martedì 25 ottobre 2016

Prandino Prandi de Ulmhort: lo ricorda Carolina Levetzow Lantieri.



Si celebreranno a Gorizia, domani, 26 ottobre, i funerali di Prandino Prandi de Ulmhort, nella chiesa di Piazzutta.
Un breve scritto di Carolina Levetzow Lantieri.



Ho sempre provato tenerezza ed ammirazione per il conte Prandino Prandi. Quando lo incontravo era come fare un tuffo in un mondo che non esiste piú, quando nobiltá significava rispetto,  umiltá e tradizioni basate su dei valori di cui oggi si sono perse le tracce: uno fra i tanti, la fedeltà alla la parola data.
A chiacchierare assieme,  non potevamo fare a meno di riparlare, spesso usando anche il tedesco, dei tempi quando erano ancora vivi i miei genitori, con i quali aveva rapporti di stretta amicizia nonostante fosse tanto più giovane di loro, quando dopotutto "die Welt schien noch in Ordnung zu sein"  e l'Europa,  nonostante i suoi confini fisici era ancora una realtá culturale sentita, un riferimento ampio e variegato, ma certo e decifrabile, nel bene e nel male.
Prandi era una persona intimamente elegante,  galante con la naturalezza di chi non si da troppa importanza e capace di rivolgere ad una donna complimenti pieni di charme,   ti metteva sempre a tuo agio,  capace di intrattenerti e spiegarti con lucidità questioni complesse senza indurre in alcuno la sensazione di inferiorità o di ignoranza, ma pronto anche di scherzare con quel suo bel modo allegro e però mai invadente.
Quando sposò Corinna, l'amata Mimí, una donna meravigliosa che ha forgiato la mia vita insegnandomi a danzare con passione, ne fui personalmente immensamente felice.
Alla notizia della sua morte, rimpiango di non averlo visto di piú, in questi ultimi tempi.
Ma lui faceva parte di quel gruppo di persone così particolari  che non immagini possano andarsene un giorno, perché circondate da un’aura perenne di eterno presente,  frutto della solidità del loro animo.
Non faremo piú le nostre rilassanti  conversazioni , un pò in italiano ed un pò in tedesco,  a Gorizia chi lo fa più?,  é ormai definitivamente sparita un’epoca culturale che caratterizzava la nostra città, il nostro  vivere qui,  pur così ai margini, quasi in una nicchia di un Europa molto diversa da quella che oggi conosciamo come Unione Europea. Ma per tanti versi infinitamente più ricca e feconda sul piano intellettuale, politico, etico, artistico. 

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