Aldevis Tibaldi, in una nota di Comitato per la vita del Friuli rurale, analizza nell'attuale andazzo dell'informazione i "segnali inconfondibili che a lungo andare procurano danni incalcolabili alla tenuta della democrazia. Danni che inevitabilmente si riflettono nella galoppante diserzione dalle elezioni, dai sindacati e da tutto ciò che rappresenta la coesione sociale." E dice la sua anche su collegi elettorali e su Piano tutela acque.
Scrive Tibaldi, nel comunicato del 12 luglio 15:
" Oggi a tenere a bada il malumore e le sofferenze della gente ci sono i giornali di regime con i loro triccheballacche dove i martelletti, ricchi di sonagli e campanellini moltiplicano il frastuono, sicché le notizie -anche le più odiose- giungono coperte e quasi indecifrabili. Mentre la scure del giudizio morale si abbatte sugli indifendibili e su qualche facile capro espiatorio non in linea con il pensiero dominante, i fatti spiacevoli passano sotto silenzio e chi ha orecchie da intendere si allinea o, peggio, si fa più realista del re."
Come affronteranno i giornali di regime quello che Tibaldi stigmatizza come " un nuovo faticoso anno di complice sostegno al potere?
Così: "poiché non si fanno carriere a dar retta ai contadini che vengono sfrattati dalle loro terre per realizzare un ecomostro o a dare ascolto alle madri di Gorizia e di Maniago ostili ai fumi di un impianto industriale che contamina i propri figli, il gioco è presto fatto: con buona pace di tutti la pratica scivola dove non sarà più rinvenuta. E che dire delle campagne denigratorie organizzate nei confronti della Soprintendente o del magistrato di Gorizia che fa il suo sporco dovere? In siffatto modo l'indignazione della gente comune si frantuma nell'impotenza e tutto finisce nella più cupa rassegnazione."
"Quelli dell'informazione sono segnali inconfondibili che a lungo andare procurano danni incalcolabili alla tenuta della democrazia. Danni che inevitabilmente si riflettono nella galoppante diserzione dalle elezioni, dai sindacati e da tutto ciò che rappresenta la coesione sociale. Uno stillicidio indecoroso ci trascina verso la preistoria, sopprime il clima di fiducia e rende abissale la distanza fra il cittadino e i fraccabottoni romani che, essendo dei nominati, se ne fregano di rendere conto del loro operato e, salvo centellinate apparizioni, passano nell'apnea romana un intero mandato. Ormai, che la gente voti o non voti, poco importa: l'importante che per ogni collegio escano i due caporioni estratti dal cilindro di Renzi. Non parliamo poi degli scarti di magazzino che finiscono nel parlamento di Bruxelles."
E il trucchetto del divide et impera celato sotto la ripartizione dei collegi elettorali regionali?
" La ripartizione dei comuni nei due collegi elettorali regionali, così come decisa nel palazzo romano, ha suscitato una bordata di proteste, subito dirottate nei confronti degli sloveni, quasi fossero colpevoli della mancata rappresentanza dei Friulani. Siamo alle solite: il trucchetto del divide ed impera trova sempre qualche merlo disposto ad essere preso per il naso e a farsi vittima dei campanilismi. Quelli che oggi cavalcano la tigre della mancata rappresentanza, sono gli stessi che fino a ieri si rallegravano di avere una governante che stava ai vertici del PD e che da cotanto ruolo avrebbe giovato immancabilmente alle sorti dell'economia e dell'autonomia regionale."
"Siamo arrivati al paradosso che per meritarci il titolo di
Regione autonoma dobbiamo fare i
bravi, tirare la cinghia e obbedire ad ogni decisione imposta dall'alto, non
perché sia condivisa, ma in quanto tale. Quando poi ti rivolgi alle autorità per
segnalare irregolarità di sorta, non ti degnano di una risposta. E' questo un
costume consolidato che si tramanda di legislatura in legislatura: una consegna del silenzio. Avant'ieri,
incontrandolo, abbiamo rinfacciato al Presidente del Consiglio regionale Iacop
di non aver riscontrato la nostra denuncia in merito alla necessità di una
autorità terza nella verifica delle osservazioni al Piano di Tutela delle
Acque. Ebbene, ha risposto che quella era la regola! Se poi ti rivolgi al
giornale di regime, è peggio che andar di notte!"
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