provincia in cui ci sono
nuovi cittadini dal Sud del mondo.
Del resto, uno dei punti su cui focalizzare l’attenzione è proprio questo: Gorizia è una piccola città di provincia affetta da tutte le socio-patologie collettive di qualsiasi altro posto così piccolo e chiuso. Invero, non c’è un modo per commentare le reazioni xenofobe del popolino goriziano diverso da quelle del popolino monfalconese. A nulla vale ricordare a queste genti, che poi sono goriziane o monfalconesi da non più di due o tre generazioni, che se la bossi fini fosse retroattiva sarebbero costretti ad andarsene in molti.Che stiamo parlando di valori universali, non utopici: universali! Cioè che il pianeta appartiene a tutti, che siamo tutti fratelli, che il dolore degli altri non è un dolore a metà (cit. Faber) e che i confini non sono altro che linee immaginarie tra i pretesi diritti dell’una e dell’altra nazione, difatti su Google maps hanno dovuto disegnarceli, mica c’erano… Ironia a parte, e senza mezzi termini, reputo la xenofobia dilagante in questi primi decenni del nuovo millennio l’ultima metastasi della cancrena nazionalista. Quel che sta succedendo a Gorizia lo dimostra ampiamente, solo che a Gorizia non son capaci di far le cose per bene: invece di condurre battaglie, s’ingarbugliano in scaramucce, peraltro da retroguardia perché - e queste clientele xenofobe della partitocrazia non lo sanno ancora - i cittadini del sud del mondo che si spostano per cercare condizioni di vita migliori non sono altro che le avanguardie, nei prossimi decenni arriveranno a frotte… o forse c’è qualcuno convinto che tra qualche decennio, ma vorrei dire secolo, che dal castello di Gorizia (guarda un po’, anch’esso posticcio) non vedrà minareti stagliarsi verso il cielo?
Non vogliatemene se lo affermo così, ma questi fratelli afghani e pakistani, non sono che le vedette, i primi a muoversi, poi arriveranno in massa. No? Si guardi bene la storia antropologica degli ultimi millenni: non è forse vero che la mobilità è un connotato antropologico iscritto nel codice genetico dei neolitici e loro discendenti? Che fare, negarlo o addurre ragioni abborracciate sui quotidiani che gongolano per la polemica e non sentono nelle ossa fastidi universali come l’umidità, la fame e il mantenimento della dignità?
Ciò nondimeno, nel capoluogo provinciale c’è ancora del senno, e il senno, si sa, non può essere partitocramente spartito: o c’è o non c’è e così nel capoluogo provinciale è accaduto che una consigliera provinciale, Ilaria Cecot, senz’altro per fortuna e per coraggio, ma sopratutto per lucidità politica (che, piaccia o non piaccia, comprende altresì la carità cristiana e qualsiasi altra forma di solidarietà e impegno civile), è riuscita ad organizzare una rete di soccorso che, almeno nell’immediato, consente ai nuovi goriziani, transeunti o no poco importa, almeno di sopravvivere. Poi, come sempre accade, qualcosa succede sempre e l’assessora, dapprima dileggiata e calunniata, ora può contare sull’aiuto di tante persone di buona volontà. Poi, io non so, perché non leggo i quotidiani, cosa accadrà a livello istituzionale, ma sarà già abbastanza se gli xenofobi goriziani si renderanno conto di combattere una battaglia, pardòn scaramuccia, di retroguardia…
Del resto, uno dei punti su cui focalizzare l’attenzione è proprio questo: Gorizia è una piccola città di provincia affetta da tutte le socio-patologie collettive di qualsiasi altro posto così piccolo e chiuso. Invero, non c’è un modo per commentare le reazioni xenofobe del popolino goriziano diverso da quelle del popolino monfalconese. A nulla vale ricordare a queste genti, che poi sono goriziane o monfalconesi da non più di due o tre generazioni, che se la bossi fini fosse retroattiva sarebbero costretti ad andarsene in molti.Che stiamo parlando di valori universali, non utopici: universali! Cioè che il pianeta appartiene a tutti, che siamo tutti fratelli, che il dolore degli altri non è un dolore a metà (cit. Faber) e che i confini non sono altro che linee immaginarie tra i pretesi diritti dell’una e dell’altra nazione, difatti su Google maps hanno dovuto disegnarceli, mica c’erano… Ironia a parte, e senza mezzi termini, reputo la xenofobia dilagante in questi primi decenni del nuovo millennio l’ultima metastasi della cancrena nazionalista. Quel che sta succedendo a Gorizia lo dimostra ampiamente, solo che a Gorizia non son capaci di far le cose per bene: invece di condurre battaglie, s’ingarbugliano in scaramucce, peraltro da retroguardia perché - e queste clientele xenofobe della partitocrazia non lo sanno ancora - i cittadini del sud del mondo che si spostano per cercare condizioni di vita migliori non sono altro che le avanguardie, nei prossimi decenni arriveranno a frotte… o forse c’è qualcuno convinto che tra qualche decennio, ma vorrei dire secolo, che dal castello di Gorizia (guarda un po’, anch’esso posticcio) non vedrà minareti stagliarsi verso il cielo?
Non vogliatemene se lo affermo così, ma questi fratelli afghani e pakistani, non sono che le vedette, i primi a muoversi, poi arriveranno in massa. No? Si guardi bene la storia antropologica degli ultimi millenni: non è forse vero che la mobilità è un connotato antropologico iscritto nel codice genetico dei neolitici e loro discendenti? Che fare, negarlo o addurre ragioni abborracciate sui quotidiani che gongolano per la polemica e non sentono nelle ossa fastidi universali come l’umidità, la fame e il mantenimento della dignità?
Ciò nondimeno, nel capoluogo provinciale c’è ancora del senno, e il senno, si sa, non può essere partitocramente spartito: o c’è o non c’è e così nel capoluogo provinciale è accaduto che una consigliera provinciale, Ilaria Cecot, senz’altro per fortuna e per coraggio, ma sopratutto per lucidità politica (che, piaccia o non piaccia, comprende altresì la carità cristiana e qualsiasi altra forma di solidarietà e impegno civile), è riuscita ad organizzare una rete di soccorso che, almeno nell’immediato, consente ai nuovi goriziani, transeunti o no poco importa, almeno di sopravvivere. Poi, come sempre accade, qualcosa succede sempre e l’assessora, dapprima dileggiata e calunniata, ora può contare sull’aiuto di tante persone di buona volontà. Poi, io non so, perché non leggo i quotidiani, cosa accadrà a livello istituzionale, ma sarà già abbastanza se gli xenofobi goriziani si renderanno conto di combattere una battaglia, pardòn scaramuccia, di retroguardia…
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