venerdì 11 novembre 2016

San Martino, nel Medioevo il santo più popolare dell'Occidente, ex dio cavaliere dei celti della Pannonia.

Nato in Pannonia nel 316, era entrato nelle fila dell'esercito romano da cui si congedò, dopo essere stato battezzato, per fondare il più antico monastero europeo e diventare, con riluttanza, vescovo.


di Martina Luciani

Alfredo Cattabiani, nel suo piacevolissimo e dotto Calendario esplora la trasformazione della divinità celtica ( originaria della Pannonia, patria di san Martino di Tours): un cavaliere che vinceva gli inferi, a cavallo di un nero destriero, con indosso una corta mantella, e che fungeva da garante della natura che attraversa la morte invernale per rinascere a primavera.  I Celti festeggiavano il loro Capodanno per una decina di giorni a partire dal 1° di novembre, collegandosi proprio al fatto che i semi in questo periodo scendono nel mondo di sotto, in attesa di rinascere.
La storia del mantello la conosciamo tutti, forse non facciamo caso alla coincidenza della cappa corta, come quella del dio cavaliere celtico di cui Martino fa le veci. Anche l'oca spesso presente nell'iconografia di san Martino era sacra ai Celti, considerata messaggero dal Mondo Altro.
L'11 novembre è la data della sepoltura di Martino, a Tours, nel 397: il suo culto, a volte degno di una divinità, si diffuse rapidamente. In Italia, san Benedetto dedicò a Martino l'ex tempio di Apollo a Cassino, a Roma ebbe una basilica tutta per sè, San Martino ai Monti.
In Francia centinaia di borghi e piccole città portano il suo nome.
Nome che significa " consacrato a Marte". Da questo imprinting forse gli derivarono certe intransigenze e contraddizioni, anche gravi, del suo ministero caratterizzato dall'essere protettore degli oppressi e dei poveri. Come quella di far tagliare gli alberi sacri ai Celti, per rafforzare la sua opera di evangelizzazione. Mi dà così fastidio, questo fatto, che spero sia una leggenda.

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