Un quotidiano locale ci ha offerto ieri una perla di
giornalismo: la sintesi dell’inchiesta e dell’opinionismo di alta levatura
culturale e politica. Troppo elevata per il mio punto di osservazione raso
terra, da malmostosa blogger dell'oscura provincia e incompetente portatrice di richieste
di verità e obiettività.
di Martina Luciani
La notizia è quella del trasferimento di cento richiedenti
asilo da Gorizia ad altre sedi di accoglienza: con il conforto di sapere che
tutte le pratiche sono trasferite nelle prefetture di destinazione e quindi (
siamo salvi!) questi profughi non dovranno più ritornare a Gorizia, come invece
è accaduto nel passato ( bel passo avanti!). Poi citazione della dichiarazione
del sindaco. Beh, lui è contento, auspica che queste operazioni si possano fare
ogni settimana, così che a Gorizia restino solo i 150 profughi accolti al
centro Caritas.
Non è un centro Caritas. Con il cosiddetto Nazareno,
struttura oggetto di convenzione tra Prefettura e un ente gestore, la Caritas non c’entra nulla. Ma son
bazzecole; altri sono gli elementi utili
“a garantire l’informazione più puntuale su questo delicato argomento”, compito
cui aspira ogni bravo giornalista.
Come ad esempio il fatto che al campo San Giuseppe, alla
cancellata che da sempre consente l’accesso da via Grabrizio e che non si
capisce in che modo possa somigliare al portone militarizzato del Cara, c’è un
mediatore culturale: ed è uno straniero. Cioè uno come la badante polacca della
nonna, l’autista serbo del TIR, la colf filippina, la conduttrice televisiva svedese, il politologo rumeno, il cantante israeliano.
Nel caso specifico, uno che parla come minimo inglese,
pastho, urdu, probabilmente anche farsi,
magari anche qualche parola di curdo, e pure si arrangia con l’italiano.
Lo straniero in questione, ci dice il giornalista, non ha rilasciato informazioni sull’entità
dei trasferimenti: comportamento corretto ( ma questa è una mia opinione), sono
informazioni che devono uscire da ben altri uffici, ai quali la stampa ha
comodissimo accesso semplicemente con una telefonata.
Ma il giornalista, che deve fare inchiesta e soddisfare la nostra avidità di corretta
informazione, si irrita, allunga il collo, scruta oltre il mastodontico
cancello: panni ad asciugare! Ci sono panni stesi, questa è un’immagine di
sconvolgente vivezza, una presa diretta che fa supporre inaudite attività
stanziali,come il cercare di essere persone pulite, del tutto incongruo nella
fenomenologia della migrazione.
Tirando ancor di più il collo, ecco lo scoop: nel cortile ,
scrive, ci sono ammassati dei rifiuti, per la precisione arredi vari, e pure
buttati alla rinfusa. Commento: “Qualsiasi
persona di buon senso sa che in quel luogo non ci sono le condizioni per
l’esercizio di alcuna attività.”
Lo scoop riguarda un’area che si trova a ridosso
dell’edificio del San Giuseppe, per mezzo di una serie di barriere invalicabili
completamente separata dagli spazi che, dalla parte opposta del vasto cortile,
ospitano i moduli abitativi. In quel
tratto interdetto sono state ammassate e vengono via via trasportate altrove le
cose vecchie rimaste nell’immobile: evidentemente i proprietari hanno disposto,
a casa propria, riordino e grandi pulizie. E l’edificio è inaccessibile se non
agli addetti ai lavori.
Si arriva, al termine dell’articolo, ai conti: quanto ha speso la Prefettura per
il trasferimento. Oltre 6 mila euro. Il
fine di questa notizia è oscuro. Invece è chiaro che l’importo è stato pagato
alla ditta che ha curato il trasporto, con regolare fattura, che allo Stato
verrà versata l’IVA e che degli utili
dell’operazione beneficeranno coloro che lavorano per la suddetta impresa.
Torniamo all’articolo che riporta il commento del sindaco di
Gorizia: "Mi auguro che altri trasferimenti avvengano anche per far venire
meno la necessità del centro allestito da Medici Senza Frontiere, che così
potrà essere chiuso definitivamente a marzo come annunciato». La stessa sera,
quindi prima ancora di buttare nella raccolta carta la copia del quotidiano, al
San Giuseppe sono stati trasferiti e sistemati 46 richiedenti asilo senza
convenzione. Ed oggi un'altra decina.
Sembrano essersi spente le polemiche, scrive il giornalista; ma evidentemente
non le necessità. Questo gli è sfuggito.
