mercoledì 29 aprile 2015

Scuola. Il 5 maggio, a Gorizia un flash mob collegato con le piazze italiane in occasione dello sciopero nazionale.


Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno proclamato per il 5 maggio uno sciopero generale contro la riforma della scuola, cui parteciperanno docenti, personale ATA e dirigenti.
A Gorizia, in collegamento con numerosissime piazze Italiane, si svolgerà un flash mob, con lo lo slogan "Nessuno resti a casa", in piazza Vittoria, dalle 12 alle 12.30.


 


I docenti  incontreranno liberamente in gruppi spontanei le famiglie per spiegare le ragioni del loro dissenso al progetto di legge sulla scuola e per chiedere la partecipazione attiva di tutti al progetto educativo di ogni istituzione scolastica. Nel documento che sostiene l'iniziativa e ne precisa gli obiettivi, si legge:

Scrivere, insieme con le famiglie e gli studenti, un nuovo progetto di scuola condiviso.
1) Per una scuola libera, democratica e partecipativa. La comunità scolastica nel suo insieme (docenti, personale, famiglie, ragazzi) deve essere al centro del progetto educativo dell'istituzione scolastica. Il Preside deve avere la fiducia della propria comunità e deve agire sulla base di un progetto di scuola condiviso.
 2) La stabilizzazione di tutti i precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio. Contro la mobilità forzata dei docenti.
 3) Rinnovo del contratto del personale della scuola.
 4) Contro la chiamata diretta del personale docente e per il rispetto delle graduatorie.
Informazioni sull'evento:

Centrale biomasse Gorizia/ rigassificatore di Monfalcone): la politica super partes o in gioco tra le parti?



Una nota di Manuela Botteghi, Movimento 5 Stelle Gorizia



 

Sentir ripetere le solite tristi storie degli industriali perseguitati,raffigurati come novelli cavalieri  erranti senza macchia e senza paura, reca con se il rischio di slogamento delle mascelle causa sbadigli .
Sai  che notizia!
Sarebbe invece una  novità se ci fosse  un accenno di autocritica per come sono gestite tante iniziative industriali,  un ragionamento  che distingua tra imprenditoria responsabile e di qualità e  imprenditoria “di rapina”che se ne frega di ciò che ha intorno e che lascia territori devastati, che poi devono essere bonificati a spese della collettività . Si scelgono i siti per gli insediamenti sulla base delle proprie legittime convenienze e poi si chiede che la  politica si uniformi a queste convenienze ,confondendo ad arte i ruoli.

martedì 28 aprile 2015

Centrale/i a biomasse: Essere Cittadini pone precisi quesiti agli assessori e al presidente della Provincia. Attende risposta.

L'esigenza di essere informati, di partecipare al dibattito su una questione che riguarda fondamentali diritti, di avere precise risposte su aspetti tecnici del progetto della centrale a biomasse di Rail Service ancora oscuri per i comuni mortali, ha spinto l'associazione Essere Cittadini, per il tramite del suo presidente Stefano Cosolo,  a inviare una lettera al presidente Enrico Gherghetta e agli assessori della giunta provinciale. 




" Siamo un gruppo di cittadini che abitano a Gorizia e vi scriviamo mossi da un vero e proprio interesse politico: la nostra salute, la possibilità di crescere serenamente i nostri figli, di far frequentare loro gli asili, le scuole, le strade, i parchi pubblici e di svolgere la nostra vita sociale, familiare e lavorativa senza correre il rischio, purtroppo già molto alto nel nostro territorio, di sviluppare una delle tante forme tumorali che riempiono la drammatica statistica, da tutti consultabile, del registro regionale dei tumori.
Con la presente vi chiediamo di informare tutti i cittadini di Gorizia sul progetto della costruzione di due centrali a biomassa in via Trieste da parte di un'impresa privata, cioè nel pieno centro urbano tra i quartieri di Sant'Andrea, Campagnuzza e Sant'Anna a pochi metri da case, asili, negozi, ecc.. Pensavamo che la questione fosse risolta con il pronunciamento del Consiglio comunale e della Conferenza dei Servizi, poi abbiamo appreso dalla stampa che così non è.

