venerdì 16 ottobre 2015

Volontariato emergenza immigrazione: chi fa cosa e come. Una nota dei volontari che operano accanto a Caritas Gorizia.

Il gruppo di cittadini attivi in coordinamento con la Caritas di Gorizia nell'assistenza ai richiedenti asilo precisa in una nota la propria posizione in ordine ad iniziative pubbliche attribuite genericamente al volontariato e non condivise. L'assistenza e la collaborazione dei volontari è sempre gratuita, chi insinua che esistano forme di remunerazione afferma il falso. Il testo diffuso alla stampa.



“ La gran parte dei volontari che da mesi sono impegnati nell’emergenza immigrazione non sono stati interpellati in merito all’iniziativa di riunire i richiedenti asilo in Piazza Vittoria né tantomeno sono coinvolti nei propositi di presidi  o accampamenti davanti alla Prefettura. Le persone che hanno questo progetti non rappresentano   il volontariato che interagisce con la Caritas diocesana.
E’ certamente utile che alla Prefettura giungano testimonianze e pressioni ulteriori rispetto a quelle  della Caritas, che è coinvolta direttamente nell’emergenza ormai strutturale e mette a disposizione delle istituzioni strutture e collaborazione a titolo gratuito.  Ma è opportuno riconoscere che i  diversi soggetti  del volontariato e dell’impegno sociale o politico hanno modalità specifiche di intervento e di relazione. Molti cittadini mettono a disposizione di Caritas il proprio tempo, le proprie competenze,  la propria partecipazione:  è volontariato, donazione in senso stretto, non esistono  forme di remunerazione come è stato insinuato con ostilità e forse persino malafede.  Vale anche per Caritas, che non percepisce un centesimo dalle istituzioni competenti  a gestire anche dal punto di vista economico le richieste d’asilo, nonostante si sostituisca a loro,  sostenendo con donazioni e raccolte specifiche per l'accoglienza profughi il sempre più difficile  tentativo di dare accoglienza a centinaia di persone abbandonate dalle istituzioni.
Altri volontari  hanno ritenuto di organizzarsi diversamente,  altri ancora operano con riferimento diretto alla propria appartenenza politica:  coincidono gli obiettivi,  talvolta persino  il lavoro materiale e le sedi  in cui esso si svolge, ma non necessariamente sono sovrapponibili  le scelte operative. Lo sforzo di  assicurare un coordinamento delle iniziative è evidentemente estremamente utile,  talvolta però non esistono i presupposti per  interagire, e allora è giusto esser chiari.
Non è corretto, dunque, attribuire al volontariato nella sua interezza l’appoggio ad  iniziative che hanno etichette particolari, che non state discusse e che sono rappresentate da persone che intervengono in totale autonomia.  Va benissimo che  il volontariato sia eterogeneo, è normale che non  ci sia  omologazione su una questione complessa come quella dell’immigrazione.  Ma il metodo scelto da coloro che fanno riferimento a don Paolo Zuttion e agli operatori della Caritas di Gorizia,  è  quello di assumere prese di posizione concordate e condivise dall’organizzazione di riferimento, attuando una  collaborazione quotidiana , con motivazioni di ordine etico, culturale e civile di origine anche diversa dalla matrice cattolica che convergono su un unico obiettivo:
il rispetto della persona umana e  la dignitosa accoglienza dei richiedenti asilo secondo le norme di legge.

Lucio Capaccioli, Martina Luciani, Rosanna Vecchiet
volontari emergenza immigrazione


3 commenti:

Anonimo ha detto...

il vs messaggio è chiaro. 'Non siamo noi quelli che manipoliamo'.

comunque buon proseguimento

gala ha detto...

Onestamente io non capisco dove vada a parare questo intervento.Personalmente ho sempre rispettato il vostro operato e ritengo che, non essendo presente a Gorizia ogni giorno,vada data voce a coloro che invece si muovono la' quotidianamente. Forse questo negli ultimi tempi non e' stato fatto (non lo so,non sono in Regione)ed e' probabilmente una leggerezza, ma leggendo queste righe ho sempre di piu' la sensazione che la priorita' sia prendere le distanze, darsi un'etichetta, invece che riconoscere che ovviamente ci sono forze DIVERSE in gioco, con percorsi e orientamenti diversi,ma che vorrebbero tutti trovare una soluzione. Non riesco,forse per cecita', a vedere cosa ci si guadagna nel dover rimarcare delle divisioni che, in una cittadina piccola come Gorizia (e di certo non popolata,per la maggior parte, da persone 'attive'),sono piu' distruttive che costruttive.Forse si preferisce che ognuno se ne stia a casa sua? Triestini,Udinesi, statevene a casa vostra che la questione riguarda solo Gorizia? (pare che queste frasi siano state dette davvero, ma mi rifiuto di crederci)Modalita' di intervento 'specifiche' o 'autonome' non sono benvenute?
Ripeto:capisco il fastidio per la presenza di altre 'entita' che si muovono, a vostro parere, senza cercare il dialogo (anche se andrebbe la pena ricordare quanti tentativi di riunione sono stati fatti in questi mesi per includere queste entita', riunione ahime decisamente poco frequentate dai goriziani!), ma cui prodest rimarcare pubblicamente che ci sono delle divisioni in un fronte che e' gia' di per se' esiguo? Non sarebbe piu' produttivo risolversele in privato queste divisioni?
Non sto assolutamente difendendo a priori TUTTE le iniziative prese in citta' questa settimana ma davvero non vedo la necessita' di rendere pubblico questo disappunto senza prima aver cercato un dialogo.
(disponibile comunque a parlarne in privato)

Piazza Traunik blog ha detto...

Cara Gala, l'intento della nota è duplice e non alternativo: darsi un'etichetta e pretendere che si riconosca che "ci sono forze DIVERSE in gioco, con percorsi e orientamenti diversi, ma che vorrebbero tutti trovare una soluzione." Direi che c'è scritto chiaramente. Tu non vedi la necessità di questa precisazione, noi che viviamo qua e che per strada siamo interrogati su chi fa cosa e sulle nostre personali relazioni con determinate iniziative pubbliche, la vediamo, eccome.