Danno da cavo permanente per striscione pubblicitario. |
A Gorizia abbiamo parlato diffusamente in campagna elettorale della necessità di sviluppare una visione ecologica della gestione e dello sviluppo urbano, della quale a Gorizia sentiamo fortemente il bisogno. Analoghi concetti sono contenuti nella proposta di legge regionale del M5S FVG, mirata su “Norme per la progettazione di città verdi, sane e resilienti ai cambiamenti climatici". Auspichiamo che l'iter procedimentale sia costruttivo ( niente capitozzature al testo, semmai alcune integrazioni) ed abbia un traguardo il più ravvicinato possibile.
M5S Fvg. Ilaria Dal Zovo e Elena Bianchi: «Ecco come vogliamo rendere le città più verdi,
più intelligenti, più sane». Questa la sintesi della nuova proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle e assegnata alla IV commissione del
Consiglio regionale (pianificazione del territorio, energia, tutela dell'ambiente e del paesaggio).
Prima di riportare per esteso la relazione illustrativa e il link dove leggere il testo della pdl, una annotazione: sarebbe opportuno approfittare di questa iniziativa legislativa e non solo promuovere ma rendere obbligatoria l'assunzione, da parte di tutti i Comuni, di un regolamento del verde urbano che sia conforme ai contenuti normativi in fieri e che adotti criteri, limiti e parametri tecnici predefiniti da specifiche norme e conformi su tutto il territorio regionale ( ad esempio, le distanze minime degli scavi stradali dalle alberature, il divieto di utilizzare gli alberi per l'allestimento di striscioni sospesi o di quadri elettrici, le modalità di utilizzo e di ripristino dei parchi e giardini pubblici utilizzati per manifestazioni,eventi etc).
Prima di riportare per esteso la relazione illustrativa e il link dove leggere il testo della pdl, una annotazione: sarebbe opportuno approfittare di questa iniziativa legislativa e non solo promuovere ma rendere obbligatoria l'assunzione, da parte di tutti i Comuni, di un regolamento del verde urbano che sia conforme ai contenuti normativi in fieri e che adotti criteri, limiti e parametri tecnici predefiniti da specifiche norme e conformi su tutto il territorio regionale ( ad esempio, le distanze minime degli scavi stradali dalle alberature, il divieto di utilizzare gli alberi per l'allestimento di striscioni sospesi o di quadri elettrici, le modalità di utilizzo e di ripristino dei parchi e giardini pubblici utilizzati per manifestazioni,eventi etc).
La pdl n.226, supera "la visione che attribuisce alle aree verdi una funzione
meramente estetica e di “arredo urbano”. I nuovi paradigmi della rigenerazione
urbana riconoscono che esse forniscono numerosi servizi ecosistemici quali il
controllo delle acque superficiali, la conservazione della biodiversità, la
regolazione del microclima e la mitigazione del calore, e il miglioramento
della qualità dell’aria, soprattutto con riferimento all’abbattimento del particolato
aerodisperso.
Riconoscono altresì che le aree verdi sono strumento di salute, di benessere - anche mentale - delle persone, di arricchimento del “capitale sociale”, inteso come insieme di relazioni di collettività aperte e disponibili alla progettualità condivisa, alla reciprocità e alla fiducia.
Riconoscono altresì che le aree verdi sono strumento di salute, di benessere - anche mentale - delle persone, di arricchimento del “capitale sociale”, inteso come insieme di relazioni di collettività aperte e disponibili alla progettualità condivisa, alla reciprocità e alla fiducia.
Il riconoscimento di tale complessità ha recentemente cambiato il
modo di intendere la progettazione e la tutela delle aree verdi, non più legate
solo a strumenti di contenimento dell’espansione urbana, ma anche a una
concreta ri-significazione di quelle aree, in considerazione di specifiche funzioni
e esigenze urbane. Questi temi, posti all’attenzione delle amministrazioni
locali con sempre più convinzione dalla cittadinanza, unitamente alla non più
rimandabile questione del consumo di suolo e al tema dell’adattamento al
cambiamento climatico raccomandano di far diventare il sistema delle aree verdi
e degli spazi aperti l’asse portante per una riorganizzazione e
riqualificazione urbana.
