sabato 25 ottobre 2014

Il Parco Basaglia: laboratorio di possibilità





Non disperdere un patrimonio che dovrebbe essere il vanto di Gorizia per ciò che ha significato nella complessiva riforma della psichiatria.




di Franco Perazza



Il Parco Basaglia si definisce come patrimonio di natura e di memoria. Come tutti i parchi che ospitavano gli Ospedali Psichiatrici, dopo la sua istituzione all’inizio del secolo, e dopo la sua decostruzione negli anni settanta, avrebbe dovuto necessariamente vivere una nuova stagione di commistione fra aspetti sociali, culturali e scientifici. Così a Gorizia non è stato e il Parco aspetta ancora di assumere una sua identità che sia sintesi tra possibili nuove destinazioni d’uso senza perdita della memoria. Questa nuova identità  dovrà tener conto anche di un epocale evento storico, cioè la caduta del confine tra Italia e Slovenia.
Proprio la collocazione del Parco lungo quello che fu un confine di dolorosa memoria, gli fa assumere una valenza strategica e un valore formidabili nella ricerca di un suo utilizzo e di una sua valorizzazione in termini economicamente compatibili e socialmente utili, nello spirito della vicinanza tra popolazioni. Quello che è stato “il luogo della psichiatria” deve essere “un luogo della città”, o meglio “delle città” (Gorizia, Nova Goriza e San Peter unite grazie al GECT-GO): un parco bello e utile, luogo di relazioni culturali, di produzione di salute, e di opportunità per i cittadini.

Il Parco può divenire laboratorio per sperimentare forme innovative di welfare partecipativo, per dare vita a nuove alleanze fra cittadini italiani e sloveni realizzabili nello scenario europeo, per offrire nuove opportunità di occupazione e di espressione per i giovani, per valorizzare quel variegato universo che chiamiamo Terzo Settore capace di alimentare quelli che chiamiamo  “beni relazionali” a sostegno della coesione sociale:  particolarmente preziosa nelle fasi di crisi come quella che stiamo vivendo.

L’ASS 2 “Isontina” è proprietaria della parte sinistra del Parco,  attigua al confine con la Slovenia. In questa area trova collocazione la maggior parte degli edifici. In alcuni di essi sono ospitati servizi sanitari e amministrativi. In altri trovano sede le attività di alcune cooperative sociali dove lavorano come soci-lavoratori persone seguite dal Centro di Salute Mentale. Altri edifici sono ancora in disuso e necessitano di ristrutturazione.

In due piccoli appezzamenti il Centro di Salute Mentale ha avviato una sperimentazione di “orto etico” in collaborazione con le associazioni di volontariato, la Caritas, l’Istituto scolastico superiore di agraria di Gradisca, la cooperazione sociale, il GRASP di Gorizia.

Nella zona destra del Parco, attualmente di proprietà della Amministrazione Provinciale, sono presenti quattro edifici solo in parte occupati.

Tra i due Enti proprietari attualmente non esiste alcuna progettualità condivisa: il Parco risulta ancora diviso da una anacronistica e inutile rete. La stessa manutenzione del verde è gestita in modo indipendente come se si trattasse di due parchi separati.

Qualsiasi futura iniziativa di valorizzazione di questo luogo dovrà prima di tutto dar vita ad un insieme di soggetti in grado di assumere l’onere e la responsabilità di una progettazione complessiva e condivisa del Parco che fino ad ora non si è mai riusciti a realizzare. Solo così si potrà evitare il degrado degli spazi verdi e degli edifici attualmente non in uso attraverso un piano di sviluppo finalizzato a sperimentare forme innovative di coinvolgimento sia di privati che del Terzo Settore in una logica di “società responsabile”.

Lo strumento di governo di questa progettualità potrebbe essere costituito da una “Fondazione di partecipazione” o altro istituto simile, avente come componenti: Regione, Azienda Sanitaria, Comune di Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio, Università, Cooperazione sociale locale, Associazionismo, Aziende profit e no-profit.

Uno degli interventi prioritari dovrà comunque riguardare le aree verdi. Queste sono in rapido ed evidente degrado in quanto da molti anni non sono oggetto di particolari azioni di cura, non sono mai state sostituite le piante morte e senza alberi non ci sarà più neppure un parco.

Curare la qualità complessiva  del luogo è essenziale per ogni suo uso successivo: in tal senso lo studio realizzato da alcuni studenti della facoltà di Architettura dell’Università degli Studi  di Trieste - Sede di Gorizia  in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale, rappresenta già un primo passo molto interessante per realizzare una progettualità innovativa di recupero ambientale urbano partecipato.

I possibili sviluppi del Parco, andranno individuati e definiti in modo concordato dai titolari della progettualità, tuttavia fin da ora si possono formulare alcune ipotesi che partono fondamentalmente dal desiderio di sperimentare nel Parco Basaglia l’idea  di “città come bene comune” da costruire in forma partecipata. Prendiamone in considerazione alcune di queste ipotesi.

