Foto dal sito di Greenpeace Italia |
Una legge della nostra Regione all'esame della Commissione europea e la moratoria in attesa dell' approvazione. Ma contro gli Ogm la pressione di opinione pubblica, movimenti, associazioni e politica non può allentare:ancora nubi all’orizzonte.
di Martina Luciani
Per vietare la coltivazione di OGM in Friuli Venezia Giulia è stata
predisposta una modifica alla legge regionale 8 aprile 2011, n. 5 (Disposizioni
relative all’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in
agricoltura)”. E poi è stata notificata alla Commissione europea: vista la
crescente rivendicazione degli Stati membri a decidere ognun per sè se
coltivare o meno OGM, speriamo l’approvi. Anche perché è coerente con la
raccomandazione della stessa Commissione europea del 13 luglio 2010 che consente
di escludere, quale misura di coesistenza, la coltivazione di OGM da vaste aree
quando si riscontrino fattori (condizioni climatiche, le caratteristiche
topografiche, i modelli produttivi e le strutture aziendali) che possono influenzare il grado di commistione
tra colture OGM e colture convenzionali e biologiche; e quando sia dimostrato
che, in tali zone, non è possibile raggiungere un livello sufficiente di
purezza con altri mezzi e che le misure restrittive siano proporzionali
all'obiettivo di tutela delle esigenze specifiche degli agricoltori che operano
secondo metodi convenzionali o biologici.
Insomma, la Regione ha riconosciuto il principio che disporre di uno strumento legislativo è meglio che agire attraverso un regolamento di coesistenza: il quale, nel caso del mais Mon 810, e per quanto restrittivo, non appare sufficiente a mantenere distinte le filiere OGM e non OGM nella specificità del territorio e dell’agricoltura regionali. E in attesa che un regolamento sia approvato, esperienza insegna, la resistenza opponibile alle coltivazioni ogm si dimostra debolissima.
Insomma, la Regione ha riconosciuto il principio che disporre di uno strumento legislativo è meglio che agire attraverso un regolamento di coesistenza: il quale, nel caso del mais Mon 810, e per quanto restrittivo, non appare sufficiente a mantenere distinte le filiere OGM e non OGM nella specificità del territorio e dell’agricoltura regionali. E in attesa che un regolamento sia approvato, esperienza insegna, la resistenza opponibile alle coltivazioni ogm si dimostra debolissima.
La moratoria, in consiglio regionale forse gia’ mercoledi’ 26.
Siamo di fronte ad un passaggio delicatissimo, rispetto il quale l’attenzione e il sostegno dell’opinione pubblica, dei movimenti, delle associazioni, della politica rimane fondamentale. Innanzitutto perché l’approvazione, o il rigetto, da parte della Commissione europea condizionerà l’iter di approvazione del disegno di legge regionale. Perché in attesa (lunga) della risposta dalla UE, è stato tecnicamente possibile elaborare la moratoria di cui si parla da un bel po’. Dopo l’approvazione, il 20 marzo, da parte della Giunta, e il passaggio in Commissione agricoltura di martedì, il Consiglio regionale dovrebbe suggellare l’iter mercoledì e blocchare formalmente le semine nelle nostre campagne. Interessante l’approccio scelto dalla Regione per motivare la moratoria: piuttosto che incentrarla sui rischi per la salute dell’ambiente e delle persone ( problematica fondamentale, tra quelle più facilmente percepibili e condivisibili da parte del pubblico, ma di difficilissima gestione sul piano scientifico) si è sviluppato il problema dei danni per l’agricoltura del Friuli Venezia Giulia. Impedire la contaminazione è infatti pressoché impossibile: nella fase dell’impollinazione, a causa della fortissima frammentazione esistente a livello di aziende e appezzamenti; nella fase della raccolta, in conseguenza del diffuso contoterzismo; nella fase dell’essiccazione, sono carenti le strutture che garantiscano la separazione delle filiere OGM e non OGM. Ulteriore considerazione riguarda il fatto che il mais attualmente prodotto in Regione è per lo più destinato ad acquirenti, nazionali e internazionali, che richiedono prodotti totalmente privi di OGM: una fetta di mercato economicamente più remunerativa rispetto a quella del mais “ non sappiamo cos’è”: un regolamento di coesistenza non basta per aspirare a contratti che richiedano mais di elevata purezza da OGM.
