Foto di Fabio Falorni |
Osservazioni sul primo incontro del progetto “Gorizia 2.0.Per una nuova città: partecipata, sostenibile,transfrontaliera”. I cittadini lo intuivano, ora ne hanno la certezza: senza aver capito le questioni di metodo, parlare di nuovo PRGC è parlare a vanvera.
di Martina Luciani
Devo fare una premessa personale. Sulle pagine di questo blog spesso abbiamo fatto riferimento all’urbanistica ( e quindi ai piani regolatori comunali) insistendo sul fatto che i giudici amministrativi e costituzionali hanno da tempo archiviato la visione meccanicistica e riduttiva di “espressione della potestà edificatoria sul suolo” e si pronunciano in senso profondamente diverso.
Ad esempio definiscono l’urbanistica quale potere di pianificazione rivolto alla realizzazione contemperata di una pluralità di interessi pubblici (e segnatamente di quelli ambientali), che trovano il proprio fondamento in valori costituzionalmente garantiti( Consiglio di Stato, 18 settembre 2017); ancora, potere di pianificazione che realizzi lo sviluppo complessivo e armonico del territorio, cioè promuova un modello di sviluppo sociale ed economico dei luoghi in considerazione della loro storia, tradizione, ubicazione.(Consiglio di Stato, n.2710 del 2012).
Gli interessi pubblici garantiti dalla Costituzione, e classificabili come non comprimibili nella relazione con altri interessi seppur anch’essi costituzionalmente tutelati, nello specifico sono identificati negli articoli 2, 3, 9, 32 e 41 della Costituzione.
Ieri ho avuto l’occasione di abbeverarmi alla fonte ( competenze, esperienze, professionalità) degli urbanisti veri, cioè gli architetti. Fantastica occasione di riscontro e conoscenza, tra l’altro comprensibilissima anche ai non addetti ai lavori: perché ho visto dimostrato che (volendo e sapendo) si può realizzare nella pratica ciò che tante importantissime pronunce mettono come fari nell’orizzonte degli amministratori italiani. Con risultati veramente importanti per le comunità coinvolte dalla realizzazione dei nuovi PRGC, tali da declinare nella realtà i fini della Prosperità, del Benessere, della Sicurezza, della Salute condivisi tra tutti i cittadini.
Durante l’incontro con le due architetto invitate a partecipare a “Gorizia 2.0. Per una nuova città: partecipata, sostenibile,transfrontaliera” Paola Cigalotto ed Elena Marchigiani ci hanno chiarito le fondamentali questioni di metodo che preliminarmente un’amministrazione deve far proprie nell’affrontare il percorso di un nuovo piano regolatore comunale e che, in itinere, sono strumenti di lavoro ineludibili viste le nuove criticità ( ambientali, sociali, economiche), la necessità di promuovere strategie integrate di resilienza alla scala urbana e territoriale e i nuovi obiettivi per dare qualità ( sostenibilità) allo sviluppo indicati nell’Agenda 2030, che l’Italia si è impegnata a perseguire nell’ambito della propria programmazione economica, sociale e ambientale.L’alternativa non c’è. Lo sanno a Parigi come a Tavagnacco. E lo dice la nostra Costituzione, che rimane sempre quella e funziona anche dopo Kyoto. Lo dice anche la programmazione europea 2021 – 2027.