giovedì 27 giugno 2019

PRGC di Gorizia: le ineludibili questioni di metodo, prima e durante la realizzazione del più importante strumento dell' ente esponenziale della comunità.

Foto di Fabio Falorni









Osservazioni sul primo incontro del progetto “Gorizia 2.0.Per una nuova città: partecipata, sostenibile,transfrontaliera”. I cittadini lo intuivano, ora ne hanno la certezza: senza aver capito le questioni di metodo, parlare di nuovo PRGC è parlare a vanvera.



di Martina Luciani



Devo fare una premessa personale. Sulle pagine di questo blog spesso abbiamo fatto riferimento all’urbanistica ( e quindi ai piani regolatori comunali) insistendo sul fatto che i giudici amministrativi e costituzionali hanno da tempo archiviato la visione meccanicistica e riduttiva di “espressione della potestà edificatoria sul suolo” e si pronunciano in senso profondamente diverso.
Ad esempio definiscono l’urbanistica quale potere di pianificazione rivolto alla realizzazione  contemperata di una pluralità di interessi pubblici (e segnatamente di quelli ambientali), che trovano il proprio fondamento in valori costituzionalmente garantiti( Consiglio di Stato, 18 settembre 2017);  ancora, potere di pianificazione che realizzi lo sviluppo complessivo e armonico del territorio, cioè promuova un modello di sviluppo sociale ed economico dei luoghi in considerazione della loro storia, tradizione, ubicazione.(Consiglio di Stato, n.2710 del 2012).
Gli interessi pubblici garantiti dalla Costituzione, e classificabili come  non comprimibili nella relazione con altri interessi seppur anch’essi costituzionalmente tutelati,  nello specifico sono identificati negli articoli 2, 3, 9, 32 e 41 della Costituzione.

Ieri ho avuto l’occasione di abbeverarmi alla fonte ( competenze, esperienze, professionalità) degli urbanisti veri, cioè gli architetti. Fantastica occasione di riscontro e conoscenza, tra l’altro comprensibilissima anche ai non addetti ai lavori: perché ho visto dimostrato che (volendo e sapendo) si può realizzare nella pratica ciò che tante importantissime pronunce mettono come fari nell’orizzonte degli amministratori italiani. Con risultati veramente importanti per le comunità coinvolte dalla realizzazione dei nuovi PRGC, tali da declinare nella realtà i fini della Prosperità, del Benessere, della Sicurezza, della Salute condivisi tra tutti i cittadini. 

Durante l’incontro con le due architetto invitate a partecipare a “Gorizia 2.0. Per una nuova città: partecipata, sostenibile,transfrontaliera” Paola Cigalotto ed Elena Marchigiani ci hanno chiarito le fondamentali questioni di metodo che preliminarmente un’amministrazione deve far proprie nell’affrontare il percorso di un nuovo piano regolatore comunale  e che, in itinere, sono strumenti di lavoro ineludibili viste le nuove criticità ( ambientali, sociali, economiche), la necessità di promuovere strategie integrate di resilienza alla scala urbana e territoriale  e i nuovi obiettivi per dare qualità ( sostenibilità) allo sviluppo indicati nell’Agenda 2030, che l’Italia si è impegnata a perseguire nell’ambito della propria programmazione economica, sociale e ambientale.
L’alternativa non c’è. Lo sanno a Parigi come a Tavagnacco.  E lo dice la nostra Costituzione, che rimane sempre quella e funziona anche dopo Kyoto. Lo dice anche la programmazione europea 2021 – 2027. 

martedì 25 giugno 2019

PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE DI GORIZIA: facciamo un po' di chiarezza. Anche sulla riapertura di galleria Bombi.