Richiedenti asilo, si parte. L’altra faccia della medaglia della liberazione di Gorizia dallo straniero




Discutibile risultato umanitario la super pulizia voluta dal nostro sindaco per liberare la città dall’invasione dei richiedenti asilo: più che un trasferimento, una cacciata,con le conseguenze del caso. Inesistente il  risultato  sul piano delle soluzioni strutturali del problema.I richiedenti asilo nuovi arrivati non sanno dove andare. A dimostrazione che non solo non siamo organizzati rispetto a quanto accade oggi ma non sappiamo nemmeno dove vogliamo arrivare domani.


di Martina Luciani


Un centinaio di richiedenti asilo, tra il 24 e un super simbolico 25 aprile, sono partiti da Gorizia, verso Lombardia, Liguria e Abruzzo. Una parte di questi erano accolti sotto il tetto Caritas; una parte dormivano per strada. Praticamente carne da macello, a loro ci pensi qualcun altro e noi sanitizziamo i marciapiedi che hanno infettato. Operazione strade pulite a 360 gradi.
Succede anche questo: una decina di ragazzi che sono fuggiti, evitando la partenza, e che successivamente sono stati riacchiappati, pur di non lasciar un granellino di polvere in giro sono stati sistemati dall’autorità nel dormitorio della Caritas. Struttura che non è convenzionata con la Prefettura e che si auto sostenta economicamente:  spingi spingi, sono entrati tutti, a casa della Caritas, e senza nemmeno chiedere “ scusate c’è posto?” Domanda inutile, perché se ci fosse stato posto in dormitorio non ci sarebbe stata gente a dormire per strada. Oltretutto, per riempire i posti vuoti della corriera in partenza sono stati praticamente prelevati di peso una decina di ospiti del Nazareno. E la mattina dopo , dalla struttura di via Brigata Pavia, ne sono partiti altri 50.
In totale dunque una sessantina di richiedenti asilo coperti da convenzione: se ne stavano calmi e tranquilli al Nazareno, divenuto negli ultimi mesi una piccola comunità di persone in attesa ( con molta ansia) ognuna della propria sentenza personale. Ma intanto unite da vincoli di solidarietà e inseritesi di buon grado  in un meccanismo di  regole chiare e inappellabili.

domenica 26 aprile 2015

Quer pasticciaccio brutto della centrale a biomasse Rail Nord: 3 piste per le indagini dei cittadini di buona volontà.

Impianto a biomasse della Rail Service, in città. Uno, anzi due, con l'aggiunta di un'installazione per il riciclo di alluminio.  Parecchia confusione e clima teso. Vista la rilevanza del problema, che ha già prodotto una significativa mobilitazione di cittadini contrari al progetto, la Provincia potrebbe, come fatto per  A2A di Monfalcone e rigassificatore Smart gas, commissionare uno studio scientifico specifico per fugare i dubbi e le resistenze. Suoi e nostri.


