venerdì 29 maggio 2015

Medico e scrittore, togolese e italiano: Kossi Komla-Ebri, sabato a Gorizia.



Nell’ambito del progetto Voci migranti tra l´integrazione e il co-sviluppo - Scritture migranti  è stato organizzato un incontro con Kossi Komla-Ebri,  sabato 30 maggio, nella sala Open Art Space di via Diaz 6, alle 18.00.



La lingua italiana per i migranti è una scelta, non un’imposizione come l’inglese o il francese nei paesi d’orgine:  parlando l’italiano non dobbiamo dimostrare niente, solo comunicare, rinascere. Siamo come uccelli migratori: arrivati qui con le penne malconce, rinascere in un’altra lingua ci consente di far ricrescere nuove piume e ci permette di tornare a volare.  
L’ha detto Kossi Komla-Ebri, medico e scrittore italo-togolese, autore di una serie di libri sul tema della integrazione e  delle identità plurali delle società multiculturali. Nell’ambito del progetto Voci migranti tra l´integrazione e il co-sviluppo - Scritture migranti  è stato organizzato un incontro con Kossi Komla-Ebri,  sabato 30 maggio, nella sala Open Art Space di via Diaz 6, alle 18.00:  letture da alcuni suoi lavori e dibattito per approfondire la letteratura degli autori di origine straniera che scrivono in italiano ma anche per riflettere su integrazione e discriminazione razziale.
Nella prefazione del libro  Imbarazzismi, una raccolta di aneddoti divertenti e  amari e folgoranti, arma gentile ma efficace contro il razzismo latente,  Cécile Kyenge  ha scritto che ogni nero che vive in Italia ha un proprio ricco repertorio di “imbarazzismi”.  Ovvero situazioni che non rientrano nei casi di discriminazione crudele, violenta o quantomeno intenzionale, ma piuttosto episodi di razzismo di piccolo calibro, che avvengono senza che il loro autore se ne sia reso propriamente conto,  lapsus freudiani che svelano giudizi e pregiudizi rimossi.  Feriscono comunque le loro vittime.
L’iniziativa è organizzata da  Euroafricando, organizzazione Afro Europea di cooperazione e solidarietà in collaborazione con l’associazione Kulturhaus Görz e con il contributo dell’8xmille della Chiesa Valdese.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il razzismo è universale. Non ha colore della pelle, è patrimonio della umanità. Si pratica ovunque, a tutte le latitudini.