lunedì 23 gennaio 2017

In vista della sentenza sull'Italicum, a Roma l'assemblea nazionale dei Comitati per il NO alla riforma costituzionale

In una sala assiepata da circa 400 persone, si è svolta sabato 21 gennaio, a Roma, l'assemblea nazionale dei Comitati per il NO alla riforma Costituzionale. Alcuni stralci dalla relazione introduttiva di Domenico Gallo, la risoluzione sulla legge elettorale votata all'unanimità e qualche link per approfondire.


All'assemblea romana è stato inviato un documento dal Friuli Venezia Giulia, prodotto e condiviso dai comitati territoriali delle quattro province, inclusa quella di Gorizia, che hanno deciso di raggrupparsi in unico coordinamento regionale, aperto a associazioni, partiti e singoli cittadini.

Un bell'articolo sull'assemblea ( e sulla proposta di una petizione popolare per chiedere una legge elettorale basata su un modello proporzionale) è stato appena pubblicato da Left.
Sul sito di Jobsnews.it è stata pubblicata una risoluzione votata all'unanimità dall'assemblea nazionale. Vi si legge, tra l'altro:

La sentenza della Corte Costituzionale sulle 5 ordinanze di rimessione dei Tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova dopo la discussione nella pubblica udienza del 24 gennaio prossimo non costituisce un’invasione di campo della centralità del Parlamento bicamerale plebiscitata dal popolo italiano lo scorso 4 dicembre. Non è nemmeno l’esercizio di una supplenza della politica, ma l’esercizio del suo ruolo di garante della costituzionalità delle leggi senza zone franche, come era il caso delle leggi elettorali fino alla storica sentenza n. 1/2014.


Quanto alla relazione introduttiva di Domenico Gallo, la si può leggere integralmente sul sito di Democrazia oggi.
Qualche passo dell'intervento del giudice Gallo.
"Dopo trent’anni di attacco alle regole della democrazia costituzionale da parte dei vertici del ceto politico, a cominciare dal famigerato messaggio che Cossiga inviò alle Camere il 26 giugno del 1991, dopo innumerevoli riforme che hanno sfigurato il modello di democrazia prefigurato dai Costituenti, dopo l’avvento di leggi elettorali che hanno allontanato sempre di più i cittadini dal Palazzo, dopo il fallimento nel 2006 del tentativo del governo Berlusconi di cambiare la forma di Governo e la forma di Stato, dopo una martellante campagna mediatica sviluppata senza risparmio di mezzi, il responso del popolo italiano è stato netto e definitivo: la Costituzione, nella sua impostazione fondamentale, non si tocca.
Il progetto di sostituire il cuore dell’ordinamento democratico per ridimensionare il ruolo del Parlamento e mortificare le autonomie è stato cancellato. Con esso cade anche il sistema elettorale messo in piedi per la nuova Costituzione Renzi/Boschi. L’italicum esce sconfitto dal voto popolare perché, se restano in piedi due Camere elettive, non si può avere una legge elettorale che regola l’elezione di una sola Camera. Con un solo voto sono stati cancellati due orrori.

Il popolo italiano si è espresso ed ha riaffermato il principio primo sul quale si fonda l’ordinamento democratico: la sovranità appartiene al popolo. 
Si è trattato di una scelta altrettanto impegnativa quanto lo fu la scelta compiuta dal popolo italiano il 2 giugno del 1946 con il referendum istituzionale."
E ancora:

"Questo voto sconfessa decenni di politica volta a restringere la democrazia rappresentativa nel nostro Paese e a creare esecutivi “forti” nei confronti dei cittadini e “deboli” nei confronti dei “mercati”. Lancia una sfida a riscoprire ed illuminare di nuovo la Costituzione come mai fatto finora."

Gallo nota che " non v’è dubbio che nell’esito del voto ha pesato il disagio sociale, la sofferenza dei disoccupati, dei precari, la difficoltà di intravedere un futuro per i giovani, la delusione degli insegnanti per la mortificazione della scuola pubblica, ma proprio per questo ha un grande significato la scelta di riconfermare il valore della Costituzione. 
Vuol dire che il popolo italiano non ha perso la speranza che la giustizia sociale, la dignità del lavoro, la tutela della salute e dell’ambiente possano trovare inveramento, anzi questo voto, proprio per il suo contenuto anche di protesta, esige che beni pubblici repubblicani promessi dalla Costituzione risorgano a nuova vita."
Domenico Gallo ha quindi descritto la nascita del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ed il percorso entusiasmante dei due Comitati, che oggi, invece di sfaldarsi pco per volta,  manifestano un insolito e significativo radicamento nei territori. ( punto 2 della relazione).
Si tratta - ha spiegato Gallo - di un movimento di cittadini "
che non è assimilabile ad un partito, non ha gerarchie e non richiede disciplina di partito. Questo movimento si è strutturato con le caratteristiche di una rete, una rete di comitati territoriali, indipendenti ed autonomi, nella quale il centro, costituito dai Comitati nazionali, svolge essenzialmente una funzione di servizio e di collegamento."
Si resta dunque in campo? Si.
Ci sono almeno due ragioni per restare in campo.
"...la lotta per la democrazia non si esaurisce, è una costante storica. La democrazia è perennemente in pericolo nel nostro paese, anche per derive internazionali, ed ha bisogno di essere sostenuta, rinnovata, reinterpretata, rilanciata e custodita. 
La seconda ragione è che la guerra non è finita!
Abbiamo vinto la battaglia per salvare la Costituzione dalla deforma ma non abbiamo ancora vinto la battaglia contro l’italicum, che in questi giorni affronta uno snodo decisivo. Il 24 gennaio la Corte costituzionale dovrà emettere il verdetto sull’Italicum. Noi ci auguriamo che tutte le nostre tesi vengano accolte e la legge venga interamente demolita. E’ evidente, però, che dopo l’intervento della Corte, sarà pur sempre necessario l’intervento del Parlamento per rendere omogeneo il sistema elettorale delle due Camere."
Quanto alle attività future, Gallo ha auspicato che la ripresa "della partecipazione popolare, dopo anni di avvilimento e di fuga dalla politica" produca "uno sbocco politico, alimentando, rinnovando o modificando i soggetti politici esistenti o creandone dei nuovi. 
Noi non possiamo che guardare con favore a tutte le forme di rinnovamento della politica, però l’azione dei due Comitati è legata ad una missione che è intrinsecamente politica, perché attiene alla lotta per la democrazia costituzionale, ma si arresta al di sotto della soglia che è propria dei soggetti politici organizzati."
Quindi:
mobilitazione per una legge elettorale coerente con la Costituzione;
sostegno ai referendum sociali promossi dalla CGIL, rispetto i quali è preliminare un confronto con la CGIL per verificare le modalità di una partecipazione dei comitati territoriali alla campagna elettorale;
occorre mantenere aperto il confronto con il movimento degli insegnanti che si battono contro la decostituzionalizzazione della scuola; 

interventi modificativi delle leggi che regolano la raccolta delle firme per referendum e leggi di iniziativa popolare;
ristrutturazione e riorganizzazione dei comitati territoriali.
Buona lettura!

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