mercoledì 9 agosto 2017

PDL regionale per avere città verdi, sane e resilienti ai cambiamenti climatici. Iniziativa del M5S. Da sostenere e promuovere.



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A Gorizia abbiamo parlato diffusamente in campagna elettorale della necessità di sviluppare una visione ecologica della gestione e dello sviluppo urbano, della quale a Gorizia sentiamo fortemente il bisogno. Analoghi concetti sono contenuti nella proposta di legge regionale del M5S FVG, mirata su “Norme per la progettazione di città verdi, sane e resilienti ai cambiamenti climatici". Auspichiamo che l'iter procedimentale sia costruttivo ( niente capitozzature al testo, semmai alcune integrazioni) ed abbia un traguardo il più ravvicinato possibile.



M5S Fvg. Ilaria Dal Zovo e Elena Bianchi: «Ecco come vogliamo rendere le città più verdi, più intelligenti, più sane». Questa la sintesi della nuova proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle e assegnata alla IV commissione del Consiglio regionale (pianificazione del territorio, energia, tutela dell'ambiente e del paesaggio).
Prima di riportare per esteso la relazione illustrativa e il link dove leggere il testo della pdl, una annotazione: sarebbe opportuno approfittare di questa iniziativa legislativa e non solo promuovere ma rendere obbligatoria l'assunzione, da parte di tutti i Comuni, di un regolamento del verde urbano che sia conforme ai contenuti normativi in fieri e che adotti criteri, limiti e parametri tecnici predefiniti da specifiche norme e conformi su tutto il territorio regionale ( ad esempio, le distanze minime degli scavi stradali dalle alberature, il divieto di utilizzare gli alberi per l'allestimento di striscioni sospesi o di quadri elettrici,  le modalità di utilizzo e di ripristino dei parchi e giardini pubblici utilizzati per manifestazioni,eventi etc).

La pdl n.226, supera "la visione che attribuisce alle aree verdi una funzione meramente estetica e di “arredo urbano”. I nuovi paradigmi della rigenerazione urbana riconoscono che esse forniscono numerosi servizi ecosistemici quali il controllo delle acque superficiali, la conservazione della biodiversità, la regolazione del microclima e la mitigazione del calore, e il miglioramento della qualità dell’aria, soprattutto con riferimento all’abbattimento del particolato aerodisperso.
Riconoscono altresì che le aree verdi sono strumento di salute, di benessere - anche mentale - delle persone, di arricchimento del “capitale sociale”, inteso come insieme di relazioni di collettività aperte e disponibili alla progettualità condivisa, alla reciprocità e alla fiducia.
Il riconoscimento di tale complessità ha recentemente cambiato il modo di intendere la progettazione e la tutela delle aree verdi, non più legate solo a strumenti di contenimento dell’espansione urbana, ma anche a una concreta ri-significazione di quelle aree, in considerazione di specifiche funzioni e esigenze urbane. Questi temi, posti all’attenzione delle amministrazioni locali con sempre più convinzione dalla cittadinanza, unitamente alla non più rimandabile questione del consumo di suolo e al tema dell’adattamento al cambiamento climatico raccomandano di far diventare il sistema delle aree verdi e degli spazi aperti l’asse portante per una riorganizzazione e riqualificazione urbana. 
Di conseguenza, i nuovi temi delle reti ecologiche, dei servizi ecosistemici, della resilienza al cambiamento fanno irrompere nelle città la necessità di spostare gli equilibri della progettazione urbana verso le cosiddette infrastrutture verdi, chiamate così in contrapposizione alle infrastrutture grigie, cioè le reti stradali, le grandi aree pavimentate, le condotte per l’energia e gli altri servizi. La definizione univoca di infrastruttura verde non è, al momento, ancora consolidata visto che il medesimo termine usato a scale differenti e coinvolge diversi elementi fisici e servizi ecosistemici. In questa legge viene ripresa la definizione comunitaria che abbraccia le possibili valenze coinvolte: «il concetto di infrastruttura verde fa riferimento alla connettività degli ecosistemi, alla loro protezione e ai servizi ecosistemici che essi offrono e, insieme, fa riferimento alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico». La rete verde – di cui sono parte ad esempio i parchi e i giardini, le coperture verdi, l’agricoltura peri-urbana, le alberature dei viali, le rive naturali dei corsi d’acqua - è dunque un insieme di elementi connessi, ricchi di biodiversità, che svolgono una pluralità di funzioni e sono capaci di fornire risposte nuove per problemi a cui è sempre più difficile far fronte con le tradizionali infrastrutture grigie. La realizzazione di una infrastruttura verde estesa a livello europeo – che integri e ampli gli obiettivi della rete ecologica europea - costituisce oggi una delle sfide più ambiziose della politica comunitaria. Nelle intenzioni infatti, l’infrastruttura verde dovrebbe diventare l’ossatura portante del territorio e dare forma alla nuova dimensione urbana per il conseguimento degli obiettivi della Strategia dell’UE per la biodiversità fino al 2020.