Siamo di fronte ad un passaggio delicatissimo, rispetto il quale l’attenzione e il sostegno dell’opinione pubblica, dei movimenti, delle associazioni, della politica rimane fondamentale. Innanzitutto perché l’approvazione, o il rigetto, da parte della Commissione europea condizionerà l’iter di approvazione del disegno di legge regionale. Perché in attesa (lunga) della risposta dalla UE, è stato tecnicamente possibile elaborare la moratoria di cui si parla da un bel po’. Dopo l’approvazione, il 20 marzo, da parte della Giunta, e il passaggio in Commissione agricoltura di martedì, il Consiglio regionale dovrebbe suggellare l’iter mercoledì e blocchare formalmente le semine nelle nostre campagne. Interessante l’approccio scelto dalla Regione per motivare la moratoria: piuttosto che incentrarla sui rischi per la salute dell’ambiente e delle persone ( problematica fondamentale, tra quelle più facilmente percepibili e condivisibili da parte del pubblico, ma di difficilissima gestione sul piano scientifico) si è sviluppato il problema dei danni per l’agricoltura del Friuli Venezia Giulia. Impedire la contaminazione è infatti pressoché impossibile: nella fase dell’impollinazione, a causa della fortissima frammentazione esistente a livello di aziende e appezzamenti; nella fase della raccolta, in conseguenza del diffuso contoterzismo; nella fase dell’essiccazione, sono carenti le strutture che garantiscano la separazione delle filiere OGM e non OGM. Ulteriore considerazione riguarda il fatto che il mais attualmente prodotto in Regione è per lo più destinato ad acquirenti, nazionali e internazionali, che richiedono prodotti totalmente privi di OGM: una fetta di mercato economicamente più remunerativa rispetto a quella del mais “ non sappiamo cos’è”: un regolamento di coesistenza non basta per aspirare a contratti che richiedano mais di elevata purezza da OGM.
Il 9 aprile il TAR si pronuncia sul Decreto interministeriale che vieta il
Mon810.
Sopra progetto di un Friuli Venezia Giulia libero da mais OGM sta in bilico la spada di Damocle dell’attesa pronuncia del Tar del Lazio, che il 9 aprile ci dirà che fare del Decreto Interministeriale 187 del 10 agosto 2013 che ha vietato per 18 mesi, fino al dicembre 2014, la coltivazione sul territorio italiano del Mon810: se fosse annullato, molte iniziative contro gli OGM si troverebbero private di fondamenta.
Sopra progetto di un Friuli Venezia Giulia libero da mais OGM sta in bilico la spada di Damocle dell’attesa pronuncia del Tar del Lazio, che il 9 aprile ci dirà che fare del Decreto Interministeriale 187 del 10 agosto 2013 che ha vietato per 18 mesi, fino al dicembre 2014, la coltivazione sul territorio italiano del Mon810: se fosse annullato, molte iniziative contro gli OGM si troverebbero private di fondamenta.
L'ordinanza della provincia di Gorizia.
A cominciare dalla recente ordinanza firmata dal presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta. Gherghetta ha utilizzato la competenza assegnata alle province in apicoltura quale “attività indispensabile per la salvaguardia della biodiversità ambientale e per lo sviluppo quantitativo e qualitativo delle produzioni agricole…”. E visto che api e pollini Ogm sono una contraddizione in termini ( anche se per l’UE non è necessario indicare se il miele contienga pollini contaminati da OGM), ha sancito il divieto a coltivare il mais MON810 in attuazione e per il tempo dell’efficacia del Decreto Interministeriale del 12 luglio 2013.
A cominciare dalla recente ordinanza firmata dal presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta. Gherghetta ha utilizzato la competenza assegnata alle province in apicoltura quale “attività indispensabile per la salvaguardia della biodiversità ambientale e per lo sviluppo quantitativo e qualitativo delle produzioni agricole…”. E visto che api e pollini Ogm sono una contraddizione in termini ( anche se per l’UE non è necessario indicare se il miele contienga pollini contaminati da OGM), ha sancito il divieto a coltivare il mais MON810 in attuazione e per il tempo dell’efficacia del Decreto Interministeriale del 12 luglio 2013.
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