Ieri sera, in sala Dora Bassi, primo di quattro appuntamenti con scrittori che hanno scritto del nostro territorio o scelto di ambientare qui da noi i loro romanzi: Emilio Rigatti, intervistato da Marilisa Bombi, ci ha condotto nel Collio, qua e là attorno al confine tra Italia e Slovenia, con il suo ultimo libro " Gli alchimisti delle colline"( Ediciclo).
di Martina Luciani
Tre questioni mi sono state rinnovate, durante questo incontro letterario, e ne sono felice perchè nella furia quotidiana va a finire che si perdono pezzi dei propri interessi e passioni, l'occasione per recuperarli è quindi un autentico dono.
Rigatti ha citato uno degli uomini della mia vita, Patrick Leigh Fermor, per il quale ho tradito spudoratamente Colin Thubron: devo raccomandargli di leggere anche " La strada interrotta", che conclude, seppur postumo, il percorso ( uno dei più raffinati e colti che io conosca) tra Londra e Istanbul.
E consiglio a chiunque, indipendentemente dalla passione per la letteratura di viaggio, la lettura dei due libri di cui Rigatti ha fatto cenno: "Tempo di regali" e "Fra i boschi e l'acqua", entrambi editi da Adelphi, che ha pubblicato anche il terzo volume su questo straordinario viaggio a piedi, iniziato nel 1933, attraverso la geografia fisica, culturale e sociale dell'Europa ( già pesantemente minacciata dal nazismo e dalla catastrofe) con uno scopo evidentemente iniziatico e una meta che stava ben oltre i lembi cartacei della toponomastica.
In termini letterari, Fermor è un capostipite, Chatwin ( che fu suo amico) viene dopo di lui e così anche Thubron e molti altri che hanno fatto propria e sviluppato la sua impareggiabile scrittura. Per la prima volta, nella mia vita di lettrice, dopo poche pagine di "La strada interrotta" ( ho letto Fermor cominciando al contrario) ho avuto il bisogno di andare a cercare la sua faccia tra le immagini del web, quasi avessi il bisogno di stringere un rapporto più fisico con l'autore. Fatto sta che dal tavolo accanto al letto, ho spostato più in là i libri di Thubron ed ora, nella pila più vicina al mio guanciale,ci stanno quelli di Fermor.
Secondo punto: quando leggo le parole alchimia e alchimisti mi irrigidisco sempre. L'una e gli altri mi sono vicini, li considero (la prima) strumento fondamentale per tentare di capire qualcosa dello spirito universale e (i secondi) irrinunciabili maestri di teoria e pratica.
Fatto sta, che sono diffidente, come tutti quando vediamo banalizzato qualcosa che consideriamo con rispetto. Ma Rigatti, si è capito subito, non ha scelto illegittimamente il titolo del suo libro.
Definendo un suo interlocutore "mistico" - parola anche questa densa di significati - ha spiegato che questo signore attribuiva, in una località tra le colline, la particolarità e la suggestione di un luogo all' ONDULAZIONE. Alla vibrazione, cioè, gli ha precisato Rigatti. No, no, ha insistito l'altro, all' ondulazione.
E io mi sono vista campeggiare, alle spalle dello scrittore ciclista e della sua intervistatrice, il geroglifico egizio che rappresenta l'acqua.Ed il suono (e)N.
Ma non solo l'acqua, anche l'energia, in quella forma particolare detta ancestrale, quella che percepiamo nei luoghi dove non è stata soffocata o totalmente confusa ed a cui possiamo attingere. Tant'è che l'espressione dell'antico vacabolario egizio per IO è composta dal segno di una bocca socchiusa ( R) e dall' ondulazione che esprime il significato "energia": perchè REN altro non è che la peculiare e individuale espressione dell'energia e del pensiero che prende concretezza attraverso il suono della parola.
Che il mistico incontrato da Rigatti sia consapevole dell'energia ( chiamatelo anche genius loci, va bene uguale) offerta dalla Terra sotto i suoi piedi è un fatto. Mi emoziona, in aggiunta, che abbia ritenuto di doverla descrivere con un termine, ondulazione per l'appunto, che si rifà a quell'antica civiltà e sapienza che nella quale affonda le sue radici l'alchimia: ben prima di Paracelso, Al - Kemi significava semplicemente l'Egitto.