Dal punto di vista operativo, il concetto di infrastruttura verde mette a sistema politiche e strumenti che per la loro interdipendenza traggono vantaggio dalla loro integrazione in un unico quadro normativo che ne renda sistematica l’azione. Questa proposta di legge quindi per rispondere alla nuova domanda di progetto urbano, propone strumenti per il corretto governo delle molteplici componenti della natura in città: strumenti di conoscenza, di pianificazione, di gestione, e infine di coinvolgimento dei cittadini attraverso la sperimentazione di nuovi modi di realizzare e vivere gli spazi verdi.

In particolare, l’articolo 4 promuove strumenti di conoscenza e pianificazione per rispondere alla necessità di avere un approccio alla progettazione orientato verso l’integrazione del verde con gli spazi costruiti. Si prevedono dei seminari di formazione per amministratori, tecnici e responsabili delle attività operative dei Comuni che portino all’attenzione gli elementi imprescindibili a cui fare riferimento quando ci si muove nel campo dell’ecologia urbana: favorire l’ingresso del verde in città potenziando gli spazi verdi connettendoli a preesistenti aree verdi urbane e periurbane, deimpermeabilizzare i suoli, promuovere la biodiversità.
Vengono inoltre concessi contributi per la redazione di strumenti di pianificazione e gestione delle aree verdi urbane e periurbane ancora troppo spesso assenti dalla prassi pianificatoria locale, come ad esempio il “Piano del verde”, il “Censimento” e il “Regolamento del verde”.  Si ritiene importante favorirne la diffusione viste le loro potenzialità di orientare la progettazione e la gestione del verde urbano verso la promozione della vita attiva, di una migliore coesione sociale, di un ambiente di vita più sano e anche (perché no?) più bello.
Dato che la funzione ecologica di un’infrastruttura verde urbana sarebbe molto debole, se non insignificante, là dove la trama degli elementi lineari dovesse ridursi a semplici filari alberati, in linea con quanto richiesto dalla legge 14 gennaio 2013, n. 10, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, la Regione incentiva poi la progettazione e la realizzazione di altri elementi della rete urbana come tetti e pareti verdi. Oltre che sulla percezione estetica della presenza del verde, il risultato di una massiva realizzazione di coperture e pareti vegetali può contribuire in misura significativa alla riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio (e quindi alla riduzione delle emissioni di CO2), e alla mitigazione delle ondate di calore, obiettivi sempre più urgenti da raggiungere viste le proiezioni climatiche future. Al contempo, i tetti verdi possono assorbire temporaneamente le acque di pioggia per rilasciarla più lentamente, adiuvando il sistema di collettamento delle acque di pioggia con il risultato di prevenire inondazioni e di filtrarne il carico inquinante. La realizzazione di tetti verdi è regolata dalla Norma UNI 11235 emanata nel maggio 2007; la realizzazione di pareti verdi non ha invece ancora ricevuto analoghe regolazioni.
Infine, l’articolo promuove l’adozione nei regolamenti edilizi dell’“indice di riduzione dell’impatto edilizio”, una misura  della quantità di superfici permeabili in un intervento la cui applicazione consente di discriminare gli interventi che, da un punto di vista ecologico o paesaggistico, siano da penalizzare o incentivare.
L’articolo 5 propone strumenti per rispondere alla necessità di innovare e migliorare la manutenzione del verde: la non corretta potatura degli alberi o addirittura l’errata collocazione impediscono un corretto sviluppo delle chiome e provocano danni per gli apparati radicali, favorendo l‘insorgere di patologie. Questi errori riducono la vita delle piante, provocano danni economici ai Comuni, e costituiscono un cattivo esempio per i cittadini, indotti nell’errore di capitozzare gli alberi dei loro giardini. Con quest’articolo si favorisce la realizzazione e la manutenzione di alberature stradali urbane secondo le buone regole dell’arboricoltura.
L’articolo 6 interviene a tutela della biodiversità urbana per incrementare il livello di percezione e la consapevolezza del problema dell’invasività di alcune specie alloctone, una delle principali cause di perdita di biodiversità locale. Gli ambienti urbani risultano particolarmente vulnerabili all’ingresso di nuove specie aliene potenzialmente invasive, sia animali che vegetali. Esempio ne sono le specie vegetali usate a fini ornamentali o gli animali da compagnia, gli uccelli da gabbia e da voliera, e i rettili che vengono incautamente rilasciati o abbandonati nell’ambiente.  La norma prescrive che in nessun caso nei nuovi impianti possano essere inserite quelle specie arboree riconosciute come alloctone invasive.
All’articolo 7 si richiamano percorsi che coinvolgono la ridefinizione del senso, dell’uso e dei modi di progettazione del verde, all’interno e ai margini dei sistemi urbani. Le norme descritte in questo articolo mirano ad attivare e/o sostenere dei processi partecipativi dei cittadini affinché la crescita collettiva di consapevolezza porti ad una cittadinanza attiva, capace anche di farsi carico responsabilmente della gestione di strutture, spazi e servizi. L’obiettivo a lungo termine è favorire forme di dialogo e creare sinergie positive tra le diverse iniziative auto-promosse dai cittadini e le politiche delle pubbliche amministrazioni per il verde urbano per uscire da logiche autoreferenziali e/o rivendicative di interessi (tanto per le pubbliche amministrazioni, quanto per i cittadini) per convergere in pratiche collaborative efficaci.

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