Il Comune di Gorizia, il 12 giugno 2019 ha assegnato,a trattativa diretta, all’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG),la redazione di uno “Studio socio-economico territoriale propedeutico alla revisione dello strumento urbanistico generale in un’ottica di sviluppo strategico della città di Gorizia”, stabilendo il termine del 30 giugno per la presentazione dell’offerta. Per lo svolgimento dell’incarico sono previsti 255 giorni, suddivisi in tre fasi: sicuramente non avremo i “risultati attesi” prima della fine di luglio 2020. Considerato che il mandato dell'attuale sindaco scadrà nel 2022, e che realizzare un PRGC in meno di tre anni è impresa da supereroi, è ragionevole concludere che questa amministrazione non ce la farà. 



di Sergio Pratali Maffei


Visto che da parte del sindaco Ziberna si ripetono quasi quotidianamente roboanti dichiarazioni relative alla imminente revisione del Piano Regolatore Generale Comunale (o al suo rinnovo, non è dato sapere), cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, il più possibile oggettiva, degli atti ufficiali che riguardano questo tema.

Anche perché, altrettanto quotidianamente, sindaco e giunta demandano tutti gli altri atti relativi al governo della città, attesi da anni, come piano del traffico o di zonizzazione acustica, all’approvazione dello stesso nuovo PRGC.



Dunque il piano vigente, come noto, risale al 2001 e si fonda su analisi e studi condotti tra il 1996 e il 1997. Risale, in altre parole, a un’altra epoca, e su questa considerazione pare che tutti concordino, senza eccezioni.

C’è però un documento, precedente a tale piano, che vale la pena di richiamare in quanto definisce le regole alle quali si deve attenere il principale organo di gestione amministrativa della nostra comunità, ovvero lo Statuto Comunale.

In tale documento, che risale al 1996, si trovano, al titolo VII, le norme che regolano gli “Istituti di partecipazione popolare”, che non ci risulta siano mai state applicate (per oltre due decenni) nonostante le ripetute dichiarazioni di disponibilità da parte di Sindaci e Assessori, rimaste però senza alcun seguito.

Basti pensare, in tal senso, alla recente vicenda delle petizioni popolari su industrie insalubri e adozione piano zonizzazione acustica, e alla mancata (prima), tardiva e sbrigativa (dopo) discussione in Consiglio Comunale.



Ma torniamo al PRGC, o meglio alla volontà di rivederlo espressa dal Sindaco Ziberna.

Nel luglio del 2016 (Sindaco Romoli) viene redatto un documento, a firma dell’allora Assessore Pettarin, che definisce le “direttive per una variante strutturale e ricognitiva”, peraltro molto sintetica e generica, delle quali richiamiamo due passaggi.


Il primo è la considerazione che “per migliorare la vivibilità di Gorizia è dunque fondamentale per gli amministratori stessi aggiornare il proprio bagaglio d’idee e di strumenti per rispondere ai nuovi e diversi bisogni”.
È
anche per questa ragione che abbiamo ritenuto opportuno avviare un percorso, denominato Gorizia 2.0, di conoscenza condivisa invitando a Gorizia alcuni tra i maggiori esperti, nei settori della pianificazione e dell’urbanistica, che operano nella nostra regione.


Il secondo punto riguarda due spunti (sui tre presenti) “utili ad una riflessione orientata all’azione progettuale”, ovvero il “recupero della propria identità” e la “partecipazione dei cittadini alle visioni del futuro della città ed alle scelte di attuazione del Piano”. Spunti certamente condivisibili anche se ancora troppo generici per risultare ineludibili e determinanti.



Dopo 4 mesi (quattro), l’8 novembre 2016, a pochi mesi dalla fine del mandato, il documento approda in Consiglio Comunale per l’approvazione (29 favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti).

lunedì 24 giugno 2019

Sapete di cosa vive un albero? A Gorizia, molti vivono d'amore, e basta.

In diverse aiuole di corso Italia (se così si possono chiamare) le possibilità di sopravvivenza degli esemplari arborei, che sono elemento essenziale di quella cosa detta "viale", è ridotta ai minimi termini. Errori madornali nella gestione dei lavori, incuria, indifferenza e totale assenza del ripristino di condizioni corrette per la vita delle piante.



di Martina Luciani

Sopra lo strato biancastro, assolutamente compatto, venato di spaccature in stile desertificazione avanzata, impraticabile anche per le più tenaci erbacce, una velatura verde. Sempre più diffusa, a chiazze che lentamente si riuniscono a formare coperture estese.

