giovedì 27 febbraio 2014

Donne come il sole e come la pietra. Al Circolo Sardi di Gorizia.


Dopo l'anteprima romana, viene presentato venerdì a Gorizia il progetto teatrale di Francesca Falchi.
Si intitola "Feminas de soli e de perda" ed è un opera teatrale della drammaturga sarda Francesca Falchi. Un monologo composto da diversi monologhi, recitato dalla stessa Falchi, che descrive quelle che lei ha definito "donne di pietra e di sole":  due sostantivi che sintetizzano la natura delle donne sarde, solide ed immutabili come la pietra ed emananti energia vitale come il sole.
La rappresentazione si svolgerà venerdì 28 febbraio, alle 18.30, nella sede del Circolo Sardi di Corso Verdi 13.
Il progetto, che è stato voluto dalla Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, sviluppa una serie storie di donne che, ieri e oggi, si sono espresse e realizzate nell'arte, nella scienza, nel giornalismo, nell'imprenditoria: come  la marchesa Caterina Angela Tola di San Saturnino che riattivò la miniera dell’Argentiera nella Nurra a Donna Francesca Sanna Sulis imprenditrice che avviò una fiorente coltura dei bachi da seta e fu anche la prima stilista “made in Italy”; da Maria Teresa Podestà che, alla morte del marito l’architetto Giovanni Maria Cherosu dovette occuparsi di gestire il teatro diurno alla scrittrice Premio Nobel Grazia Deledda; da Adelasia Cocco la prima donna sarda a laurearsi in Medicina e una delle prime in Italia a ricoprire l’incarico di medico condotto alla cantautrice ed attrice Maria Carta; dall’artista Maria Lai alla poliziotta Emanuela Loi, vittima dell’attentato in Via d’Amelio fino a Maria Paola Masala, prima donna ad essere assunta nella redazione dell’Unione Sarda.

Un viaggio nella storia, a volte dimenticata,nella prospettiva di genereche è cara a Francesca Falchi, pluripremiata drammaturga, che  nel 2013 ha vinto la sezione teatro del Premio di scrittura femminile "Il Paese delle donne" (XIV edizione) con il testo Vettorina nella città dei pezzi di ricambio, storia della prima motociclista, lesbica, agli inizi del 900'. Maggiori dettagli in questo articolo di Margherita Sanna.
Scrive Francesca Falchi. La caratteristica delle donne sarde è la resilienza…la capacità di resistere alle situazioni, anche le più violente, superarle e ristabilire l’equilibrio originario.
Come il mare che circonda l’isola, che resiste alla ruggine gelida del maestrale ed alla costanza tiepida del levante, rimanendo identico a se stesso.
Come la terra che dell’isola è corpo atavico ora perduto in distese riarse e fiorenti, ora impervio nella sua anima scolpita a vivo. Le “donne di sole e di pietra” attraversano la storia la letteratura l’arte la scienza e l’imprenditoria della Sardegna con la consapevolezza di chi sa che anche il flusso più lieve può incidere la roccia con la sua costanza e la sua determinazione. Le “fèminas de soli e de perda” rappresentano il cuore femminile della Sardegna, una terra che custodisce  la sua identità primigenia adattandosi ed evolvendosi ma rimanendo uguale a se stessa in quei valori di granito cangiante, in quel sentire che è viscere e sangue, in quell’esistere che la conduce, tra sabbia e mirto, nel suo futuro screziato, ancorandola con tenacia romantica e coraggio incalcolabile al suo femminile passato.
 



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