giovedì 9 maggio 2019

Comitato promotore delle petizioni popolari al Comune di Gorizia. Precisazioni al sindaco. E niente ingiurie, prego!

In relazione alle dichiarazioni del sindaco di Gorizia, apparse nell'articolo del Piccolo del 09.05.2019, il comitato promotore delle 2 petizioni popolari su industrie insalubri e adozione del Piano di zonizzazione acustica non ritiene di avere un ruolo nella diatriba in atto all'interno del consiglio comunale se non in quanto interlocutore che rappresenta l’interesse collettivo ad ottenere seguito alle richieste per le quali sono state raccolte migliaia di firme.

 


 Si vogliono però puntualizzare alcune cose che il sindaco ha dichiarato, protestando innanzitutto contro l’ingiuriosa definizione di “squadristi”, data a pacifici cittadini che operano con gli strumenti loro attribuiti dall’ordinamento giuridico, considerando oltretutto che lo squadrismo era un’organizzazione armata del ventennio fascista.

Il sindaco trasforma una questione squisitamente politica ( le petizioni popolari sono uno strumento di partecipazione democratica, la salute, la sicurezza e l’ambiente sono diritti e beni tutelati senza alcun tipo di limitazione nella Costituzione italiana) in contrapposizione partitica, e dice che noi accusiamo la maggioranza di aver affossato le petizioni.


Noi sosteniamo che sindaco e maggioranza hanno di fatto impedito la trattazione in consiglio comunale delle due petizioni popolari con i tempi e le modalità previste dallo Statuto comunale, visto che riteniamo entrambe relative a competenze del consiglio comunale e non della giunta, e che entro tre mesi dalla presentazione delle 3200 firme il consiglio stesso avrebbe dovuto affrontare la discussione.

Inserendo i temi delle petizioni nel DUP non risulta formalizzata alcuna effettiva garanzia, sono rimandati ad un ipotetico futuro cui potremmo anche non arrivare nel corso di questa legislatura comunale. Fermo restando che del problema di rendere più restrittive le norme sull’insediamento di industrie insalubri non è emersa nel DUP alcuna traccia, la giunta ha semplicemente deliberato che “la questione posta dalla petizione in oggetto sarà presa in esame nell’ambito della revisione del Piano Regolatore Generale Comunale”, inserito come obbiettivo nel DUP appena per il prossimo triennio.


E’risibile ritenere che siano i cittadini la causa del fatto che questa amministrazione si è assunta di fronte ai cittadini una specifica responsabilità: cioè la scelta di non affrontare subito le questioni poste e trasferire la discussione in consiglio comunale, sede della compiuta rappresentanza politica cittadina; la parola “archiviare”, utilizzata nella delibera di Giunta relativa al Piano di zonizzazione acustica, non è stata inventata dalla pubblica opinione.


L’avvio di un procedimento, inoltre, ha modalità di cui i cittadini firmatari, per il tramite dei presentatori delle petizioni, hanno avuto scarse notizie: oltre alle e-mail del sindaco con la quali si apprendeva che era stata predisposta istruttoria del competente ufficio tecnico, non ci è dato sapere l'iter procedurale delle petizioni, chi ha valutato che fossero ammissibili, chi ha controllato la validità delle firme, chi siano i responsabili delle firme, chi i referenti del procedimento, e soprattutto se fossero state immediatamente sottoposte all'esame degli organi competenti come da statuto comunale.


Vogliamo ribadire che il comitato promotore non rappresenta nessuna bandiera politica, visto che riunisce cittadini di diversa convinzione e portatori di diverse esperienze di cittadinanza attiva ed associazionismo. La stessa campagna di raccolta delle firme si è sviluppata in maniera trasversale, semplicemente perché gli interessi collettivi perseguiti non sono di destra o di sinistra e l’obiettivo condiviso era e rimane che le petizioni corredate da 3200 firme siano discusse in consiglio comunale.


A proposito del PCCA, di cui esiste una versione già approvato dall'ARPA mai portata in consiglio comunale per la definitiva adozione, ricordiamo che è uno strumento di cui i Comuni devono dotarsi per legge: una dello Stato, del 1995, e una regionale, del 2006. Quindi non provvedere significa ritenere di poter stare oltre la legge.


Sulle industrie insalubri , infine, non si riesce a comprendere perché in una città che di varianti al piano regolatore ne ha già fatte ben 42, non si possa avviare subito un dibattito su una specifica nuova variante: la sensibilità pubblica sull'argomento, il numero di firme e il possibile prossimo insediamento di un industria insalubre di prima classe a Sant'Andrea evidenziano la necessità di trattazione immediata. Evidentemente la Giunta comunale, che"non ravvisa ragioni di particolare urgenza", ha una percezione della situazione diversa da quella dei cittadini.


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