L'imposizione della borsa da parte del PD non trova giustificazione
di Marilisa Bombi
Talmente arrogante da auto-rottamarsi. L’epilogo della
storia del già Presidente del Consiglio dei ministri l’ha scritto il Consiglio
di Stato, Commissione speciale, nel rispondere il 29 marzo scorso ad un quesito
del Ministero della salute, a proposito delle contestatissime sportine
biodegradabili che, dall’inizio di quest’anno, obbligatoriamente, avrebbero
dovuto essere utilizzate nei negozi e nei supermercati, per riporre i generi
alimentari acquistati.
Insomma, afferma il Consiglio di Stato, “le restrizioni
imposte dalla direttiva 2015/720 si rivolgono alle sole borse di plastica in
materiale leggero; mentre, il successivo paragrafo 1-ter consente (non obbliga)
agli Stati membri di adottare misure, tra cui strumenti economici e obiettivi
di riduzione nazionali, in ordine a qualsiasi tipo di borse di plastica,
indipendentemente dal loro spessore.” Che tradotto in linguaggio
per i profani sta a dire: non c’era alcun obbligo comunitario. Ipse dixit.
In altri termini, ciò che il gruppo parlamentare del PD ci aveva
propinato, (prima firmataria Stella Bianchi) giustificando l’emendamento che avrebbe
reso obbligatorio il sacchetto super-biodegradabile al fine di evitare la
procedura di infrazione da parte della UE, è del tutto falso.
Confermato ancora una volta, quindi, il detto che “A pensar male del
prossimo si fa peccato ma si
indovina”, nel senso che i dubbi che circolavano on-line l’indomani dell’entrata
in vigore delle disposizioni vincolistiche a proposito delle aziende che
beneficeranno della nuova politica erano ben riposti. E le imprese della chimica verde in Italia
hanno un campione assoluto: la Novamont
guidata dalla manager Catia Bastioli in buoni rapporti con Renzi. “A difendere l’azienda dall’attacco era stata, peraltro, proprio la stessa prima
firmataria dell’emendamento sui bioshopper, Stella Bianchi: «Novamont non è
l’unica impresa italiana che realizza sacchetti prodotti da materie prime
naturali anziché da petrolio. In tutta Italia sono oltre 150 le aziende di
questo settore con circa 4mila dipendenti e 350 milioni di fatturato. Noi
dobbiamo essere quelli che sostengono la riconversione ecologica
dell’economia». Inutile negare, però, che con l'80 per cento del mercato, l’azienda novarese sarà quella con la fetta
di torta più cospicua. Forse meno polemiche sarebbero sorte se Catia
Bastioli non ricoprisse anche la carica di presidente di Terna. (da rinnovabili.it)
Sta di fatto che, secondo quando affermato dal Consiglio di
Stato nel parere della fine di marzo, indirizzato al Ministero della salute, "laddove
il consumatore non intenda acquistare il sacchetto ultraleggero commercializzato dal negozio per l’acquisto di frutta e verdura sfusa, possono
essere utilizzati sacchetti in plastica autonomamente reperiti solo se comunque
idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alla caratteristiche
di legge" e, tra l'altro, ... non tutti i prodotti devono obbligatoriamente essere insacchettati.
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