Eco mostricciatoli in bella vista (e nemmeno mascherati dagli alberi)
di Marilisa Bombi
Poiché mi rifiuto di
pagare ad Autovie venete la somma di euro 3.20 per andare, attraverso l’autostrada,
ad Udine sud, nei giorni scorsi ho percorso la statale 56, quella – per intenderci
– che attraversa tutti i paesi, Lucinico, Mossa, San Lorenzo, Capriva, Cormons,
Villanova del Judrio, San Giovanni al Natisone, Manzano, Buttrio, Pradamano. Un percorso tranquillo e
rettilineo, se non fosse per i curvoni delle rotonde, delizia dei fantasiosi
progettisti che non si arrendono all’evidenza: le rotonde non sono aiuole da
ammirare, bensì elementi stradali che dovrebbero contenere, al massimo,
vegetali in grado di intervenire sull’inquinamento o perlomeno non soffrirne
troppo; (Diego Kuzmin docet).
Ma quello che avrebbe dovuto
essere un imperturbabile viaggio di circa 45 minuti, si è rivelata invece, nel
tratto da San Giovanni ad Udine, l’occasione per una valutazione che chiunque
può condividere ripetendo l’esperienza con gli occhi di chi osserva il
territorio la prima volta e non, quindi, con l'influenza anestetizzante
dell'abitudine.
Ciò che appare, infatti, ai
due lati della strada è un susseguirsi di capannoni, moltissimi dei quali
risultano inesorabilmente abbandonati da tempo: scheletri di cemento armato di
attività che non ci sono più e che il proprietario dell’area se ne guarda bene
dal far demolire e sistemare l’area perché nessuno glielo ha imposto. E non c’è
nessuno che si assume un onere finanziario per il solo bene dell’ambiente. Come
se l’ambiente non fosse un bene comune, così come ben ha sintetizzato SalvatoreSettis. E allora mi chiedo: perché per le cave inutilizzate è, giustamente,
richiesto un progetto di recupero? Ma perché per gli impianti già utilizzati per
la distribuzione di carburanti esiste l’obbligo di legge di smantellare l’opera
inutilizzata e nulla, invece, viene previsto per questi eco mostricciatoli?
2 commenti:
Cara Piazza Traunik (o Travnik?),
per qualcosa viene chiesto il ripristino.
Pare ci sia una norma sui distributori, per la quale bisogna bonificare il sito, togliendo pure le cisterne da sottoterra.
Peccato che non ci sia, evidentemente, nulla che dica cosa fare sopra terra, come si può ben vedere a Gorizia, di fronte al Villaggio degli Esuli, alla Campagnuzza, dove il distributore, che una volta era del Manzin, è stato rimosso.
E' rimasto uno desolante sterrato di sottovaglio, con tanto di recinto, che probabilmente rimarrà lì, per altri vent'anni, con tanta bella erbaccia a crescerci sopra!
Per quanto riguarda i capannoni, invece, nulla mi risulta sia previsto, ancorché sarebbe auspicabile.
Ma tant'è, quando uno chiude, ormai non ha più un becco di quattrino per risanare.
Certo che si potrebbe fare una norma, per l'acquisizione dell'immobile al Bene pubblico.
Ma poi, nemmeno i comuni hanno un boro per fare qualcosa.
In pratica, mi pare che siamo destinati al disastro.
Ci sarebbe una labile possibilità di sopravvivenza, come ex regione del Litorale:
dichiariamo guerra all'Austria,
aspettiamo che ci invada e quindi ci arrendiamo subito!
Buona giornata,
Diego Kuzmin
Sono d'accordo,dichiariamo guerra all'Austria,ma con la garanzia che dopo la resa immediata di essere rianessi all'A. cinque secoli di storia non si possono buttare.
Roberto
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