Un cartello improvvisato sui cancelli chiusi della bellissima villa di via degli Arcadi annuncia l'apertura di una nuova sede a Ronchi dei Legionari.
di Martina Luciani
E' molto zen rinunciare poco a poco agli elementi terreni della propria fisionomia, per essere più leggeri ed ampliare consapevolezza e percezione ad ambiti sovrasensibili. Forse è quello che sta facendo la nostra città, in un processo di distillazione alla ricerca della propria essenza, del proprio archetipo ultimo. O è una istintiva, subliminale applicazione della decrescita felice? O è una variante/reminiscenza di quella decadenza( senza valzer ma con Gusti di Frontiera) dell'Austria felix che Hermann Broch chiamò gaia apocalisse? Pur senza l'effervescenza culturale viennese vogliamo forse replicare ( ma è un evidente tarocco) l'esperienza che Karl Kraus sancì in modo geniale con «una stazione metereologica per la fine del mondo» ?
Pensieri purtroppo solipsistici sul futuro della nostra città di fronte ai cancelli chiusi della sede di Confindustria, in via degli Arcadi: un cartello laconico ( ma decisamente abborracciato) annuncia il trasferimento della sede a Ronchi dei Legionari, in via Pietro Micca 10. Telefono e fax sono invariati, sulla pagina web di Confindustria Gorizia la variazione di sede non risulta ancora. Ma del trasferimento si parlava già alcuni anni fa, quando il sindaco Romoli si era opposto al progetto di trasferimento della sede da Gorizia a Monfalcone, difendendo, solo a parole evidentemente, il ruolo del capoluogo; mentre il presidente della provincia Gherghetta, dal canto suo, si era espresso favorevolmente, sostenendo che i giochi si fanno tra Monfalcone, Ronchi dei Legionari, il parco commerciale di Villesse e la turistica Grado Grado, e quindi spostare da Gorizia la sede di Confindustria è fisiologicamente ragionevole. Ora un trasloco senza clamore rende vacuo e inutile qualsiasi ulteriore dibattito.Quindi, meditiamo.
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