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Chi, come, perché e quando: abbiamo il diritto di sapere perché lo impone la legge
di Marilisa Bombi
Se c’è qualcuno che ha coraggio di dire che i lavoratori
della PA sono dei privilegiati gli si deve, perlomeno, tirare le orecchie. I dipendenti
degli enti pubblici, infatti, anche se beneficiano della sicurezza del posto di
lavoro che, con i tempi che corrono non è poca cosa, sono destinatari da una
decina di anni in qua, di una caterva di leggi e leggine che li obbligano a
defatiganti attività, più o meno utili alla collettività. Uno di questi, da annoverare certamente tra gli utili, è l’obbligo
stabilito da un decreto legislativo entrato in vigore circa un anno fa, che
integra le norme sulla trasparenza a suo tempo stabilite dalla legge 241/1990,
nota ai più, infatti, come legge sull’accesso.
Il decreto legislativo n. 33 del 14 marzo 2013, approvato
dal Consiglio dei Ministri e presentato inizialmente alla stampa come il
Freedom of Information Act italiano, ed intitolato “Riordino della disciplina
riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione di informazioni
da parte delle pubbliche amministrazioni”, è stato pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 80 del 5 aprile 2013 ed è entrato ufficialmente in vigore il successivo
20 aprile. Il decreto si compone di ben 53 articoli e si pone come base
giuridica per l’accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione
e l’attività, in genere, di ogni ente pubblico. E ciò allo scopo di favorire
forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni proprie, ma anche
sull’uso delle risorse disponibili. Per saperne di più ….
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