lunedì 25 luglio 2016

Politica, elezioni e democrazia: alcune riflessioni estive



Cittadini elettori consapevoli: le lezioni di Settis e Carlassare (oltre ad alcune considerazioni sulle elezioni regionali e sulle alchimie di numeri e norme che hanno portato Serracchiani alla presidenza)


di Marilisa Bombi

Cogito ergo sum. Ho un cruccio oggi: quello di ri-controllare il consenso che tre anni fa ha portato alla nomina a Presidente della Regione l’avvocato Debora Serracchiani. La curiosità deriva da due ordini di motivi. Il primo collegato al fatto che nel 2013, sono stata operativa in un seggio elettorale ed avendo avuto pertanto la possibilità di verificare, di persona, la complessità del sistema del voto disgiunto e le difficoltà per gli elettori a comprendere le regole previste dall’articolo 45 della legge regionale 18 dicembre 2007, n. 28; il secondo collegato alla differenza risicata tra i due candidati alla carica Serracchiani e Tondo. Insomma, avevo/ho bisogno di capire com’è possibile che una coalizione che ottiene la maggioranza dei voti, di fatto invece, perda le elezioni. Insomma, volevo approfondire la questione del sistema elettorale, anche perché perdendomi nella rete, proprio oggi, ho ascoltato una interessante intervista a Salvatore Settis, che consiglio vivamente a tutti. Ciò in quanto affronta con la sua solita semplicità e chiarezza, nodi sostanziali sui quali saremo presto chiamati ad esprimerci. In altre parole, se non si approfondisce si resta al palo, con il rischio che le azioni siano dettate dall’emotività anziché dalla razionalità.
Molto schematicamente, perché in questi casi ciò che conta sono i numeri, nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, indette con il sistema previsto dalla legge regionale 18 dicembre 2007, n. 28, di “Disciplina del procedimento per la elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale” Renzo Tondo ottenne 409430 voti, (53,84 per cento) mentre l’unico altro concorrente all’ambita carica, Riccardo Illy di voti ne ottenne 351064, ovvero il 46,16 per cento. Con riferimento alla coalizione, quella che portò alla presidenza Tondo ottenne 303.715 (53,60 per cento) mentre il Centro sinistra che ricandidava Illy. Di voti ne conteggiò 262.915, ovvero il 46,40%. In sostanza, come si può desumere dalla seguente tabella, la differenza tra le percentuali di voti ottenuti dal candidato presidente e dalla sua coalizione, era davvero minimale.

Candidato presidente
percentuali
coalizione
Renzo Tondo
53,84
53,60
Centro destra
Riccardo Illy
46,16
46,40
Centro sinistra

Nell’ultima tornata elettorale che ha visto l’elezione della presidente in carica si è assistito ad un risultato che, sotto certo punto di vista, ha dell’incredibile: ovvero che la coalizione che ha ottenuto il maggior numero di voti, di fatto, perde le elezioni.

Candidato presidente
percentuali
coalizione
Renzo Tondo
39,00
45,23
Centro destra
Debora Serracchiani
39,39
38,95
Centro sinistra
Saverio Galluccio
19,21
13,75
Movimento 5 stelle
Franco Bandelli
2,40
2,06
Un’altra Regione

 Tralasciando le percentuali e parlando di voti, la Presidente Serracchiani è stata espressamente/specificatamente votata da  211.508 elettori (mentre la sua coalizione di voti ne ha ottenuti 155.547; il suo predecessore Tondo è stato votato 209.457 volte e le sue liste collegate hanno ottenuto 180.626 voti. In altri termini, Serracchiani ha ottenuto 2051 voti più di Tondo, ma la coalizione di centro destra di voti ne aveva ottenuti 25.079 di più di quelli del centro sinistra. C’è da giustificare, pertanto, i dubbi che si saranno posti coloro i quali hanno impugnato davanti al Tar prima ed in seguito davanti al Consiglio di Stato il risultato elettorale. Ma il giudice amministrativo è stato, in certa misura, tranchant: che ci fanno i rappresentanti di lista se non controllare che le operazioni di si svolgano in base ai canoni previsti dalla legge?
Che cosa possa essere successo da determinare questa anomalia non è dimostrabile, come hanno affermato i giudici amministrativi. Ma chi scrive e che, come indicato all’inizio di questa nota, ha partecipato attivamente alle operazioni elettorali del 2013, le modalità di espressione e di interpretazione del voto non erano per nulla chiare. Anche perchè un elemento di novità va registrato: tra il 2008 ed il 2013 l’articolo 45 della disciplina regionale di riferimento è stato modificato dalla legge 26/2012, nel senso al comma 2 dell'articolo 45 della legge regionale 28/2007 è stato aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Se la scheda non contiene altri segni di voto nella parte riservata al voto di lista e di preferenza, il voto viene attribuito soltanto al candidato Presidente.” Insomma, il trionfo del presidenzialismo, del voto disgiunto, ma anche della complessità. Ciò in quanto, le regole erano spinose e ben lo sapeva la Regione che aveva ritenuto di predisporre un manuale di istruzione di circa 80 pagine per cercare di chiarire le disposizioni.

Il resto è storia d’oggi, ma la morale è la stessa. Un sistema elettorale dovrebbe rappresentare il momento di confronto e sintesi tra il sistema politico e l’elettore. Ma con quanta convinzione il cittadino si presta ad esprimere la sua scelta se le regole del gioco vengono continuamente cambiate? E’ a questo dubbio che complice il caldo afoso di questo fine luglio non riesco a dare risposta. Fortunatamente Lorenza Carlassare,  dal web, chiarisce, da costituzionalista, numerosi altri dubbi a proposito di quello che sarà, il prossimo autunno, il momento più delicato della storia repubblicana di questo millennio. 

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