Da parte dell'associazione Essere Cittadini una disillusa analisi della situazione in cui si è svolta Gusti di Frontiera, opportuno momento di smemoratezza di fronte all'incalzare delle difficoltà economiche.
di Stefano Cosolo
A girare per le vie di Gorizia, un tempo città di cultura e
di vivace fervore commerciale, nei giorni di Gusti di Frontiera, molte persone,
che poi hanno contattato l'Associazione Essere Cittadini per esprimere la loro
opinione, di fronte all'incontrollata e scomposta invasione cittadina, hanno
avvertito il senso evidente della decadenza inesorabile di Gorizia e del
territorio isontino. Ci siamo allora chiesti qual è la realtà goriziana e
perchè un evento del genere evoca sentimenti così malinconici e controversi
piuttosto che gioia e allegria. I dati numerici,così di moda oggigiorno, di cui
la stampa locale onestamente e con spirito di servizio ci informa, forniscono
già qualche idea su questa situazione paradossale: dall'inizio del 2014 hanno
chiuso 115 imprese, notizia recente, da tempo leggiamo e apprendiamo il
fenomeno del calo demografico e del continuo esodo da queste terre da parte dei
giovani e non solo, di quello dell'abbandono scolastico, oppure dl consumo di
bevande alcoliche, anche e soprattutto in età giovanile, e di sostanze
stupefacenti. A fronte di questa realtà ben si capisce già come stride e stona
l'enfasi riportata da più parti sull'afflusso “record” dei visitatori alla
citata manifestazione: si è addirittura parlato di evento “epocale”, "mai
in città erano arrivate in 4 giorni 400 mila persone"!
Se poi entriamo nel merito della manifestazione, vari e numerosi sono gli aspetti segnalati e che fanno riflettere. Controversi sono, innanzitutto, il senso e il valore culturale di questa manifestazione.
Perchè nessuno è in grado di dirci quali sono stati i benefici economici effettivamente ottenuti dal commercio e dai pubblici esercizi goriziani a fronte dei costi, di difficile ma non impossible calcolo e ben immaginabili, quali, tanto per fare alcuni esempi, i disagi recati ai cittadini, non solo quelli residenti nel centro ma a tutti, nello svolgimento delle loro occupazioni e nella vita quotidiana, il servizio d'ordine, la pulizia delle strade, divenute vere e proprie discariche e servizi igienici a cielo aperto, ed altre ulteriori conseguenze di questa, più o meno pacifica, invasione. Si pensi ad esempio ai cumuli di rifiuti, rigorosamente “indifferenziati”, che facevano brutta mostra di sé in Piazza C. Battisti fronte via Rismondo e in via Oberdan.
Ma è sui valori che giunge obbligata una riflessione e un invito al confronto e all'analisi.
Ci chiediamo e chiediamo: si può affermare che il modello di consumo alimentare “Gusti di frontiera” possa essere un esempio virtuoso e culturalmente apprezzabile di alimentazione, così come presentato nell'ambito di una manifestazione ispirata al divertimento ed alla richiesta legittima di svago e spensieratezza?
Concludiamo dicendo che qualcuno ci ha anche scritto ricordandoci una famosa locuzione del poeta latino Giovenale, Panem et circenses, letteralmente «cibo e spettacoli”, maestro di satira, che amava descrivere l'ambiente in cui viveva, in un'epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con la concessione di svaghi a coloro che erano governati per distogliere l'attenzione dei cittadini dalla vita politica.
Se fosse vivo, chissa cosa avrebbe scritto oggi Giovenale.
Se poi entriamo nel merito della manifestazione, vari e numerosi sono gli aspetti segnalati e che fanno riflettere. Controversi sono, innanzitutto, il senso e il valore culturale di questa manifestazione.
Perchè nessuno è in grado di dirci quali sono stati i benefici economici effettivamente ottenuti dal commercio e dai pubblici esercizi goriziani a fronte dei costi, di difficile ma non impossible calcolo e ben immaginabili, quali, tanto per fare alcuni esempi, i disagi recati ai cittadini, non solo quelli residenti nel centro ma a tutti, nello svolgimento delle loro occupazioni e nella vita quotidiana, il servizio d'ordine, la pulizia delle strade, divenute vere e proprie discariche e servizi igienici a cielo aperto, ed altre ulteriori conseguenze di questa, più o meno pacifica, invasione. Si pensi ad esempio ai cumuli di rifiuti, rigorosamente “indifferenziati”, che facevano brutta mostra di sé in Piazza C. Battisti fronte via Rismondo e in via Oberdan.
Ma è sui valori che giunge obbligata una riflessione e un invito al confronto e all'analisi.
Ci chiediamo e chiediamo: si può affermare che il modello di consumo alimentare “Gusti di frontiera” possa essere un esempio virtuoso e culturalmente apprezzabile di alimentazione, così come presentato nell'ambito di una manifestazione ispirata al divertimento ed alla richiesta legittima di svago e spensieratezza?
Concludiamo dicendo che qualcuno ci ha anche scritto ricordandoci una famosa locuzione del poeta latino Giovenale, Panem et circenses, letteralmente «cibo e spettacoli”, maestro di satira, che amava descrivere l'ambiente in cui viveva, in un'epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con la concessione di svaghi a coloro che erano governati per distogliere l'attenzione dei cittadini dalla vita politica.
Se fosse vivo, chissa cosa avrebbe scritto oggi Giovenale.
1 commento:
Mentre per il festival vegetariano la raccolta dei rifiuti era precisa, differenziata con sacchi multicolori riciclabili, stoviglie riciclabili, biodegradabili e compostabili, per dis-gusti di frontiera c'era solo l'orripilante sacco nero !! Ho acquistato una birra in bottiglia e alla resa al banco mi è stato detto di buttarla nel sacco nero !! Ma che razza di amministrazione comunale è questa ?
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