mercoledì 27 febbraio 2019

Petizioni popolari industrie insalubri e PCCA. Il Comune palleggia principi costituzionali come fosse un giocoliere: si limitasse a perseguire l'interesse pubblico sarebbe meglio.



 Insistendo perchè il consiglio comunale sia investito delle questioni oggetto di due petizioni popolari, scopriamo che il nostro Comune si dedica ad effettuare il bilanciamento di principi costituzionali: ah, però, che forti! e noi che eravamo convinti perseguisse, in quanto ente esponenziale di tutti cittadini, l'interesse della comunità applicando i principi costituzionali! Ovvero che comparasse,Costituzione in una mano e cassetta degli attrezzi normativi nell'altra, il prevalente interesse della collettività a fronte degli interessi dei privati.
 

di Martina Luciani


La stampa locale ha pubblicato la nota del Sindaco di Gorizia che, analogamente a quanto risposto dopo essere stato sollecitato dal comitato promotore a proposito delle petizioni presentate al Comune  tra l'altro afferma che: “[…] l'obiettivo della tutela della salute e dell'ambiente non pare possa ritenersi razionalmente perseguito allorquando vengano poste limitazioni alla libera iniziativa economica del privato basate sul solo dato della distanza dall'abitato del manufatto in cui esercitare determinate attività. Ciò senza dunque verificare se esistano squilibri territoriali o situazioni dell'abitato già compromesse ovvero se gli impatti determinati siano o meno superabili, tenuto conto dei progressi della scienza e della tecnologia in campo di abbattimento delle emissioni inquinanti o moleste. Si ricorda, infatti, che il diritto alla tutela della salute e dell'ambiente, alla libertà dell'iniziativa economica privata e al lavoro sono tutti principi tutelati costituzionalmente che richiedono un continuo e vicendevole bilanciamento, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi, nel rispetto dei canoni di proporzionalità e di ragionevolezza”

Di bilanciamento di principi costituzionali si parla diffusamente da una quindicina di anni  e se in precedenza  l’argomento era proprio dei giuristi  oggi  si può, anzi si deve pretendere, che  ne capiscano qualcosa i vertici di una pubblica amministrazione.
Stupisce non poco, pertanto, l’argomentazione che il Sindaco Ziberna ha svolto nella sua “politichese” risposta; ciò in quanto ha posto sullo stesso piano impresa privata e cittadino.
Dimenticando od omettendo, quindi, che il Sindaco è il legale rappresentante del Comune, il quale altro non è che l’ente rappresentativo di una comunità di persone e non di imprese. Il Comune, in altri termini, deve tutelare i suoi cittadini e non certamente le imprese intenzionate ad installarsi sul suo territorio.

domenica 3 febbraio 2019

Massimo Moretuzzo ( Patto per l’Autonomia) : si a nuovi cantieri per la salvaguardia e valorizzazione del territorio, no grandi opere insostenibili per ambiente e paesaggio.


Il segretario del Patto per l’Autonomia e consigliere regionale ha diffuso oggi una lettera aperta intervenendo nel dibattito sullo sblocco dei cantieri: certamente è necessario investire, ma cominciando con il mettere i Comuni nelle condizioni di avviare i cantieri già previsti e facendo lavorare le imprese locali.





Nelle ultime settimane si sta sviluppando un dibattito importante in merito allo sblocco
dei cantieri e all’opportunità di finanziare investimenti pubblici che potrebbero creare
migliaia di posti di lavoro e avere una funzione anticiclica in vista di una fase economica che si preannuncia particolarmente difficile.
Questo appello ha un valore particolarmente significativo nella nostra regione, dove gli investimenti pubblici sono precipitati nell’ultimo decennio in modo drammatico.
La scure sulle politiche di investimento è diretta conseguenza dei tagli che il bilancio del Friuli-Venezia Giulia ha subito in seguito alle imposizioni e ai patti finanziari sottoscritti con lo Stato, che dal 2011 al 2017 sono costati almeno 7 miliardi di euro.
Il risultato è che
negli “anni orribili” 2008/2016, c’è stato un calo diffuso della nostra economia, che ha
colpito in particolare la provincia di Udine con un calo del 17,3%.

La necessità di un piano straordinario di investimenti è quindi un dato oggettivo, se
riteniamo che il nostro territorio non possa sopportare un’ulteriore ondata di crisi, di chiusure di aziende, di diminuzione di posti di lavoro.
È indispensabile però porci delle domande: di quale tipo di opere c’è bisogno? Quali cantieri dobbiamo avviare? Come destinare le poche risorse disponibili per dare un segnale immediato?

Non credo che per il Friuli-Venezia Giulia la risposta stia in progetti faraonici, in poche
opere costosissime che necessitano di decenni per essere cantierate, che vengono solitamente gestite da imprese che arrivano da fuori e lasciano alla nostra economia solo le briciole, e hanno spesso un impatto ambientale e paesaggistico insostenibile.