Ho descritto la condizione indecente del terreno delle aiuole di corso Italia reduci dai lavori di rifacimento.
Brutte all'ennesima potenza. Ma soprattutto insane, perchè quel poco spazio lasciato all'albero per ricevere acqua e aria è cementificato quasi ovunque. Accuratamente compattato.

La velatura verde è una proliferazione di alghe. Causata con tutta probabilità dal permanere a lungo di quantità d'acqua piovana, che non riescono a penetrare nel suolo compatto ed evaporano lentamente. Considerato che tutto attorno agli insediamenti degli alberi c'è asfalto, cemento, pietre e mattoni, la quantità d'acqua loro necessaria deve per forza provenire dalle perdite d'acqua delle condutture sotterranee. Ma noi che c'importa? Ci siede al bar e si ordina una bella bibita. Gli alberi si arrangino pure, sono di tutti e quindi di nessuno. 

domenica 23 giugno 2019

I GIARDINI PERDUTI DI LHASA. A 60 anni dalla Battaglia di Lhasa, quando il Tibet perse ogni brandello di indipendenza, ricordiamo la scomparsa bellezza verde della capitale.

Nel sessantesimo anniversario dell'inizio della rivolta tibetana nel parco di Norbulink, la recensione incrociata di:
Silvia Vernetto – In Tibet. – Ed. Lindau, 2008.
Robert Barnett – La città illeggibile. Storie narrate dalle strade di Lhasa. – Centro Documentazione Alpina, 1999.



Sessantanni fa, a Lhasa, nel parco di Norbulingka, dove si trovava la residenza estiva del Dalai Lama, si riunì una folla di trentamila tibetani. Volevano proteggere il loro leader, che ritenevano stesse per finire inerme nelle mani dei cinesi, pretendevano che il loro paese fosse liberato dalla brutale occupazione della Repubblica popolare cinese e recuperasse la sua indipendenza.
Il Dalai Lama, ritenendo che l'unico modo per calmare la tensione ed evitare il peggio al suo popolo fosse la fuga, riuscì, nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1959, ad uscire dalla residenza e riparare nelle aree meridionali del paese, ancora non interamente sotto controllo cinese. Il giorno successivo cominciò la Battaglia di Lhasa, feroce repressione del popolo tibetano: i cinesi bombardarono la residenza e il parco di Norbulingka, convinti che il Dalai Lama fosse ancora là, e imperversarono contro i civili.  Morirono più di 87 mila persone, sotto i colpi di un esercito moderno e ben armato, al quale potevano opporsi praticamente solo con i loro corpi; altre decine e decine di migliaia furono deportate.
Il governo tibetano venne sciolto e tutte le autonomie riconosciute dal Trattato in Diciassette Punti abolite. Intanto la Preziosa Presenza aveva deciso che l'ultima opzione era  fuggire per l'India, dove venne accolto, costituendo un governo in esilio, e dove nel tempo oltre 100 mila tibetani lo raggiunsero.




“Uno dei miei posti preferiti di Lhasa è un piccolo parco dietro il Potala. Antichissimi alberi ne costeggiano i sentieri. Sono così contorti che i rami diventano radici , e le radici si fanno rami. (…) Nel parco c’è un laghetto. Al centro sorge una minuscola isola, collegata alla terraferma da un ponticello arcuato, e, al centro dell’isola, un ancor più minuscolo monastero, abitato da una manciata di monaci. Anatre bianche vivono sulle sue sponde.”
La descrizione è di Silvia Vernetto, astrofisica torinese che ha partecipato a progetti di ricerca sui raggi cosmici in un laboratorio d’alta quota in Tibet: dal suo vivere tra i tibetani e dal suo vagabondare tra città, villaggi, altopiani sperduti e monasteri, è nato uno dei libri più sinceri, completi e avvincenti sul Tibet contemporaneo.
Quell’angolo di pace in cui la Vernetto usava sostare a contemplare la mole del Potala incombente sul laghetto probabilmente è il Lukhang, una delle reliquie dell’enorme distesa verde che circondava Lhasa: nel 1959, in una pianta topografica della città, era indicata una cerchia di 22 parchi, una fascia lussureggiante di vegetazione spontanea che veniva tenuta allo stato naturale e nella quale gli abitanti usavano andare a fare il picnic nei giorni di festa.

sabato 22 giugno 2019

BUON LAVORO GORIZIA! Cominciamo a parlare del nuovo Piano Regolatore Generale, per capire bene a che punto siamo, dove andiamo e come.