Di conseguenza, i nuovi temi delle reti ecologiche, dei
servizi ecosistemici, della resilienza al cambiamento fanno irrompere nelle
città la necessità di spostare gli equilibri della progettazione urbana verso
le cosiddette infrastrutture verdi, chiamate così in contrapposizione alle
infrastrutture grigie, cioè le reti stradali, le grandi aree pavimentate, le
condotte per l’energia e gli altri servizi. La definizione univoca di infrastruttura verde non è, al
momento, ancora consolidata visto che il medesimo termine usato a scale
differenti e coinvolge diversi elementi fisici e servizi ecosistemici. In questa legge viene ripresa la definizione
comunitaria che abbraccia le possibili valenze coinvolte: «il concetto di infrastruttura verde fa riferimento
alla connettività degli ecosistemi, alla loro protezione e ai servizi ecosistemici che essi offrono
e, insieme, fa riferimento alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento
climatico». La rete verde – di cui sono parte ad esempio i parchi e i giardini,
le coperture verdi, l’agricoltura peri-urbana, le alberature dei viali, le rive
naturali dei corsi d’acqua - è dunque un insieme di elementi connessi, ricchi di
biodiversità, che svolgono una pluralità di funzioni e sono capaci di fornire
risposte nuove per problemi a cui è sempre più difficile far fronte con le
tradizionali infrastrutture grigie. La realizzazione di una infrastruttura
verde estesa a livello europeo – che integri e ampli gli obiettivi della rete
ecologica europea - costituisce oggi una delle sfide più ambiziose della
politica comunitaria. Nelle intenzioni infatti, l’infrastruttura verde dovrebbe
diventare l’ossatura portante del territorio e dare forma alla nuova dimensione
urbana per il conseguimento degli obiettivi della Strategia dell’UE per la
biodiversità fino al 2020.
Dal punto di vista operativo, il concetto di infrastruttura verde mette a sistema
politiche e strumenti che per la loro interdipendenza traggono vantaggio dalla
loro integrazione in un unico quadro normativo che ne renda sistematica
l’azione. Questa proposta di legge quindi per rispondere alla nuova domanda di
progetto urbano, propone strumenti per il corretto governo delle molteplici
componenti della natura in città: strumenti di conoscenza, di pianificazione,
di gestione, e infine di coinvolgimento dei cittadini attraverso la sperimentazione
di nuovi modi di realizzare e vivere gli spazi verdi.
In particolare, l’articolo 4 promuove strumenti di conoscenza e
pianificazione per rispondere alla necessità di avere un approccio alla
progettazione orientato verso l’integrazione del verde con gli spazi costruiti.
Si prevedono dei seminari di formazione per amministratori, tecnici e
responsabili delle attività operative dei Comuni che portino all’attenzione gli
elementi imprescindibili a cui fare riferimento quando ci si muove nel campo
dell’ecologia urbana: favorire l’ingresso del verde in città potenziando gli
spazi verdi connettendoli a preesistenti aree verdi urbane e periurbane,
deimpermeabilizzare i suoli, promuovere la biodiversità.
Vengono inoltre concessi contributi per la redazione di strumenti
di pianificazione e gestione delle aree verdi urbane e periurbane ancora troppo
spesso assenti dalla prassi pianificatoria locale, come ad esempio il “Piano del
verde”, il “Censimento” e il “Regolamento del verde”. Si ritiene importante favorirne la diffusione viste
le loro potenzialità di orientare la progettazione e la gestione del verde
urbano verso la promozione della vita attiva, di una migliore coesione sociale,
di un ambiente di vita più sano e anche (perché no?) più bello.
