domenica 17 giugno 2018

Regione FVG: ambiente, salute e cittadini non contano nemmeno per l'amministrazione leghista che dice NO alla V.I.A. per la nuova centrale termoelettrica a gas di Sant’Andrea a Gorizia.



Con la delibera n. 1040 del 30.05.2018 la giunta leghista guidata da Massimiliano Fedriga ha detto NO  all’assoggettamento a procedura di Valutazione di impatto ambientale  del progetto di una nuova centrale termoelettrica con motori endoterminci a gas della potenza complessiva di circa 148 Mwt  a Gorizia, nel quartiere di Sant’Andrea, area del Consorzio di Sviluppo Industriale e Artigianale di Gorizia.



di Stefano Cosolo e Martina Luciani - Comitato NoBiomasseGO

La decisione suona come un ennesimo schiaffo ai numerosi cittadini di Gorizia che avevano inviato al Ministero dell’Ambiente le loro osservazioni e la richiesta che tale progetto fosse assoggettato alla procedura di V.I.A. al fine di effettuare una seria e completa valutazione dell’impatto ambientale dell’impianto, situato a pochi metri dal fiume Isonzo, tra gli abitati di Savogna d’Isonzo e il quartiere di Sant’Andrea del Comune di Gorizia.
Nelle osservazioni si era fatto notare, tra le altre cose, come lo “Studio preliminare ambientale” prodotto dall’impresa proponente non faccia riferimento agli altri impianti esistenti/autorizzati dislocati nelle vicinanze. Un trucco molto usato dai proponenti, che prefigura la sistematica elusione della Valutazione di Impatto Ambientale e ne vanifica uno dei principi cardine: “Un singolo progetto deve essere considerato anche in riferimento ad altri progetti localizzati nel medesimo contesto ambientale e territoriale”. In altre parole, l’esclusione della VIA non può avvenire sulla sola considerazione della soglia di potenza dell’impianto.

Nel caso specifico, lì attorno sono stati autorizzati i due impianti a biomasse della Rail Service, l’impianto di trattamento dei rifiuti di alluminio e per la successiva raffinazione degli stessi e ci sono gli impianti della zona industriale; inoltre sarebbero già tre gli impianti esistenti o autorizzati per la produzione di energia elettrica. Del cumulo degli impatti sommati tra loro sull’ambiente e sulla salute dei cittadini chi ha preso nota,  visto che in fase istruttoria abbiamo diligentemente provveduto a illustrare la situazione?
L’iter come il solito nemmeno  richiama le osservazioni dei comitati cittadini, veri destinatari dell’impatto ambientale ma sistematicamente inascoltati.

La Regione,  “padrona” del destino dell’ambiente e delle persone, come lo era prima l’ente Provincia (dalla quale, tra l’altro, ha ricevuto parte del personale tecnico) ex art. 3 Legge regionale 7.9.1990, n. 43 esprime il suo parere negativo all’assoggettamento a VIA anche in forza del fatto che il  Comune,  sempre ambiguo e “poco attento” , pur avendo inizialmente inviato al Ministero tutta una serie di fondate osservazioni poi, leggiamo nel corpo della citata delibera regionale, a seguito dell’integrazione documentale dell’impresa proponente omette di far pervenire il parere. Se non si fosse capito: IL COMUNE DI GORIZIA OMETTE DI FAR PERVENIRE IL PARERE! Figurarsi se si degna di rappresentare le preoccupazioni dei suoi amministrati.

Dunque che sia PD o che sia LEGA, il meccanismo ormai lo conosciamo.
La delibera regionale, così come nei tempi passati usava fare la Provincia, si rimette nelle mani “tecniche”, in questo caso  di ARPA Fvg e del Servizio energia. Risultato: sistema tecnocratico come sempre vincente e popolo zittito, quindi sconfitto, nessuna possibilità di replica anche perché i costi della giustizia amministrativa sono proibitivi.

È  il caso di ricordare che in Italia le leggi ci sono ( anzi, abbondano) ma vengono interpretate e/o disattese a libera discrezione dai politici di turno. Per il nostro Codice dell’Ambiente, così come modificato in particolare dal d. lgs. n. 4/2008 che ha introdotto proprio il principio di precauzione previsto dal Trattato comunitario all’art. 174, “la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata  ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, che ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato dell’UE, regolano la politica della comunità in materia ambientale” (art. 3-ter d. lgs. 152/2006).
Spetta dunque agli amministratori, quindi alla politica,  nelle persone dei sindaci e presidenti di regione, che generalmente si deresponsabilizzano dietro i pareri degli organi tecnici, valutare e stabilire se il livello del rischio causato dall’impatto ambientale è accettabile o non è accettabile, adottando tutti gli strumenti a ciò preordinati: in questo caso è indubbio che i sopraddetti dovevano chiedere al Ministero dell’Ambiente l’assoggettamento del progetto alla procedura di V.I.A.

Oltre a veder disattesi i principi di precauzione e dell’azione preventiva disattesi, la Regione non ha nessuna considerazione sul fatto che costruire una centrale a metano per la produzione di energia elettrica è conflittuale con tutti i progetti di dismissione delle energie fossili, con le direttive europee in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e e con quella relativa al miglioramento della qualità dell’aria.   Se deve guardare avanti, lo fa in maniera miope e retrograda, limitatamente alla fase di esercizio della centrale, autorizzandola con formule e prescrizioni che valgono come incantesimi ( cioè niente), come ad esempio “Il Piano di Monitoraggio Ambientale dovrà ricomprendere adeguati interventi di mitigazione degli impatti arrecati nel caso si evidenziassero situazioni di non conformità o impatti non preventivati”….ecco, appunto, l’assoggettamento a V.I.A. serve proprio a “preventivare gli impatti”!
Politica da una parte, cittadini dall’altra, come sempre, forse Mark Twain non sbagliava quando disse:  “ se votare servisse a qualcosa, non ve lo lascerebbero fare”.


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