PER UNA NUOVA CITTÀ: PARTECIPATA, SOSTENIBILE, TRANSFRONTALIERA.

Obiettivo generale del progetto Gorizia 2.0 è quello di proporre un percorso di avvicinamento, consapevole e partecipato, verso la definizione del nuovo Piano Regolatore Generale di Gorizia.



 

Questo è l’incipit della presentazione del progetto, articolato in una prima sessione di tre incontri tra il 26 giugno e il 10 luglio prossimi.

E’ forse la prima volta da tantissimo tempo che si focalizza l’attenzione, da parte di un gruppo di soggetti espressione di molteplici livelli cittadini di rappresentanza e di azione, sul concetto della partecipazione e della consapevolezza in ordine a questioni di pianificazione e regolamentazione generale della città, intese come metodo di lavoro puro e semplice.  
Nel passato più o meno recente, il concetto (che in realtà è un Principio) è stato invece percepito, di volta in volta, quale autentico cilicio sui fianchi dell’amministrazione in carica, pretesa esorbitante dei cittadini nei confronti dell’interlocutore pubblico, camuffamento di istanze NIMBY o ambientaliste radicali o anti progressiste con i panni degli interessi collettivi. Le reazioni dei soggetti pubblici coinvolti dai cittadini si sono sviluppate in conseguenza a questa percezione.
 
Negli ultimi anni, quando sono state evidenziate criticità, anche tali da comprimere e mettere a rischio diritti fondamentali, quante volte la controparte pubblica si è dimostrata diffidente, lontana se non irraggiungibile, magari pure palesemente infastidita da intromissioni nella gestione delle specifiche competenze istituzionali?
Quante volte il “pubblico” ha sprecato  importanti occasioni per ascoltare e comprendere, per adempiere al meglio ai ruoli di governo attribuiti con i meccanismi del sistema democratico vigente?

Le faticose esperienze dei cosiddetti “comitatini” hanno dimostrato che non è sufficiente che le istanze si sviluppino legittimamente nelle modalità e forme previste, né che siano condivise da grandi numeri di persone o corrispondano a questioni che sempre più sono considerate prioritarie e che, purtroppo per noi tutti, dimostrano quanti e quanto gravi errori sono stati compiuti negli ultimi decenni nella gestione del territorio e delle comunità.
Gli spazi di effettiva partecipazione raramente sono stati offerti senza preclusioni, esplicite o meno. Qualche esempio qui, o qui o qui , ma gli esempi sono infiniti.

Avremo certamente occasione, visto l’ampio spazio che il progetto dedica al dibattito con il pubblico, di toccare anche  le esperienze locali di cittadinanza attiva e di autentica espressione della sussidiarietà orizzontale ( meglio, circolare).
Cioè quella collaborazione operativa in materia di bisogni collettivi e interessi generali che coinvolge i cittadini ed è manifestazione di responsabilità condivisa relativamente ai beni comuni; e che la nostra stessa Costituzione considera strumento per rendere più efficaci gli interventi degli organi di governo a favore della comunità. 

Questo il programma delle tre giornate.
Ogni incontro, introdotto da un rappresentante delle associazioni promotrici e moderato da due consiglieri comunali, avrà la durata di circa 2 ore, coinvolgerà 2 relatori, esperti nelle tematiche affrontate, con interventi di 20 minuti ciascuno, presentati a titolo personale e seguiti da un ampio spazio per domande, approfondimenti.

