Esortazione a considerare gli alberi come esseri viventi e non semplicemente elementi di arredo urbano: un patrimonio da conservare e tutelare, anche quando si effettuano lavori invasivi senza preoccuparsi troppo delle conseguenze sugli apparati radicali. Quelli che tengono viva e in piedi una pianta.
di Giancarlo Stasi
Radice sf. Parte sotterranea della pianta, che la fissa al terreno, da cui assorbe l’acqua e i sali disciolti necessari alle funzioni fisiologiche. - …Per anal.: La parte del dente che affonda nella gengiva; (Dir – Dizionario italiano ragionato)
Mi chiedo molto spesso come mai la maggior parte delle
persone dia molta importanza alle radici affondate nella gengiva e non si curi
affatto delle radici di una pianta affondate nel terreno. Questo dubbio torna
prepotentemente ad assillarmi ogni qual volta vedo effettuati lavori di scavo
nei pressi di piante, soprattutto gli alberi.
Mi riferisco ai lavori che stanno avvenendo nel controviale
di Corso Italia. Tolto l’asfalto ed i masselli di pietra che delimitano le
aiuole, smaltito il primo ed addossati ai fusti degli alberi i secondi ( anche
le cortecce subiscono le ingiurie dei colpi, proprio come il corpo umano), si
procede con i lavori di scavo per sistemare una serie di nuovi servizi. Ad
esempio nuovi pozzetti: per quale ragione scegliere di piazzarli a poca
distanza dalle piante? Quali ragioni tecniche impediscono di collocarli a
maggiore distanza dall’apparato radicale degli alberi?
I lavori sono effettuati adoperando attrezzature che, pur
essendo di dimensioni e peso limitato, per necessità compiono numerosi
spostamenti lungo l’asse, ulteriormente appesantiti dai materiali che
trasportano e devono essere adoperati nei diversi punti del controviale: il risultato è un ulteriore compattamento del suolo, riducendo ulteriormente le possibilità di scambi gassosi e l'areazione delle radici ( anche loro hanno respirano, consumano ossigeno)
Ma non stiamo discutendo di radici gengivali! Allora perché
darsene pena? Sono solo apparati radicali!
La tutela degli alberi è una questione economica certamente,
esattamente come lo è il loro danneggiamento: basta pensare al costo della
sostituzione. Ne hanno piena consapevolezza molte amministrazioni comunali. Ad
esempio quella di Torino, che si è data un regolamento dei lavori pubblici nel
quale si vieta che a ridosso delle alberature non si possa intervenire con
macchinari: il divieto è collegato e rapportato alle dimensioni delle piante
stesse. Questo perché più una pianta è
grande maggiore è lo sviluppo del suo apparto radicale. Quindi, se si vuole
conservare il verde urbano rappresentato da imponenti alberi è necessario
riservare loro cure particolari. Le grandi e piccole ingiurie che l’uomo
attivamente produce nei confronti di questi organismi viventi li indeboliscono
predisponendoli ad attacchi di parassiti che piano-piano determinano il loro
declino e la loro morte.
Non interessa discutere della funzione estetica e paesaggistica?
Allora
bisogna comunque ricordare che gli alberi svolgono una funzione di assorbimento
e fissazione delle polveri e degli inquinanti, di mitigazione delle alte
temperature estive (non per nulla molti che si lamentano della caduta delle
foglie nel periodo autunnale parcheggerebbero la propria autovettura
direttamente sul tronco degli alberi per sfruttare anche la più piccola
porzione d’ombra che questi producono) e rappresentano quindi dal punto di
vista ecosistemico una risorsa economica seppur non considerata nei bilanci
comunali.
Cosa ci insegna una esperienza locale come quella di Viale
XX Settembre.
Tutti i più vecchi esemplari di ippocastano sono giunti a
morte o si sono dovuti abbattere. E questo perché interessati, a livello del
colletto e della prima parte di apparato radicale, dall’invasione di funghi del
genere Ganoderma che nutrendosi di lignina e cellulosa ne hanno determinato il
decadimento funzionale. A ciò si sono aggiunti i danni derivati da
capitozzature, ma la causa prima di tutto ciò è stata la posa di sottoservizi a
ridosso del marciapiede, danneggiando con i lavori colletto e radici.
Non essendo completati i lavori in corso Italia non posso
sapere se sono state previste delle azioni di mitigazione dei danni nei
confronti delle alberature, elemento imprescindibile di quell’area del centro
cittadino .
Esistono le possibilità tecniche per rimediare o quantomeno
limitare la sofferenza delle piante: la rimozione della terra, in prossimità
degli apparati radicali, con l’air spade (forti getti d’aria),l’ utilizzo degli
structural soil (suoli strutturati) per ripristinare i livelli, l’apporto di
sostante che limitino il compattamento e l’asfissia( miscelare al terreno
preesistente adeguate quantità di elementi grossolani), l’ apporto di sostanza
organica e di microrganismi per migliorare l’attività biologica del suolo. Non proseguo, ma purtroppo sono certo, che al
termine dei lavori, il mio dubbio sull’esistenza di una considerazione diversa
delle radici delle piante riceverà un’unica risposta: non gliene importa niente
a nessuno.
2 commenti:
Perfettamente d'accordo con te. Fare i lavori con criterio nel lungo periodo è senz'altro più economico. Certamente l'affidamento dei lavori con la formula del massimo ribasso non giova all'esecuzione dei lavori a regola d'arte ne tantomeno alla salvaguardia degli alberi. Ma chi deve controllare e sopratutto c'è un minimo di consapevolezza di tutto ciò?
Esiste sempre il mitico piano b, nella città dove sorgerà la centrale a biomasse sostenuta anche da alcuni personaggi che si dicono essere di sinistra... più palme per tutti, come a Koper o Milano. Diranno che gli alberi sono irrecuperabili e la soluzione estetica nel noto clima tropicale di Gorizia... saranno le palme...
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