Dato che la funzione ecologica di un’infrastruttura verde urbana sarebbe
molto debole, se non insignificante, là dove la trama degli elementi lineari
dovesse ridursi a semplici filari alberati, in linea con quanto richiesto dalla
legge 14 gennaio 2013, n. 10, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”,
la Regione incentiva poi la progettazione e la realizzazione di altri elementi
della rete urbana come tetti e pareti verdi. Oltre che sulla percezione
estetica della presenza del verde, il risultato di una massiva realizzazione di
coperture e pareti vegetali può contribuire in misura significativa alla
riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio (e quindi alla riduzione
delle emissioni di CO2), e alla mitigazione delle ondate di calore, obiettivi
sempre più urgenti da raggiungere viste le proiezioni climatiche future. Al
contempo, i tetti verdi possono assorbire temporaneamente le acque di pioggia
per rilasciarla più lentamente, adiuvando il sistema di collettamento delle
acque di pioggia con il risultato di prevenire inondazioni e di filtrarne il
carico inquinante. La realizzazione di tetti verdi è regolata dalla Norma UNI
11235 emanata nel maggio 2007; la realizzazione di pareti verdi non ha invece
ancora ricevuto analoghe regolazioni.
Infine, l’articolo promuove
l’adozione nei regolamenti edilizi dell’“indice di riduzione dell’impatto
edilizio”, una misura della quantità di superfici permeabili in
un intervento la cui applicazione
consente di discriminare gli interventi che, da un punto di vista ecologico o
paesaggistico, siano da penalizzare o incentivare.
L’articolo 5 propone
strumenti per rispondere alla necessità di innovare e migliorare la
manutenzione del verde: la non corretta potatura degli alberi o addirittura
l’errata collocazione impediscono un corretto sviluppo delle chiome e provocano
danni per gli apparati radicali, favorendo l‘insorgere di patologie. Questi
errori riducono la vita delle piante, provocano danni economici ai Comuni, e
costituiscono un cattivo esempio per i cittadini, indotti nell’errore di
capitozzare gli alberi dei loro giardini. Con quest’articolo si favorisce la
realizzazione e la manutenzione di alberature stradali urbane secondo le buone
regole dell’arboricoltura.
L’articolo 6 interviene a
tutela della biodiversità urbana per incrementare il livello di percezione e la
consapevolezza del problema dell’invasività di alcune specie alloctone, una
delle principali cause di perdita di biodiversità locale. Gli ambienti urbani
risultano particolarmente vulnerabili all’ingresso di nuove specie aliene
potenzialmente invasive, sia animali che vegetali. Esempio ne sono le specie
vegetali usate a fini ornamentali o gli animali da compagnia, gli uccelli da
gabbia e da voliera, e i rettili che vengono incautamente rilasciati o
abbandonati nell’ambiente. La norma
prescrive che in nessun caso nei nuovi impianti possano essere inserite quelle
specie arboree riconosciute come alloctone invasive.
All’articolo 7 si richiamano percorsi che coinvolgono la
ridefinizione del senso, dell’uso e dei modi di progettazione del verde,
all’interno e ai margini dei sistemi urbani. Le norme descritte in questo articolo
mirano ad attivare e/o sostenere dei processi partecipativi dei cittadini
affinché la crescita collettiva di consapevolezza porti ad una cittadinanza
attiva, capace anche di farsi carico responsabilmente della gestione di
strutture, spazi e servizi. L’obiettivo a lungo termine è favorire forme di
dialogo e creare sinergie positive tra le diverse iniziative auto-promosse dai
cittadini e le politiche delle pubbliche amministrazioni per il verde urbano
per uscire da logiche autoreferenziali e/o rivendicative di interessi (tanto
per le pubbliche amministrazioni, quanto per i cittadini) per convergere in
pratiche collaborative efficaci.
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