MERCOLEDÌ 26 GIUGNO, h 17.15-19

1_ questioni di metodo

_ arch. Paola Cigalotto

_ arch. Elena Marchigiani

MERCOLEDÌ 3 LUGLIO, h 17.15-19

2_ smart cities e sviluppo sostenibile

_ dott. Luca Cadez

_ arch. Claudia Marcon

MERCOLEDÌ 10 LUGLIO, h 17.15-19

3_ per una nuova città transfrontaliera

_ arch. Alessandra Marin

_ arch. Aleksandra Torbica



Dopo l’estate (a partire da settembre ed entro la fine dell’anno) sarà sviluppato un altro percorso, che prevede la realizzazione di una serie di incontri informativi presso i diversi quartieri di Gorizia, peraltro già in parte avviato.
Allo stesso tempo, sempre in questa fase preliminare, verranno raccolti e presentati in una mostra diffusa i contributi di idee che in questi ultimi anni sono stati sviluppati da associazioni e cittadini.

Alla conclusione di questo secondo percorso sarà organizzato un laboratorio partecipativo, da tenersi  nell’arco di un’unica giornata, con il metodo dell’open space technology, per l’individuazione delle tematiche più sentite dalla cittadinanza e per sviluppare collettivamente le relative proposte.
BUON LAVORO GORIZIA!

giovedì 20 giugno 2019

Comitato promotore della petizione su industrie insalubri: e di nuovo si scrive al sindaco! Stavolta c'è pure una istanza, come da Statuto comunale.


Il comitato promotore delle petizioni popolari chiede formalmente di conoscere la dichiarazione di innammissibilità della petizione su industrie insalubri. E chiede anche che il Comune solleciti un parere sulla questione dagli uffici regionali competenti.




Provate a leggere quanto segue, è la trascrizione più accurata possibile delle dichiarazioni rese dall'assessore Del Sordi durante la seduta del consiglio comunale del 3 giugno 2019.

"....Modificare un piano regolatore significa andare a modificare una legge che per essere modificata deve avere certi requisiti, per modificare una legge non si può, questo non perché non si vuole, ma perché purtroppo il nostro ordinamento non lo permette, non si può badare solo a quelle che sono le giuste e legittime richieste di chi ha firmato una petizione o quant'altro perché se da una parte ci sono le giuste e legittime richieste di chi firma una petizione per modificare questa legge, per modificare una legge bisogna avere anche un parere, questo ahimè purtroppo lo prevede la norma.
Il sindaco le ha detto: è stata fatta un'istruttoria, istruttoria tecnica da parte dell'ufficio, il quale alla fine semplificando e banalizzando dice che quel tipo di modifica non poteva essere accolta..."
Mi rendo conto che non si tratta di un testo agevole, incuriosirebbe persino Noam Chomsky e i linguisti convinti che bisogna analizzare le strutture profonde del linguaggio e non solo quelle superficiali; ma anche ritenendo che una lingua si rimodella secondo gli utenti, le circostanze,i presupposti, qua non è impresa facile determinare le relazioni tra "modificare un piano regolatore", "una legge che per essere modificata deve avere certi requisiti" (... eh non so cosa farci, così ha detto l'assessore), "il nostro ordinamento non lo permette", e così via, lungo tutto un discorso che non ho riportato (e mi aspetto gratitudine dai lettori).

Quello che noi cittadini,firmatari della petizione su industrie insalubri, abbiamo compreso ( qui i dettagli) è che il pezzo di carta su cui stava scritta è stato consegnato in un ufficio dotato delle competenze tecniche per valutarlo e che dopo questo procedimento lo stesso ufficio ha detto: non si può fare. No se pol. Non va bene: avrebbero dovuto dircelo subito che la petizione era innammissibile, e avremmo discusso di quello, nei mesi successivi, invece di impegnarci - noi e pure i consiglieri comunali - a portare il tema in consiglio comunale, assieme all'altra petizione, quella sull'adozione del Piano di classificazione acustica.

