A proposito di marchi
di Marilisa Bombi
In questi giorni si
celebra, in città, sua maestà “La Rosa di Gorizia”. Insomma, quel radicchio
croccante e succulento la cui migliore morte avviene, come ci insegnano i bravi
ristoratori cittadini, nei più svariati modi. Ma, a proposito di questo
pregevole ortaggio, sia esso bianco, giallo, rosso o nero (il suo sapore cambia
poco) qualche parola va spesa a proposito della DE.CO che il Comune di Gorizia
ha avviato sei mesi fa e sulla quale va fatta un po’ di chiarezza.
“La Denominazione Comunale (di segui to DE.CO.) è un valido strumento teso a valorizzare le risorse del territorio e a salvaguardare le peculiarità produttive locali, rappresentando un efficace veicolo di promozione dell’immagine del Comune da cui possono derivare importanti azioni di marketing territoriale con ricadute positive sull’intera comunità”.
“La Denominazione Comunale (di segui to DE.CO.) è un valido strumento teso a valorizzare le risorse del territorio e a salvaguardare le peculiarità produttive locali, rappresentando un efficace veicolo di promozione dell’immagine del Comune da cui possono derivare importanti azioni di marketing territoriale con ricadute positive sull’intera comunità”.
Questo, al di là di ogni
arzigogolo enfatizzante, è il passaggio sostanziale contenuto nella deliberazione del Consiglio comunale n. 30 approvata nella seduta del 25 giugno 2013.
La delibera, in
questione, precisa, poi, che “l’iter di
detto riconoscimento si concluderà mediante la creazione del marchio “Denominazione
Comunale di Gorizia”, il cui deposito dovrà avvenire presso la Camera di
Commercio di Gorizia, ai sensi dell’art. 11 c. 1 del D.Lgs. n. 30/2005 – Codice
della proprietà industriale, come sopra citato”.
Alcune precisazioni
“Le De.Co. denominazioni
comunali non sono marchi non rappresentano tutele, e men che meno delle vie
brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Le De.Co. sono semplici
atti notarili o, meglio, delibere di un’amministrazione comunale che registra
un dato di fatto: un prodotto, un piatto, un sapere, con i quali una Comunità
si identifica. Sono dunque un atto politico, che fissa un valore, una carta di
identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e
ipotizzato uno sviluppo futuro. Qual è dunque il valore di una De.Co.? Quello
di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A
memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità
di marketing territoriale.” Questo è quanto ci spiegano on-line
Le indicazioni dell'Anci
L’Anci, l’Associazione
dei comuni italiani, a tal fine, ha reso disponibile per gli enti locali una
traccia di regolamento, dal quale risulta ben chiaro che la De.CO non è un
marchio ma un passo, utile, non indispensabile, per il Comune, che, “per propria
iniziativa e su
proposta di organizzazioni di
produttori interessati o degli organismi di cui ai precedenti articoli, sussistendo
le condizioni previste
dalla legge, promuove
la presentazione da parte dei
soggetti previsti dalla vigente normativa
comunitaria, al Ministero delle politiche agricole ed alla Regione
della domanda di registrazione ai fini
della protezione della denominazione di origine protetta o della indicazione
geografica protetta o della attestazione
di specificità, dei prodotti agricoli ed alimentari e delle zone di
produzione degli stessi”. Insomma, il
Comune si darà da fare ai fini delle procedure per il riconoscimento DOP; DOC; IGP, intervenendo per
agevolare l’iter in favore delle aziende che producono i prodotti con il ricoscimento De.C.O. (Denominazione
Comunale di Origine).(Vedi articolo 9 dello schema di regolamento dell’ANCI)
Insomma, tanto fumo e poco arrosto?
Certamente sì, a leggere
ciò che ha scritto soltanto tre mesi fa il Piccolo.“Senza tanto girare
intorno prevediamo che la De.Co. resterà un utile contenitore vuoto. I produttori
sono restii - per usare un eufemismo - a cambiare passo nella produzione di
Rosa e di Canarino. E poi, senza essere bocconiani, va da sé che minore è la
disponibilità più alti restano i prezzi.” Anche se il medesimo quotidiano lo
stesso giorno ci spiegava che “La De.Co., di fatto, non è altro che una
tipologia di tutela assimilabile alle più note Igt (Indicazione geografica
tipica), Doc (Denominazione di origine controllata) o Docg (Denominazione di
origine controllata e garantita), che siamo abituati a conoscere ad esempio per
il mondo dei vini. La differenza sostanziale è che i suddetti marchi prevedono
per l'ottenimento e l'attivazione un percorso burocratico – e quindi anche
tutta una serie di incombenze di carattere economico – decisamente più
articolato e lungo. Per questo il Comune di Gorizia ha optato per la De.Co., in
grado comunque di tutelare a dovere la Rosa di Gorizia o altri prodotti che in
futuro godranno di questa denominazione.”
In questa partita, a mio
avviso, c’è qualche bluff. Ma prima o poi le carte saranno scoperte e allora chi dovrà pagare la posta non potrà tirarsi indietro. Che ne dice la Piazza?
2 commenti:
Da un'articolo del "Piccolo" del 18/02/2012 risulta che la "Rosa di Gorizia" è gia stata brevettata presso la camera di commercio di Udine,da un noto imprenditore goriziano attivo nel campo alimentare.In conseguenza a tale brevetto la domanda successiva è quasi d'obbligo
Può un agricoltore goriziano che la Rosa la produce, venderla al mercato con l'indicazione in evidenza "Rosa di Gorizia"? Se la risposta è affermativa tutto bene, ma se è negativa allora è evidente che il tutto si rivela un gran affare commerciale da parte di pochi,con la conseguenza a mio modesto parere, che la "Rosa Goriziana"non avra un grande futuro. (Da goriziano spero di sbaglirmi).
Roberto
Brevetti, marchi, registrazione, de.co.,doc ..... ecc. ecc. ecc. il nostro ordinamento sembra fatto proprio per confondere le idee e lascia spazio a chi vuole fare il furbetto. Ma mi chiedo: Comune o Camera di commercio hanno mai pensato che la soluzione ottimale sarebbe stata il "marchio collettivo"?
Per saperne di più .....
http://www.vr.camcom.it/attach/content/5027/Marchi%20e%20denominazioni%20di%20origine.pdf
Marilisa
Posta un commento