Col paracadutista in copertina
di Diego Kuzmin
Non ci si può che congratulare con Vivien Green, la curatrice della mostra “The Italian Futurism 1909-1944” al Guggenheim Museum di New York, per l’ottima scelta del quadro di Tullio Crali “Prima che si apra il paracadute”, quale immagine ufficiale.
Quello che invece piace poco, è la scarsa contestualizzazione che sia Il Piccolo, come il Messaggero Veneto, hanno dato rispetto il quadro che Tullio Crali dipinse a Gorizia nel 1939, quadro che peraltro fu già scelto quale copertina per la mostra “Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità”, nel 2000 ai Musei provinciali di Borgo Castello, catalogo Marsilio.
Infastidisce nelle recensioni, il modo che è stato usato per descrivere il pittore, nato solo per caso in Montenegro a Igalo nel 1910, dove visse per undici giorni prima di trasferirsi a Zara, dato che il babbo, geometra, aveva completato le misurazioni che doveva fare. Nel 1922 la famiglia si trasferisce a Gorizia, dove il Crali risiederà fino al 1946, per trasferirsi poi a Torino, Parigi, il Cairo e quindi Milano. Ma è a Gorizia, che nasce e si consolida la sua poetica artistica, tanto originale da diventare nell’ambito del Futurismo una corrente autonoma, l’aeropittura. Una poetica che gli nacque dalla frequentazione dell’aeroporto di Merna, sopra il quale volò fin da giovanissimo, rimanendone per sempre affascinato, come racconta Liliana Mlakar nel suo importante testo “Tullio Crali a Gorizia (1922-1946)”, edizioni Della Laguna, 2009.
Ed è infatti l’aeroporto goriziano di
Merna, quello che si staglia ai piedi del paracadutista del manifesto della
mostra di New York e spiace, assai, che le recensioni riguardanti l’utilizzo
dell’immagine, sia su Il Piccolo come su Il Messaggero Veneto, non siano state
capaci di focalizzare questo importantissimo dettaglio.
Pare quasi una delle tante azioni che sempre
più spesso vengono condotte, per sminuire il capoluogo isontino in funzione del
suo annullamento politico, operazione iniziata già con la soppressione della
Provincia all’epoca del regime fascista nel 1923 e che, non essendosi
pienamente concretizzata allora, è in piena ripresa oggi da parte del Governo
regionale.
1 commento:
Intanto l'aeroporto langue nel degrado, delle strutture e dell'ambiente. Sono spuntati una casetta con patio, un container accanto agli edifici fatiscenti lungo la strada, altri due nella parte retrostante l'hangar. Una bidonville, che le sterpaglie invernali e le macerie fradice di pioggia completano con un atmosfera accattivante per un regista alla ricerca di fondali squallidi e desolati.
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