Fatto sta che che di nuovo i cittadini si mettono al lavoro e scrivono al Sindaco, perchè questo documento lo vogliono proprio leggere,la richiesta era già stata resa pubblica con un comunicato ed era anche stata amplificata dalla stampa locale, ma evidentemente non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Oggi, dunque, è stata depositata all'ufficio protocollo del Comune una lettera cortese in cui si ripropone la richiesta e si aggiunge un'ulteriore istanza.  Le istanze sono
previste dall'art. 76 dello Statuto del Comune di Gorizia: i cittadini possono rivolgere agli organi elettivi comunali istanze dirette a promuovere interventi per la tutela di interessi collettivi, alle quali il sindaco deve dare risposta scritta entro due mesi dal ricevimento.
Nello specifico, l'istanza chiede che "L'iter di approvazione di un Piano Regolatore prevede sia la Regione a confermare l'esecutività, disporne la rielaborazione da parte dell'amministrazione comunale oppure imporre delle modifiche; per meglio affrontare il percorso partecipato previsto ed avere da subito un parere tecnico da chi dovrà disporre l'esecutività del piano, rivolgiamo un istanza
diretta a promuovere interventi per la tutela di interessi collettivi in base all'art.76 dello Statuto Comunale, sempre nella massima collaborazione e trasparenza nei confronti di
tutti i firmatari della petizione, che dell'ammissibilità tecnica di quanto chiesto dalla petizione sia investito il competente ufficio regionale, chiedendo un parere a riguardo."

Questo il comunicato stampa trasmesso oggi dal comitato promotore.


COMUNICATO STAMPA.
20 GIUGNO 2019
In consiglio comunale la petizione popolare su industrie insalubri è stata definita “non accoglibile”.
 Dichiarazione sconcertante: il comitato promotore non ne sapeva niente e vuole il documento dell’istruttoria tecnica che ha prodotto questa conclusione. Istanza al Sindaco per ottenere un parere dagli uffici regionali competenti in materia.

A quattro mesi e mezzo dal deposito, in consiglio comunale si dice che, in base ad una istruttoria tecnica, la petizione popolare per una Variante al PRG del comune di Gorizia che inserisca norme più stringenti per la realizzazione di industrie insalubri e impianti gestione e trattamento dei rifiuti speciali per il miglioramento e la salvaguardia ambientale non può essere accolta, cioè è inammissibile,  il comitato promotore ha chiesto al Sindaco di Gorizia di poter leggere il relativo documento.
In realtà questa informazione avrebbe dovuto pervenire al comitato parecchio tempo fa, unitamente ad altre notificazioni relative all’iter procedurale, con una comunicazione al proponente in cui  si dichiarasse, esplicitamente e con adeguata motivazione, non accoglibile quanto richiesto dalla petizione.
La lettera consegnata oggi al Comune di Gorizia, e sottoscritta da numerosi cittadini firmatari della petizione popolare,  precisa il contesto in cui è avvenuta questa dichiarazione da parte dell’assessore Del Sordi, il quale ha anche sostenuto che ai proponenti era stato risposto che l’argomento individuato non poteva essere trattato. Invece la risposta del Sindaco esprimeva un concetto completamente diverso, cioè che l’amministrazione per dare adeguata risposta alle istanze della cittadinanza intendeva approfondire la questione nell’ambito della variante generale al PRGC.

Inoltre, il comitato promotore ricorda al Sindaco che la modifica richiesta dalla petizione va semplicemente a limitare le destinazioni d'uso di due zone omogenee (artigianale ed industriale), analogamente a quanto già fatto dal piano della zona industriale di Sant'Andrea, approvato dalla Regione nel settembre del 2017, al quale  questa Amministrazione comunale, nell'agosto dello stesso anno, aveva dato una valutazione tecnica favorevole. Perché dunque stavolta, sempre stando a quanto dichiarato in consiglio, non si potrebbe più fare?