di Martina Luciani




La Conferenza dei servizi, sulla base del parere negativo del Consiglio Comunale di Gorizia, ha negato l'autorizzazione alla realizzazione del progetto Rail Nord. La società  proponente ha impugnato il diniego dinnanzi al Tar  e il Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia , con la sentenza 172 depositata il 7 aprile scorso,  ha dato ragione all'imprenditore. L'ha fatto affermando che il Comune ha utilizzato criteri diversi da quelli meramente urbanistici, che sarebbero gli unici a competergli, e che in caso di parere contrario la successiva pronuncia spetta  alla Giunta provinciale e non alla Conferenza dei servizi. Quindi illegittimo il parere del Consiglio comunale e illegittimo il diniego all'autorizzazione da parte della Conferenza dei servizi, perché nel caso specifico avrebbe dovuto pronunciarsi la Giunta provinciale.
Qua si apre, a titolo di premessa,  un interessante prospettiva di ragionamento, visto che il Consiglio di Stato ha  recentemente, e nuovamente, ribadito (sentenza n. 4731/2014) che la pianificazione urbanistica deve essere intesa in senso ampio, ovvero che, per mezzo della disciplina dell'utilizzo delle aree, vadano realizzate anche finalità economico-sociali della comunità locale (…) nel quadro del rispetto e positiva attuazione di valori costituzionalmente garantiti”, tra cui il diritto alla salute”.
Nel frattempo, in attesa della sentenza del Tar, la Rail Service ha presentato un secondo progetto per una centrale a biomasse nello stesso identico sito, l'area ferroviaria dietro via Trieste e a pochi passi dall'abitato di Sant'Andrea e di Sant'Anna, a 700 metri dal centro cittadino, descrivendolo come fortemente migliorativo rispetto il precedente, sul piano ambientale e su quello paesaggistico ( a chi si chiedesse: non si poteva far subito? la risposta è: evoluzione della tecnologia!) Progetto che sobbolle sopra una pignatta riempita alla rinfusa dei più vari ingredienti, provenienti dalla storia A ( il primo progetto) e dalla stessa storia B ( il secondo progetto). Anche il nuovo progetto è stato  cassato dal Consiglio comunale, prima della sentenza del Tar.  Inoltre Rail service intende costruirne un altro impianto a biomasse,  a poca distanza, verso la rotonda di Sant’Andrea: una zona che era classificata come commerciale e che poi è diventata idonea ad insediamenti produttivi. Tutti sanno che la costruzione di quest'ultimo è subordinata alla realizzazione di quello nell'area ferroviaria.

Prima questione: le responsabilità  penali, amministrative e contabili.
Qualcuno  paventa una responsabilità personale degli amministratori chiamati a pronunciarsi sul secondo progetto alla luce del pronunciamento del TAR sul  progetto A: nel senso che i fini risarcitori  richiamati nella sentenza sembrano avere  uno strano effetto, quasi riverberassero a mo' di intimidazione sul percorso autorizzativo del secondo.
Che definizione potremmo dare al condizionamento ideologico che questa prospettiva (decisamente artefatta visto che senza un fine risarcitorio il Tar non avrebbe potuto pronunciarsi sul ricorso) produce sulla valutazione del secondo progetto da parte degli amministratori?

venerdì 24 aprile 2015

Immigrazione: l’Italia, le sue politiche ottuse, il suo opportunismo etico e la sua vocazione alla mala gestione.



Pubblichiamo una nota di Corrado Altran, dell’Associazione Adriatic GreeNet, network nato nel 2000 da una rete internazionale di associazioni, che persegue finalità di solidarietà sociale e si pone come obiettivo la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente.



