Sgomberati dalle forze dell'ordine e dai Vigili del fuoco le boscaglie lungo l'Isonzo e l'isolotto, dove i richiedenti asilo negli ultimi giorni hanno sfidato il maltempo, il rischio della piene, le malattie. Riunite le persone che bivaccavano in vari luoghi della città, in condizioni umilianti che il clima ha reso terribili. 135 persone sono state trasferite al Cara di Gradisca d'Isonzo, per la precisione nell'area dell'ex CIE, aumentando ulteriormente il numero di profughi del Comune che conta 6 mila abitanti.
di Martina Luciani
Tre corriere hanno trasportato i profughi, l'ultima delle quali è partita quasi alle 20 dalla parrocchia della Madonnina, dove comunque quanti fossero rimasti per strada avrebbero trovato accoglienza, grazie anche alla collaborazione di Medici senza Frontiere con Caritas. Per molti ragazzi si conclude un calvario durato diverse settimane, qualche altro aveva da pochi giorni soltanto sperimentato l'accoglienza goriziana, qualcuno fradicio e tremante di febbre era appena arrivato. Si è dovuti arrivare nuovamente al pericolo di vita, all'isolotto dell'Isonzo circondato dalla corrente violentissima su cui ancora si erano rifugiati diversi profughi e dal quale sono stati aiutati a venir via. Le pressioni esercitate a diversi livelli, non ultime le sollecitazioni romane della senatrice Fasiolo, hanno sortito questo tardivo effetto. La Prefettura si è mossa, anche la Provincia ( ma dopo quanti temporali, quante sollecitazioni, quanti mesi di parole?) aveva messo a disposizione una palestra. Ora il sindaco di Gorizia Romoli ha risolto, per un paio di settimane, il problema suo e della sua Giunta. Ora il sindaco di Gradisca Linda Tomasinig ha nel suo comune un Centro stracolmo. E mentre a Gorizia ci chiediamo dove alloggiare e assistere i prossimi che verranno, lei scrive sulla sua pagina FB:
"In questo momento stanno arrivando nel centro di accoglienza di Gradisca almeno 100 persone ( ne sono arrivate alcune decine in più, ndr), raccolte dalle strade di Gorizia, e nei prossimi giorni altre potrebbero aggiungersi, andando ad occupare gli spazi dell’ex CIE. In questo modo Gradisca potrebbe trovarsi ad ospitare più di 400 richiedenti asilo. Il C.a.r.a. è decisamente meglio dell'Isonzo o di un Parco, di questo siamo certi. Ma lo siamo altrettanto del fatto che risposte migliori all'accoglienza possano e debbano venire da altri luoghi e in altri modi.
Da mesi la situazione era ben nota a tutte le istituzioni. Al prefetto di Gorizia sono state presentate varie soluzioni (da Caritas, Provincia di Gorizia, Medici senza frontiere) ma sia lei che il suo predecessore non hanno ritenuto di accettarne alcuna, preoccupati più di urtare il sindaco del capoluogo che di adempiere al dovere dell’accoglienza.
Da mesi la situazione era ben nota a tutte le istituzioni. Al prefetto di Gorizia sono state presentate varie soluzioni (da Caritas, Provincia di Gorizia, Medici senza frontiere) ma sia lei che il suo predecessore non hanno ritenuto di accettarne alcuna, preoccupati più di urtare il sindaco del capoluogo che di adempiere al dovere dell’accoglienza.
Il risultato visibile, per i cittadini di Gradisca, è che un comune di 6500 abitanti sostiene un numero di richiedenti asilo dell’ordine di grandezza di città capoluogo come Udine o Trieste, mentre il sindaco di Gorizia dichiara, senza essere contrastato, che la sua città è satura con 70 persone. L’aver chiuso gli occhi davanti alle sue inadempienze ha portato alla situazione critica attuale e mette in seria discussione il modello dell’accoglienza diffusa in FVG, modello nel quale crediamo, proprio perché ben conosciamo la difficile realtà del CARA. Per la sua attuazione, tuttavia, è richiesto che tutti i comuni facciano la loro parte, cosa che finora non si è vista.
Chiediamo con forza alla Prefettura e alla Regione che si attivino con urgenza affinché questa soluzione sia assolutamente temporanea e che ci forniscano certezze rispetto al trasferimento in altre realtà delle persone accolte, in modo da riportare la struttura alla capienza originaria.
Chiediamo con forza alla Prefettura e alla Regione che si attivino con urgenza affinché questa soluzione sia assolutamente temporanea e che ci forniscano certezze rispetto al trasferimento in altre realtà delle persone accolte, in modo da riportare la struttura alla capienza originaria.
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