martedì 26 luglio 2016

Medici Senza Frontiere se ne va da Gorizia: qualcuno li ringrazia per averci evitato un'inverno di vergogna e di enormi difficoltà organizzative?



Dopo sei mesi di attività, Medici Senza Frontiere conclude il suo intervento
a Gorizia,
che ha offerto riparo a 598 richiedenti asilo
rimasti esclusi dal sistema di accoglienza,
e ne consegna la gestione, rodata dall'esperienza e da tutte le possibili ostilità, a un’organizzazione locale.  


Pubblichiamo il comunicato stampa, con l'auspicio che da altre fonti giunga  perlomeno l'espressione della consapevolezza che se abbiamo potuto trascorrere alcuni mesi senza la percezione della vergogna e dell'inciviltà nell'approccio cittadino alla presenza dei richiedenti asilo, per un verso, e senza l'assillo delle problematiche concrete del dar ricovero a così tante persone,per l'altro verso, è merito di MSF, e accanto a loro di chi li ha sostenuti e supportati. Grazie MSF!


 La nota giunta oggi, 26 luglio.
A dicembre 2015, MSF aveva installato 25 container abitativi per offrire uno spazio di accoglienza e assistenza ai richiedenti asilo, costretti a dormire all’aperto per settimane sulla riva del fiume Isonzo. Nonostante la loro richiesta di protezione, queste persone erano rimaste escluse dal sistema di accoglienza per la mancanza di posti disponibili. Secondo le direttive europee e la legislazione nazionale, tutte le persone che manifestano la loro volontà di richiedere protezione hanno diritto ad essere inserite nel sistema di accoglienza.
“Dopo la partenza di MSF da Gorizia, crediamo che per rispondere ai bisogni delle persone sia necessaria un’accoglienza più strutturata”, dichiara Yannick Juillot, responsabile del progetto MSF a Gorizia. “Il dormitorio del San Giuseppe, come altre realtà analoghe sul territorio, offre ora un servizio di base, ma le istituzioni centrali e locali dovrebbero far seguire alla primissima accoglienza un percorso di inclusione sociale, essenziale per il benessere psicofisico dei richiedenti asilo.”
L’approvazione della richiesta di autorizzazione edilizia da parte del Comune di Gorizia e i lavori di adeguamento che si concluderanno in questi giorni permetteranno la permanenza del dormitorio presso gli spazi del San Giuseppe, messi a disposizione dall’Arcidiocesi.
La gestione degli spazi e dei servizi è stata presa in carico dalla Cooperativa Mosaico, con la quale si è appena concluso il passaggio di consegne.
Nei sei mesi di attività, il dormitorio del San Giuseppe ha accolto 598 richiedenti asilo di nazionalità diverse, con una prevalenza di cittadini di origine afghana e pakistana, arrivati in Italia dopo aver affrontato le difficoltà e i rischi di un viaggio lungo e pericoloso. In collaborazione con la Croce Rossa Italiana, il Dipartimento di salute mentale e l’Agenzia sanitaria locale, MSF ha fornito cure mediche a circa 800 persone, tra prime e seconde visite, e realizzato delle sessioni psicoeducative per 65 persone.
MSF interviene da sempre in contesti di urgenza, ma cercando ove possibile di assicurare una continuità dei servizi sul medio e lungo periodo, anche dopo la nostra partenza da un progetto. La creazione del dormitorio e il servizio di assistenza medica e psicologica hanno permesso di rispondere ad una serie di bisogni primari, in collaborazione con gli enti locali e con gli attori non istituzionali presenti sul territorio, attraverso una gestione congiunta dei servizi, colmando così dei vuoti persistenti in questo ambito a livello locale e regionale. Ci auguriamo che il percorso di collaborazione continuerà e si consoliderà ulteriormente anche dopo la nostra partenza.
“L’assenza di alternative legali e sicure per raggiungere l’Europa e le recenti misure politiche prese dall’Unione Europea in materia di migrazione, come l’accordo UE-Turchia e il Migration Compact, costringono le persone a intraprendere viaggi rischiosissimi, affidando le loro vite a passeurs e trafficanti ed esponendosi così a violenze e traumi”, spiega Tommaso Fabbri, capo missione di MSF in Italia. “Per questo motivo, la condizione di particolare vulnerabilità nella quale le persone si trovano al loro arrivo in Italia richiederebbe una contrazione dei tempi di attesa nelle strutture di primissima accoglienza, e la possibilità di accedere il prima possibile a realtà quali i Servizi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), che dispongono di attività volte all’inclusione nel tessuto sociale italiano.”
MSF realizza progetti in Italia dal 2002 in contesti particolarmente delicati, come gli sbarchi sulle coste siciliane e all’interno dei centri di accoglienza per migranti e richiedenti asilo. Nel 2016, l’impegno di MSF si è concentrato principalmente nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare con tre navi e nell’assistenza psicologica e nella primissima accoglienza delle persone che giungono nel nostro paese dopo un lungo e rischioso viaggio: a Gorizia, al centro per sopravvissuti a tortura a Roma, nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) a Trapani e nei porti del Sud Italia.

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