Un quotidiano locale ci ha offerto ieri una perla di giornalismo: la sintesi dell’inchiesta e dell’opinionismo di alta levatura culturale e politica. Troppo elevata per il mio punto di osservazione raso terra, da malmostosa blogger dell'oscura provincia e incompetente portatrice di richieste di verità e obiettività.
di Martina Luciani
La notizia è quella del trasferimento di cento richiedenti
asilo da Gorizia ad altre sedi di accoglienza: con il conforto di sapere che
tutte le pratiche sono trasferite nelle prefetture di destinazione e quindi (
siamo salvi!) questi profughi non dovranno più ritornare a Gorizia, come invece
è accaduto nel passato ( bel passo avanti!). Poi citazione della dichiarazione
del sindaco. Beh, lui è contento, auspica che queste operazioni si possano fare
ogni settimana, così che a Gorizia restino solo i 150 profughi accolti al
centro Caritas.
Non è un centro Caritas. Con il cosiddetto Nazareno,
struttura oggetto di convenzione tra Prefettura e un ente gestore, la Caritas non c’entra nulla. Ma son
bazzecole; altri sono gli elementi utili
“a garantire l’informazione più puntuale su questo delicato argomento”, compito
cui aspira ogni bravo giornalista.
Come ad esempio il fatto che al campo San Giuseppe, alla
cancellata che da sempre consente l’accesso da via Grabrizio e che non si
capisce in che modo possa somigliare al portone militarizzato del Cara, c’è un
mediatore culturale: ed è uno straniero. Cioè uno come la badante polacca della
nonna, l’autista serbo del TIR, la colf filippina, la conduttrice televisiva svedese, il politologo rumeno, il cantante israeliano.
Nel caso specifico, uno che parla come minimo inglese,
pastho, urdu, probabilmente anche farsi,
magari anche qualche parola di curdo, e pure si arrangia con l’italiano.
Lo straniero in questione, ci dice il giornalista, non ha rilasciato informazioni sull’entità dei trasferimenti: comportamento corretto ( ma questa è una mia opinione), sono informazioni che devono uscire da ben altri uffici, ai quali la stampa ha comodissimo accesso semplicemente con una telefonata.
Lo straniero in questione, ci dice il giornalista, non ha rilasciato informazioni sull’entità dei trasferimenti: comportamento corretto ( ma questa è una mia opinione), sono informazioni che devono uscire da ben altri uffici, ai quali la stampa ha comodissimo accesso semplicemente con una telefonata.
Ma il giornalista, che deve fare inchiesta e soddisfare la nostra avidità di corretta
informazione, si irrita, allunga il collo, scruta oltre il mastodontico
cancello: panni ad asciugare! Ci sono panni stesi, questa è un’immagine di
sconvolgente vivezza, una presa diretta che fa supporre inaudite attività
stanziali,come il cercare di essere persone pulite, del tutto incongruo nella
fenomenologia della migrazione.
Tirando ancor di più il collo, ecco lo scoop: nel cortile ,
scrive, ci sono ammassati dei rifiuti, per la precisione arredi vari, e pure
buttati alla rinfusa. Commento: “Qualsiasi
persona di buon senso sa che in quel luogo non ci sono le condizioni per
l’esercizio di alcuna attività.”
Lo scoop riguarda un’area che si trova a ridosso
dell’edificio del San Giuseppe, per mezzo di una serie di barriere invalicabili
completamente separata dagli spazi che, dalla parte opposta del vasto cortile,
ospitano i moduli abitativi. In quel
tratto interdetto sono state ammassate e vengono via via trasportate altrove le
cose vecchie rimaste nell’immobile: evidentemente i proprietari hanno disposto,
a casa propria, riordino e grandi pulizie. E l’edificio è inaccessibile se non
agli addetti ai lavori.
Si arriva, al termine dell’articolo, ai conti: quanto ha speso la Prefettura per
il trasferimento. Oltre 6 mila euro. Il
fine di questa notizia è oscuro. Invece è chiaro che l’importo è stato pagato
alla ditta che ha curato il trasporto, con regolare fattura, che allo Stato
verrà versata l’IVA e che degli utili
dell’operazione beneficeranno coloro che lavorano per la suddetta impresa.
Torniamo all’articolo che riporta il commento del sindaco di
Gorizia: "Mi auguro che altri trasferimenti avvengano anche per far venire
meno la necessità del centro allestito da Medici Senza Frontiere, che così
potrà essere chiuso definitivamente a marzo come annunciato». La stessa sera,
quindi prima ancora di buttare nella raccolta carta la copia del quotidiano, al
San Giuseppe sono stati trasferiti e sistemati 46 richiedenti asilo senza
convenzione. Ed oggi un'altra decina.
Sembrano essersi spente le polemiche, scrive il giornalista; ma evidentemente
non le necessità. Questo gli è sfuggito.
1 commento:
purtroppo la qualità (e banalità) del giornalismo (cioè del giornalista che scrive) su fatti drammatici ed epocali, oserei dire biblici, non si smentisce mai.
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