Infine, in base all’art. 76 dello Statuto comunale sulla promozione di interventi per la tutela di interessi collettivi, è stata rivolta al Sindaco istanza affinchè , in previsione di una revisione strutturale del piano che dovrà ottenere anche il nulla osta regionale, si provveda ad investire il competente Ufficio regionale della questione relativa all’ammissibilità tecnica di quanto oggetto della petizione popolare, ottenendo un parere a riguardo anche per meglio affrontare il percorso partecipato che la Giunta ha previsto e annunciato.









giovedì 6 giugno 2019

L'insostenibile leggerezza dell'essere amministratore a Gorizia: a distanza di quasi 4 mesi dal deposito, si scopre che una petizione è stata classificata inammissibile. E nessuno l'aveva mai detto prima!

Il comitato promotore delle petizioni popolari  su industrie insalubri e adozione piano zonizzazione acustica vuole leggere il documento con cui l’ufficio tecnico del comune avrebbe definito inammissibile la petizione su industrie insalubri. Il comunicato stampa.




Gorizia 6 giugno 2019.

COMITATO PROMOTORE DELLE PETIZIONI POPOLARI  SU INDUSTRIE INSALUBRI E ADOZIONE PIANO ZONIZZAZIONE ACUSTICA:  VOGLIAMO LEGGERE IL DOCUMENTO CON CUI L’UFFICIO TECNICO DEL COMUNE HA DEFINITO INAMMISSIBILE LA PETIZIONE SU INDUSTRIE INSALUBRI.

Perché questa amministrazione vuole tenere aperte le porte alle industrie insalubri di prima classe, perché non vuole rendere più precise ed efficaci le limitazioni a questo tipo di attività produttive che peraltro in parte già sussistono nelle norme regolamentari del Consorzio della zona industriale, perché non sente la responsabilità di varare il piano di classificazione acustica?

Queste alcune delle domande alle quali il Comitato promotore delle due petizioni popolari vorrebbe trovare risposta, visto che dalla discussione svoltasi il 3 giugno scorso in consiglio comunale sono emerse informazioni prive di riscontri, affermazioni contraddittorie e prospettive di cui non si capisce l’orizzonte temporale.

Ma due cose sono certe: le oltre 3000 firme presentate a sostegno delle petizioni non sono considerate meritevoli di risposta nei termini e nei modi previsti dallo statuto comunale né il consiglio comunale è messo in condizione di esprimersi su materie che sono inequivocabilmente di sua competenza.

Il fatto più sconcertante, però, è stato scoprire, grazie ad una comunicazione verbale in corso di seduta consiliare, che l’ufficio tecnico ha preso in carico la petizione sulle industrie insalubri, che ha chiarito che la modifica proposta al Piano regolatore generale non può essere fatta nei termini indicati, che per attuarla bisogna trovare il modo di far rientrare la variante richiesta tra le istanze del futuro PRG e che chi ha preparato la petizione non si è accorto che per realizzare la variante richiesta bisogna cambiare completamente l’impostazione del PRG. 
Queste dichiarazioni stanno a significare che la petizione è stata classificata come inammissibile, pur riguardando materia di competenza del consiglio comunale: il comitato promotore avrebbe dovuto essere informato immediatamente di questo parere tecnico, non certamente il 3 giugno.
Pertanto si richiede formalmente di conoscere il documento che descrive gli elementi ostativi alla variante richiesta.
Il comitato promotore, inoltre, ritiene irresponsabile che un’amministrazione comunale non si doti di uno strumento previsto per legge quale il piano di zonizzazione acustica perché decide di seguire altre questioni, tanto più che il piano già predisposto aveva ricevuto nel 2014 il parere favorevole dell’ARPA ed era quindi pronto per passare alle fasi successive del procedimento di adozione.

Il comitato promotore infine non ritiene nemmeno di dover ribattere, tanto sono prive di fondamento, alle spiacevoli insinuazioni sulla correttezza formale della campagna di raccolta firme, e ribadisce per l’ennesima volta l’indipendenza del comitato promotore stesso che in ogni fase di discussione pubblica ha sempre invitato TUTTI i consiglieri comunali a confrontarsi con i cittadini. Se pare inaudito che i cittadini possano muoversi in autonomia sui temi che li riguardano direttamente , riteniamo che questo corrisponda a una considerazione massimamente riduttiva delle capacità dell’opinione pubblica e dell’interesse dei cittadini alla partecipazione democratica diretta.