lunedì 23 giugno 2014

La frustrazione di un magistrato del Tribunale di Gorizia: piuttosto che andare avanti così, chiudete questa sede.


 

 

Un Tribunale come un'azienda: ma non è il caso di Gorizia. Una conferenza per spiegare il ruolo centrale del Palazzo di giustizia in una comunità, il suo valore nelle dinamiche sociali, economiche, territoriali, il suo peso nel sostenere il progresso civile della collettività.

di Martina Luciani

La perseveranza del presidente dell'Ordine degli avvocati di Gorizia, Silvano Gaggioli; le iniziative del sindaco Ettore Romoli; le interpellanze di alcuni parlamentari; la petizione al Parlamento inviata dall'associazione Essere Cittadini; le promesse dei politici: finora nulla è servito ad arrestare l'agonia del Tribunale di Gorizia, né attraverso la riforma della geografia giudiziaria, con l'accorpamento del Tribunale di Palmanova, né attraverso un qualsiasi altro provvedimento diretto a rafforzare l'organico e che consenta alla nostra sede di funzionare dignitosamente.
Questa sera nuovamente se n'è discusso, in occasione dell'incontro
" Un Tribunale efficiente e la sua utilità sociale", organizzato da Silvano Gaggioli che ha chiamato sindaci dell'Isontino, parlamentari e politici ad ascoltare  Giovanni Sansone, Presidente del Tribunale  e 
 Giuseppe Salvo, Procuratore della Repubblica (rispettivamente a sinistra, al centro e a destra nella foto).
Se Gaggioli ha sentito la necessità di richiamare nuovamente l'attenzione pubblica sul concetto proposto evidentemente non è ancora chiara l'importanza, per i cittadini di una città capoluogo e della sua provincia oltre che per i settori economici, del disporre di una sede dove la giustizia sia amministrata con efficienza, dove sia possibile la specializzazione delle competenze e dove l'organizzazione del lavoro sia ispirata da una logica aziendalistica. 

Ma l'ha fatto anche perché a settembre suonerà il campanello che chiude definitivamente il procedimento di riforma, quella che non consente a Gorizia, attraverso l'estensione del suo bacino di competenze, l'aumento della pianta organica del suo Tribunale.
" Tempo fa un  imprenditore di Bologna - ha raccontato il direttore di Confindustria Gorizia, Flavio Flamio - dopo aver avviato in provincia un'attività, dando lavoro a oltre un centinaio di persone, ha scelto di spostare qui da noi anche la propria sede legale, semplicemente perché i tempi di lavoro del nostro Tribunale erano più brevi di quello di Bologna. L'attrattività di un territorio è anche questo, ed essere attrattivi significa produrre ricchezza. Oggi fatico a spiegare ai manager stranieri le ragioni dell'esagerata difficoltà a veder completate pratiche e procedure." Per forza, non c'è personale. Magistrati pochissimi e oberati, uffici che si reggono grazie alla collaborazione di addetti distaccati dalle forze di Polizia, persino l'escamotage della "sede disagiata" non funziona più a tenere assieme i pezzi della macchina quasi immobilizzata.
" Gorizia è stata sacrificata all'espansione e al consolidamento di altre realtà territoriali - ha sottolineato il procuratore Giuseppe Salvo - ma la questione è "governativa" ancor più che politica. Fatto sta  in queste condizioni non c'è operatività. Piuttosto di continuare così, chiudeteci."
Una provocazione, evidentemente, ma pronunciata con tanta amarezza.
Mentre ragioneremo, in extremis, su quale massa critica possiamo mettere in campo per un ultimo tentativo di difesa ( ah, le strategie, quanto ci piacciono anche se non le sappiamo fare per davvero!), il Presidente Giovanni Sansone, dopo aver spiegato tecnicamente quali e quanti siano i vantaggi per la collettività (avvocati inclusi) di un Tribunale che funziona, ha annunciato una significativa iniziativa: il Tribunale renderà ogni anno conto del suo operato attraverso un bilancio sociale, spiegando ai cittadini suoi interlocutori cosa ha potuto compiere, con quali tempi e soprattutto con quali forze e quali mezzi.

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