Terzo punto: devo leggere quanto prima "Gli alchimisti delle colline", sperando di trovare descritti gli itinerari che hanno ingolosito tutto il pubblico. L'occasione di rigenerarsi profondamente è il valore aggiunto di questo libro, basta trovare i luoghi dove le "ondulazioni" risaliranno dalle nostre caviglie fino al cuore.
E consiglio a chiunque, indipendentemente dalla passione per la letteratura di viaggio, la lettura dei due libri di cui Rigatti ha fatto cenno: "Tempo di regali" e "Fra i boschi e l'acqua", entrambi editi da Adelphi, che ha pubblicato anche il terzo volume su questo straordinario viaggio a piedi, iniziato nel 1933, attraverso la geografia fisica, culturale e sociale dell'Europa ( già pesantemente minacciata dal nazismo e dalla catastrofe) con uno scopo evidentemente iniziatico e una meta che stava ben oltre i lembi cartacei della toponomastica.
In termini letterari, Fermor è un capostipite, Chatwin ( che fu suo amico) viene dopo di lui e così anche Thubron e molti altri che hanno fatto propria e sviluppato la sua impareggiabile scrittura. Per la prima volta, nella mia vita di lettrice, dopo poche pagine di "La strada interrotta" ( ho letto Fermor cominciando al contrario) ho avuto il bisogno di andare a cercare la sua faccia tra le immagini del web, quasi avessi il bisogno di stringere un rapporto più fisico con l'autore. Fatto sta che dal tavolo accanto al letto, ho spostato più in là i libri di Thubron ed ora, nella pila più vicina al mio guanciale,ci stanno quelli di Fermor.
Secondo punto: quando leggo le parole alchimia e alchimisti mi irrigidisco sempre. L'una e gli altri mi sono vicini, li considero (la prima) strumento fondamentale per tentare di capire qualcosa dello spirito universale e (i secondi) irrinunciabili maestri di teoria e pratica.
Fatto sta, che sono diffidente, come tutti quando vediamo banalizzato qualcosa che consideriamo con rispetto. Ma Rigatti, si è capito subito, non ha scelto illegittimamente il titolo del suo libro.
Definendo un suo interlocutore "mistico" - parola anche questa densa di significati - ha spiegato che questo signore attribuiva, in una località tra le colline, la particolarità e la suggestione di un luogo all' ONDULAZIONE. Alla vibrazione, cioè, gli ha precisato Rigatti. No, no, ha insistito l'altro, all' ondulazione.
E io mi sono vista campeggiare, alle spalle dello scrittore ciclista e della sua intervistatrice, il geroglifico egizio che rappresenta l'acqua.Ed il suono (e)N.
Ma non solo l'acqua, anche l'energia, in quella forma particolare detta ancestrale, quella che percepiamo nei luoghi dove non è stata soffocata o totalmente confusa ed a cui possiamo attingere. Tant'è che l'espressione dell'antico vacabolario egizio per IO è composta dal segno di una bocca socchiusa ( R) e dall' ondulazione che esprime il significato "energia": perchè REN altro non è che la peculiare e individuale espressione dell'energia e del pensiero che prende concretezza attraverso il suono della parola.
Che il mistico incontrato da Rigatti sia consapevole dell'energia ( chiamatelo anche genius loci, va bene uguale) offerta dalla Terra sotto i suoi piedi è un fatto. Mi emoziona, in aggiunta, che abbia ritenuto di doverla descrivere con un termine, ondulazione per l'appunto, che si rifà a quell'antica civiltà e sapienza che nella quale affonda le sue radici l'alchimia: ben prima di Paracelso, Al - Kemi significava semplicemente l'Egitto.
Terzo punto: devo leggere quanto prima "Gli alchimisti delle colline", sperando di trovare descritti gli itinerari che hanno ingolosito tutto il pubblico. L'occasione di rigenerarsi profondamente è il valore aggiunto di questo libro, basta trovare i luoghi dove le "ondulazioni" risaliranno dalle nostre caviglie fino al cuore.
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