Ospitare la struttura che sarà la sede per le funzioni di “Osservatorio Gravidanza Fisiologica/Casa del Parto” come previsto nell’ambito delle progettualità GECT-GO.

2. Realizzare un asilo nido e una scuola dell’infanzia bilingue (da utilizzare anche come nursery per i dipendenti dei servizi sanitari transfrontalieri) la cui conduzione potrebbe essere affidata a una cooperativa sociale transfrontaliera, e che  favorirebbe l’apprendimento informale della lingua italiana e di quella slovena.

3.Ospitare la sede del CSM A.I. ( disposta dalla Azienda Sanitaria e in fase di ristrutturazione) che si definirà come risorsa per favorire la integrazione con i servizi sanitari sloveni nella costruzione di percorsi di cura non istituzionalizzanti per persone giovani con disturbo mentale, come previsto nell’ambito della progettualità GECT-GO.

4.Dare vita nel Parco, tramite la messa a disposizione di una modesta attrezzatura di arredo esterno e realizzando una zona con WI-FI libero, ad un’area di aggregazione per la popolazione giovanile italiana e slovena, ad esempio un “Centro giovani” transfrontaliero con gestione affidata ad una Associazione giovanile italo-slovena da far nascere ad hoc, che potrebbe utilizzare risorse già presenti nel Parco e ancora poco conosciute e scarsamente adoperate (palestra, campo esterno di pallacanestro, campetto di calcio, sala di incisione per complessi musicali, ecc) e altre da realizzare (ad es. laboratori artistici giovanili).

5. Mettere a disposizione edifici con “start up” di impresa a favore di giovani italiani e sloveni (creazione di una zona di produzione/commercializzazione di prodotti artigianali, realizzazione di un ostello per il turismo giovanile, laboratori informatici per video makers, ecc.) anche con il ricorso a fondi europei.

6. Creare spazi/percorsi ginnici, opportunità di attività orticole (orto etico) per la popolazione anziana italiana e slovena nella logica di assecondare politiche per l’ “invecchiamento attivo”, con la regia di Associazioni di volontariato.

7.  Mettere a disposizione gli edifici attualmente non utilizzati per attività produttive/commerciali compatibili con il contesto e con la progettualità generale, da affidare ad aziende profit o ad imprese sociali che condividano l’intento di favorire l’inclusione sociale di persone fragili,

8. Utilizzare il Parco come sede per ospitare iniziative del tipo  “Walk of live, il cammino della ricerca” (sul modello della ricerca fondi organizzati da Teleton).

9. Mantenere e valorizzare le molteplici e variegate attività dell’Associazionismo presente e già molto dinamico.

10. Organizzare un “percorso informativo”  nel Parco stesso e all’interno di uno degli edifici (es palazzina direzione del DSM), che attraverso strumenti informatici permetta la narrazione del lavoro svolto a Gorizia da Franco Basaglia ( realizzabile in collaborazione con la Fondazione Franco e Franca Basaglia di Venezia e con il DSM di Trieste)  rivolto a visitatori e a studenti gestito da Associazioni di Volontariato.

11. Promuovere l’organizzazione di un “archivio storico” che raccolga e valorizzi il materiale cartaceo di interesse psichiatrico ancora presente in Dipartimento e presso gli archivi della Amministrazione Provinciale.

12. Favorire l’ apertura di un “punto ristoro” multiculturale, progettato e gestito da giovani in forma di impresa sociale. 

   Questa progettualità, appoggiata dal Gruppo Amici del Parco Basaglia che ha raccolto nel giro di tre settimane 970 firme di cittadini che condividono la preoccupazione per l’attuale non-gestione del Parco, è stata presentata a varie autorità tra cui la Presidente della Regione Serracchiani, l’Assessore regionale alla Salute Telesca, il Presidente della Provincia Gherghetta, il Presidente della Camera di Commercio Madriz, il Presidente della Fondazione CARIGO Chiozza, il Presidente della III Commissione del Consiglio regionale Rotelli, il Direttore della ASS 2 Isontina Cortiula.

L’iniziativa ha ottenuto vivo interesse da parte di tutti, che ne hanno riconosciuto l’importanza e si sono dichiarati intenzionati a sostenerla.

In particolare la Presidente Debora Serracchiani ha manifestato la "massima apertura nei confronti di una progettualità che va nella direzione dell'individuazione di nuove vocazioni per la città di Gorizia".Per andare incontro alle iniziative proposte, fatte le opportune valutazioni, la Regione potrebbe "impegnarsi a reperire fondi e soprattutto a creare l'ambito formale in cui inserire la progettualità relativa al Parco, studiando la possibilità di sinergie con il progetto Urban guidato dalla Camera  di Commercio di Gorizia".

Vivamente auspicato da parte della Presidente è stato anche il mantenimento della collaborazione con la facoltà di Architettura dell'Universita' di Trieste, che ha sede a Gorizia, proseguendo il lavoro iniziato da un gruppo di studenti autori di uno studio sul riuso del Parco Basaglia.

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