Grande soddisfazione per una pronuncia che segna una pietra miliare nella battaglia tra pro e contro OGM. Ma adesso che si fa?
di Martina LucianiHa essenzialmente un valore ideologico e programmatico il respingimento di quest’oggi, 24 aprile, da parte del Tar del Lazio, del ricorso degli agricoltori friulani Giorgio Fidenato e Silvano Della Libera contro il decreto del luglio 2013 promosso dal ministero delle Politiche agricole di concerto con i ministeri della Salute e dell’Ambiente in relazione allo stop delle semine Ogm in Italia. Il decreto in questione, infatti, ha comunque una scadenza ( 18 mesi dal luglio scorso) e indipendentemente dalla sua vigenza numerosissimi tra Regioni italiane , Province e Comuni hanno comunque vietato nel proprio territorio le coltivazioni biotech. Per la cronaca, in Italia le regioni OGM-free sono 13, le province 41, più di 2350 i comuni: ma gli aggiornamenti sono continui, perché le prese di posizione sono sempre più frequenti. Anche la Provincia di Gorizia, recentissimamente, si è schierata contro gli OGM nel proprio territorio.
Il Friuli Venezia Giulia è in realtà il fanalino di coda ( con il suo faticoso e controverso cammino giunto finalmente alla recente moratoria che vieta il mais transgenico) di un processo che molte altre Regioni hanno iniziato con fermezza e ottimi risultati.
Tant’è che esiste un Coordinamento nazionale delle Regioni e delle Province autonome in materia di Organismi geneticamente modificati, presieduto dalle Marche, regione concretamente ostativa agli OGM fin dal 2003; e che il Coordinamento partecipa alla Rete delle Regioni europee OGM Free, cui ha aderito recentemente anche la Baviera e l’Assia portando a 62 i componenti dell’organizzazione ( che significa 180 milioni di persone e oltre un milione e 200 mila chilometri quadrati di territorio rappresentati).
Torniamo a noi. Il Tar ha dato ragione alla triplice alleanza dei ministeri del precedente governo. Bene. Ma è come aver tracciato una rotta, piuttosto che aver risolto un problema: ed è una rotta che esprime il sentire e l’aspettativa di gran parte degli italiani, e che la politica farebbe bene a recepire e soprattutto a tradurre in azioni concrete, sul piano legislativo interno e nella trattativa in Europa.
Gli agricoltori sponsorizzati da Monsanto o convinti per ragioni loro del luminoso futuro dell’agricoltura biotech incassano con la pronuncia del Tar un duro colpo. Tirava brutta aria, in effetti; addirittura un commando no global ha piantato canapa, notoriamente pianta fitodepuratrice, nei campi destinati al Mon 810, e non pago ha scaricato letame davanti alla sede di Futuragra, associazione che si definisce culturale ma che di fatto è il presidio organizzato sul territorio della Monsanto.
Tuttavia dobbiamo prendere atto che non è una disfatta, in realtà. In Italia stiamo acclamando l’odierna pronuncia del Tar come un evento epocale, ma altro non pare esserci di più duraturo sul piano legislativo. L’attuale ministro alle politiche agricole, Maurizio Martina gongola per il risultato incassato quest’oggi ( non è sprecato ricordare che artefice del decreto è stato l’ex ministro all’Ambiente Andrea Orlando, oggi titolare del dicastero della Giustizia): una bella castagna tolta dal fuoco, perché non dimentichiamo che da Martina ci si attendeva, se il Tar si fosse pronunciato contro il decreto ministeriale, che reiterasse il decreto. Vi immaginate il ginepraio in cui si sarebbe trovato. Però Martina altro al momento non propone, interloquisce con le Regioni stimolando loro iniziative sulla questione OGM e confida piuttosto di poter guidare, durante il semestre italiano alla presidenza UE, l’inversione di tendenza a livello europeo, modificando le procedure autorizzative delle sementi e assicurando il diritto di veto da parte degli stati membri alla coltivazione pur in presenza delle autorizzazioni comunitarie. Tuttavia in Europa non è ufficialmente unanime il concetto che ogni Nazione ha diritto di scegliere se attrezzarsi verso l’agricoltura del futuro, cambiamenti climatici inclusi, con i semi manipolati geneticamente. Troppo forti i potentati delle multinazionali del seme, quelle che in nome del profitto assoggettano al proprio cinico dominio la biodiversità, la catena alimentare, gli agricoltori di tutto il mondo, ricco e povero, i consumatori ( in verità sempre più consapevoli) e i loro diritti. Prima ancora che quello alla salute, direi quello a scegliere la qualità della propria vita.
2 commenti:
Grazie Martina per averci aggiornato su questo fatto. Ed è chiaro che, il prossimo 25 maggio, dovremmo votare per coloro i quali pongono in cima alle priorità la tutela dell'ambiente.
Marilisa
Bah, se foste interessati all'ambiente e alla salute, sareste attivisti pro OGM da tempo. Contenti voi, di nutrirvi di pesticidi... Importiamo dalla Spagna 3.350.000 tonnellate di soia OGM ogni anno, per mangime, ma qua vietiamo la coltivazione di OGM.
Ahahahah, che paese ridicolo...
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