“Questo è il tempo dell'acqua e della responsabilità politica, perchè l'acqua è diritto umano, è sete e fame, è ambiente , è lavoro e disoccupazione, è esclusione, povertà, è guerra o pace”. Riprendendo questa affermazione tratta dal libro “Salvare l'acqua”, il Comitato di Gorizia di Possibile celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua e affronta la questione della gestione del servizio idrico regionale e della tutela del fiume Isonzo. Il comunicato stampa
La Giornata, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere azioni concrete per la tutela delle risorse idriche, ci richiama a riflettere sul diritto di accesso all'acqua e la gestione dei servizi idrici nella dimensione locale, questioni più che mai attuali e aperte anche nella Regione Friuli Venezia Giulia.
La scelta di spostare i processi decisionali riguardanti
alcuni settori strategici dalle comunità locali all'ente Regione è stata
attuata dall'attuale Governo regionale non solo con la riforma delle autonomie
locali (istituzione delle U.T.I.) ma anche con la legge regionale 15 aprile
2016, n. 5, con la quale ha accentrato la governance dei servizi idrici. Questa
riforma, di fatto eliminando le autonome consulte d'ambito territoriali, ha
istituito l'A.U.S.I.R., Agenzia regionale denominata "Autorità
unica per i servizi idrici e i rifiuti”. La nuova Agenzia è competente a
deliberare un Piano d'Ambito unico per tutta la Regione ed ha il potere di
deliberare la forma di gestione dei servizi idrici fra quelle previste
dall'ordinamento europeo. In questo quadro la scelta del modello di gestione è
rimessa alla discrezionalità di questa nuova "super agenzia
regionale" sulla base delle proprie valutazioni in ordine all'idoneità
tecnica, economica e dimensionale del gestore affidatario. Se dunque l'acqua è
democrazia, come crediamo, questa legge regionale non appare proprio un modello
ispirato alla partecipazione e alla condivisione dei cittadini (la richiesta di referendum abrogativo nel 2016 è stata cassata dal consiglio regionale ndr), piuttosto ci
sembra ben studiata per aprire la via alla gestione monopolistica di qualche grande società multiservizi con
buona pace della volontà del popolo italano espressa con il referendum del
2011.
L'acqua "è democrazia" è un concetto di cui ci si
accorge quando l'accesso ad essa è difficile, troppo oneroso se non addirittura
impossibile.
Uno dei problemi che rendono eccessivamente complicata ed onerosa
la fruizione dell'acqua è quello dell'inquinamento dei corpi idrici. Proprio a
questo tema le Nazioni Unite dedicano la ricorrenza di quest'anno, proponendo
una riflessione sul problema del waste water, ovvero dei reflui che vengono
scaricati nei corsi d’acqua dagli impianti di depurazione civili e industriali.
È solo il caso di ricordare che l'Italia è stata condannata dalla Corte di
giustizia europea perchè colpevole di non aver provveduto per molti
“agglomerati” (concentrazioni abitative), alcuni anche della Regione Friuli
Venezia Giulia, ad effettuare un trattamento conforme delle acque confluite
nelle reti fognarie alle prescrizioni e ai tempi stabiliti dalla direttiva
91/271/CE.
Un ultimo pensiero non possiamo non rivolgerlo, in questa
giornata, al fiume Isonzo, fonte
primaria, con la sua generosa ma non illimitata falda, dell'approvvigionamento
idrico del nostro territorio e di quello
di Trieste, oltre che inestimabile patrimonio naturale e paesaggistico. In particolare, riferendoci all'Isonzo,
ricordiamo che molte sono ancora le
questioni aperte sulle quali si aspettano
segnali importanti da parte del Governo centrale e di quello regionale. Tra
queste l'auspicata e prevista gestione transfrontaliera del fiume, la
regolazione dei limiti dell'utilizzo
dell'acqua per scopi idroelettrici o di prelievo dell'acqua per scopi
irrigui (che mettono a repentaglio la
sopravvivenza delle particolari specie di pesci che popolano questo corso
d'acqua), l'opportunità di continuare a
rendere fruibili le sponde del fiume al transito di veicoli a motore, la
sorveglianza contro il fenomeno delle discariche abusive, il monitoraggio dello
stato dimensionale e di purezza della falda dell'Isonzo. Che fine ha fatto il
Piano regionale di tutela delle acque (PRTA)?
“Si scrive acqua, si legge democrazia”, perchè la nostra
convinzione è che la gestione dell'acqua debba rimanere pubblica, al di fuori
dalle regole e delle logiche di profitto del mercato e della concorrenza, con
l'auspicio e l’impegno affinchè, anche nel nostro Paese come ha fatto
recentemente la Slovenia, l'accesso a
questa risorsa sia espressamente inserito nella
Costituzione e riconosciuto come un diritto umano e, quindi, garantito a tutti.
Stefano Cosolo per GO POSSIBILE (Comitato locale di
Possibile).
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