martedì 7 ottobre 2014

Legambiente: al Ministero le osservazioni sulla VIA del rigassificatore Smart Gas di Monfalcone.

  1. Importanti osservazioni che dimostrano l’insussistenza di un bilancio ambientale positivo;  indicazioni e quesiti di cui tener conto ( la Regione, in particolare) per far quadrare il cerchio delle incongruenze della pianificazione e delle politiche ambientali ed energetiche succedutesi negli anni attorno al Porto e alla centrale A2A. Qualche fastidio  nel collocare l’interpretazione delle relazioni tra A2A e rigassificatore.  


di Martina Luciani

 

Trovate sul sito di Legambiente FVG le osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente a proposito della Via sul mini rigassificatore di Monfalcone.  Lo studio si premura di assicurare che non si fonda su “pregiudizi, né negativi né positivi “ e che si limita ad evidenziare gli impatti ambientali. Tuttavia  le osservazioni in esso contenute offrono numerosi spunti  di riflessione sugli sfondi – chiamiamoli scelte politiche ? – e sui retroscena – chiamiamoli  incoerenza delle scelte politiche negli anni? - in cui il progetto inquadrabile.
Primo fra tutti quello contenuto in questa frase : “
Non sarebbe comprensibile la presenza di un rigassificatore senza la riconversione a gas naturale della centrale termoelettrica attualmente alimentata a carbone e in esercizio da oltre quarant’anni. L’ipotesi è oltretutto prevista nel recente studio della Commissione provinciale istituita ad hoc.”  Cui va aggiunta, confondendoci ulteriormente le idee,  la lettura di questa “ …assurdità che i rigassificatori beneficiano di particolari “trattamenti” di favore per quanto riguarda la remunerazione dell’investimento (cfr. doc. ENEA), ed inoltre ai rigassificatori è riconosciuta una “capacità di rigassificazione” indipendente dalle quantità effettivamente rigassificate. Anche questo è uno degli aiuti alle fonti fossili e un utilizzo distorto di risorse economiche pubbliche”.
Ma forse tutto si chiarisce con : “Per Legambiente FVG l'iniziativa non ha alcun significato strategico in materia energetica perché non è collegata ad alcuna logica di risparmio ed efficienza energetica o di sviluppo delle fonti rinnovabili.
Non è inoltre, allo stato attuale, collegata in alcun modo alla trasformazione o cessazione dell'utilizzo del carbone e alla riconversione della centrale termoelettrica che potrebbe, da un certo punto di vista, costituire una compensazione strategica e locale per eventuali impatti negativi”. La cautela dell’inciso “ da un certo punto di vista” è un piccolo capolavoro di tattica enunciativa.
Oltre a rilevare una serie di incongruenze, incoerenze  e insufficienze del progetto, Legambiente ritiene che esso debba essere considerato sussidiario rispetto i generali ( ancora in fieri) assetti pianificatori del Porto di Monfalcone e quindi vada valutato nell’ambito della VAS cui va sottoposto il PRP.
Inoltre focalizza anche alcuni principi di carattere generale, sui quali non sono certamente chiamati a rispondere i proponenti di SmartGas ma che riguardano la strategia nazionale ed europea in materia di energia e clima.  Primo fra il richiamo alla “impellente, assoluta, prioritaria urgenza di contenere l’aumento, più rapido del previsto, dell’effetto serra e, quindi, dei gas climalteranti”, e quindi alla inadeguatezza di qualsiasi scenario che non abbia propositi di transizione dalle energie fossili alle rinnovabili  ben più drastici e restrittivi dell’ormai superato “20 – 20 – 20”.
Legambiente, dopo aver ricordato che attualmente la capacità produttiva dei rigassificatori italiani eccede di oltre 10 miliardi di metri cubi l’effettivo utilizzo, chiede inoltre una valutazione sull’opportunità/necessità di un rigassificatore nell’Alto Adriatico, e sottolinea che la Strategia energetica nazionale 2013, con riferimento alle iniziative dirette a rendere l’Italia un mercato competitivo del gas e hub Sud Europeo, prevede nuove infrastrutture con particolare riferimento a capacità di stoccaggio (per soddisfare le esigenze di punta in erogazione, favorire il buon funzionamento del mercato e garantire elevati livelli di sicurezza di approvvigionamento) e a terminali GNL (per assicurare sufficiente capacità di import, soprattutto per operazioni spot)”. Il che significa, sottolinea lo studio di Legambiente, la non necessità di aumentare le capacità di approvvigionamento (semmai di diversificarle) e il carattere di eccezionalità del ricorso al GNL.
Quindi: “il progetto non costituisce una proposta in grado di garantire un bilancio ambientale positivo.”

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