Si celebreranno a Gorizia, domani, 26 ottobre, i funerali di Prandino
Prandi de Ulmhort, nella chiesa di Piazzutta.
Un breve scritto di Carolina Levetzow Lantieri.
Ho sempre provato tenerezza ed ammirazione per il conte
Prandino Prandi. Quando lo incontravo era come fare un tuffo in un mondo che
non esiste piú, quando nobiltá significava rispetto, umiltá e tradizioni basate su dei valori di
cui oggi si sono perse le tracce: uno fra i tanti, la fedeltà alla la parola
data.
A chiacchierare assieme,
non potevamo fare a meno di riparlare, spesso usando anche il tedesco,
dei tempi quando erano ancora vivi i miei genitori, con i quali aveva rapporti
di stretta amicizia nonostante fosse tanto più giovane di loro, quando
dopotutto "die Welt schien noch in Ordnung zu sein" e l'Europa,
nonostante i suoi confini fisici era ancora una realtá culturale
sentita, un riferimento ampio e variegato, ma certo e decifrabile, nel bene e
nel male.
Prandi era una persona intimamente elegante, galante con la naturalezza di chi non si da
troppa importanza e capace di rivolgere ad una donna complimenti pieni di
charme, ti metteva sempre a tuo
agio, capace di intrattenerti e
spiegarti con lucidità questioni complesse senza indurre in alcuno la
sensazione di inferiorità o di ignoranza, ma pronto anche di scherzare con quel
suo bel modo allegro e però mai invadente.
Quando sposò Corinna, l'amata Mimí, una donna meravigliosa
che ha forgiato la mia vita insegnandomi a danzare con passione, ne fui
personalmente immensamente felice.
Alla notizia della sua morte, rimpiango di non averlo visto
di piú, in questi ultimi tempi.
Ma lui faceva parte di quel gruppo di persone così
particolari che non immagini possano
andarsene un giorno, perché circondate da un’aura perenne di eterno
presente, frutto della solidità del loro
animo.
Non faremo piú le nostre rilassanti conversazioni , un pò in italiano ed un pò in
tedesco, a Gorizia chi lo fa più?,
é ormai definitivamente sparita un’epoca culturale che caratterizzava la
nostra città, il nostro vivere qui, pur così ai margini, quasi in una nicchia di
un Europa molto diversa da quella che oggi conosciamo come Unione Europea. Ma
per tanti versi infinitamente più ricca e feconda sul piano intellettuale,
politico, etico, artistico.
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