Sebben che siamo donne ....
di Martina Luciani
Il problema non sono le quote rosa:
mi trovano indifferente e scettica, perché nella politica italiana
girano troppe signore che proprio non mi piacciono e che sono così
sciocche e vacue da portare disdoro a tutta la categoria femminile,
ma purtroppo mentre mi viene facile mandare un bel vaffa ad un uomo
, ad una donna sono restia per una atavica solidarietà di genere, e
così le sopporto.
Il problema in verità sciaborda
sotto la chiglia del dibattito in cui il Parlamento si è imbarcato,
e ondeggia nelle derive delle più diverse strumentalizzazioni .
Che ci importa se il Parlamento ha
votato contro l’emendamento sulle quote rosa? Che ci importa se
l’invisibile barriera culturale non è stata, anche in questa
occasione, oltrepassata? Cosa sarebbe mai cambiato? Un percorso
fittizio porta risultati fittizi. Siamo mica svedesi, noi, o
finlandesi, che hanno i governi affidati alla saggezza femminile
senza che nessuno l’abbia richiesto o imposto!
Cominciamo a ragionare prima di fare la
conta di quante scarpe con i tacchi calcano i pavimenti del
Transatlantico. Osserviamo quante e quali donne entrano
a far parte insieme agli uomini nelle liste di candidati dei
partiti.
Se in una lista riscontro un numero
adeguato di donne e se per ognuna riconoscerò il valore dell’impegno
politico e del contributo personale, giudicherò quello un partito
interessante. Evoluto e intelligente. Caso, invece, di molte donne
di dubbia provenienza ideologica e di trasparente spessore culturale,
prescelte e riunite in una specie di harem la cui funzione è solo di
ossequio al tormentone delle quote rosa : ma che le mandiamo a fare
in parlamento? E ancora: una lista in cui le donne appaiano in
minoranza, ma quelle che sono candidate sappiamo si muoveranno come
macchine da guerra rispetto le battaglie politiche, sociali e
culturali che dobbiamo fare ogni giorno: bè, gli elettori e le elettrici a
quelle signore lì daranno la propria fiducia. Senza bisogno di
meccanismi che forzino la situazione.
Guardiamo ancora qualche fotogramma
indietro: perché ci sono poche donne che fanno politica?
Perché statuti e regolamenti delle
organizzazioni politiche assai di rado prevedono l’equivalenza di
genere? Perché se non abbiamo le indicazioni a favore della parità
di genere, tutti – gli uomini – se ne dimenticano?
Perché poi gli stessi signori si vantano
con ipocrita bonomia quando nella loro giunta, consiglio, assemblea ci sono componenti
femminili, come fosse merito loro ( ed in effetti spesso è proprio così, pura strategia senza una vera battaglia)? Perché questo lusingarsi reciproco quando le pari
opportunità sono ben lontane dall’esistere nel quotidiano?
Mah, le signore biancovestite che si
aggiravano tra gli scranni di Montecitorio ci risponderanno mai?
1 commento:
Ho letto l'articolo, forte per certi aspetti, che mi ha costretta a riflettere seriamente sulla questione
In merito alle quota rosa, io non sono ancora giunta ad una mia conclusione.
Condivido l'osservazione che, se le quota rosa si risolvono in una riserva di posti per donne scelte solo in quanto donne-amiche del potente, la riserva è inutile, probabilmente dannosa.
Certo è che inserire quote rosa e prevedere listini bloccati, di nominati dal partito, ove la posizione determina l'eleggibilità, non è certo garanzia di competenza femminile nei posti chiave.
Quindi: magari la soluzione giusta era quote rosa senza listini bloccati di nominati e nominate (e seria selezione dei candidati/e!!! - utopia?)
Personalmente, tuttavia, sono giunta alla conclusione che persone (uomini o donne) competenti e libere di pensiero - e oneste - nessun partito (vedi Emma Bonino, il/la migliore Ministro degli Esteri che questa Repubblica abbia avuto, a mia memoria) le vuole, poiché eserciterebbero le proprie funzioni in piena autonomia, agendo secondo la propria concezione di "bene", anche in contrasto con diktat di partito.
Sono comunque convinta che le cd buone prassi, che sono una sorta di forzatura, possano essere una via per raggiungere la partà sostanziale, o forse anche una strada necessitata.
(Come si può quindi capire, la risposta esatta a "quote rosa sì o quote rosa no" non credo di averla ancora trovata).
Marzia Pauluzzi
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