di Corrado Altran 

E’ evidente che emergenza immigrazione è strutturale e che l'Italia ora si trova a dover pagare il conto per vent'anni di totale incapacità e mala gestione.  Abbiamo appena letto che Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni , richiama gli enti territoriali alle proprie responsabilità, rispetto a quel che si fa e pure a quel che si dice; parla di fenomeno epocale; e esplicitamente afferma che il fenomeno immigrazione può essere per l’Europa un’occasione di crescita. A patto lo si sappia governare.
Il problema è che in Italia ignoranti sempre più ignoranti hanno stabilmente occupato quei posti chiave nei quali si sarebbe dovuto studiare a fondo la cospicua quantità di segnali, evidenti su scala globale,  che prevedevano gli attuali esodi "biblici", sempre più inarrestabili.
Quando a centinaia di migliaia scappavano usando le rotte "terrestri" e in tutto il centro e nord Europa venivano accolti decine milioni di profughi, di rifugiati, di disperati, da tutta l'Asia e dai Balcani, in Italia si speculava su qualche migliaio di migranti all'anno e comunque si cercava di scaricar-barili sui Comuni più piccoli e lontani o sul volontariato spontaneo.
Poi si è capito che grazie ai contributi europei i flussi migratori potevano far comodo per arricchire soggetti imprenditoriali vari, "Mafia Capitale" è solo l'ultimo "e- scempio" lampante.
Eravamo "invasi" a Lampedusa già 10 anni fa quando sbarcavano forse 5-10.000 persone all'anno; allora le cronache estive titolavano nè più nè meno come in questi giorni, di fronte ad arrivi pari (forse) a 10000 persone al mese. Per non parlare della dis-integrazione di tantissimi non italofoni che da decine di anni mantengono in vita il sistema pensionistico ed economico d'Italia, e non solo, a fronte di servizi tutt'altro che degni di un Paese civile.
Insieme a gran parte dell’Europa, l’Italia è  responsabile di aver creato con il colonialismo il "Terzo Mondo" , per costruire il proprio opulento sistema di sviluppo e di sfruttamento.  Arrivato il momento di  rispondere del disastro, il nostro Paese  boccheggia, rispolvera razzistiche paure, dimostra pienamente totale incapacità:  non solo non abbiamo  saputo costruire la cultura/coscienza/consapevolezza necessarie ad affrontare la riconfigurazione geopolitica del mondo ( l’Altromondo così vicino da essere sulle porte di casa) ed il fisiologico formarsi e affermarsi  di una comunità sovranazionale,  ma non abbiamo nemmeno la dignità e l’etica di riconoscere le nostre responsabilità storiche e politiche e fare ciò che le nostre stesse leggi ci impongono. Così saremo travolti! L'egoismo, le armi, i muri e le paure non ci salveranno. Ernesto Balducci scrisse che l'Uomo di oggi o sarà Planetario o Non-sarà. " Evidentemente un altro profeta inascoltato: l'homo insapiens di oggi preferisce ascoltare i "borghezi"...e "noi non ci saremo" come cantavano i Nomadi (nome profetico anch'esso...!)

mercoledì 22 aprile 2015

Un centinaio di persone e un tappeto di fiammelle per ricordare le vittime della speranza di libertà e dignità. Ma non sono diritti di ogni essere umano?



La manifestazione di ieri sera, 21 aprile 2015, in piazza Vittoria. Organizzata da Forum per Gorizia e tenda per la pace e i diritti. 


di Martina Luciani
foto di Abdul Rahmani



Un centinaio di persone si sono raccolte attorno ad una distesa di lumini accesi, tanti quante le vittime del naufragio nel Canale di Sicilia. Storie e testimonianze dirette, atroci, narrate in poesia e in prosa, presenti anche un gruppo di richiedenti asilo che sono stati autorizzati a partecipare all’iniziativa: che li riguarda, eccome, anche se la loro odissea è avvenuta via terra, attraversando confini che ci sono familiari, con le stesse angosce e le stesse motivazioni, con lo stesso marchio in fronte di ultimi degli ultimi di quanti salgono sui maledetti barconi e affrontano il Mediterraneo.
Fiammelle per portare da piazza Vittoria luce in fondo al mare, nelle prigioni, nei posti di polizia dove ti riempiono di manganellate e ti rubano i soldi,  nei centri lager di accoglienza dove si impazzisce o ci si auto-infliggono orrende lesioni pur di tentare di venirne fuori, nelle notti di marcia dei profughi sfiniti, nella solitudine, nella paura, nello smarrimento della dignità, degli affetti, delle relazioni, nella disperazione, nella separatezza in una dimensione altra rispetto quella dei civilissimi cittadini d’Europa , nel morire cercando speranza, diritti, dignità umana e civile.