mercoledì 23 gennaio 2019

La COOP sei tu...? E allora devo rivedere la mia identità di consumatore e socio Coop, perchè qualcosa non mi torna più.

Numerosi clienti del negozio Coop di via Lungo Isonzo Argentina ieri sostavano interedetti davanti al reparto carne e pesce, smantellato e sostituito da una ordinata e triste esposizione di merce nei contenitori di plastica.
Il riassetto dei reparti produce in questo caso la dequalificazione del servizio e del punto vendita, la perdita di professionalità e di relazioni umane.



di Martina Luciani


E' una tradizione di famiglia, fare la spesa alla Copp di via Lungo Isonzo Argentina. Al punto che i dipendenti si ricordano ancora di mio padre, e ci conosciamo da così tanti anni che ci salutiamo chiamandoci per nome e con una cordialità che va ben oltre la cortesia.

Ma da tempo ho notato una strisciante dequalificazione del punto vendita, con la frequente assenza di prodotti che acquistavo regolarmente, la sostituzione dei formaggi venduti al taglio con i pezzi già tagliati e prezzati, la scelta di passare una serie di prodotti in scadenza al 30 per cento di sconto e non più al 50, quattro mele friulane in un gigantesco contenitore di plastica quando basterebbe l'esile sacchetto bio per portarselo a casa, confezioni di carta e plastica che devi occuparti di separare per poter smaltire correttamente gli imballaggi, e via dicendo... 

Per contro, ed anche se non mi garbava veder aumentare poco per volta la quantità di prodotti nelle vaschette di plastica a discapito dell'offerta sfusa, personalmente reputavo di qualità l'offerta del reparto macelleria e pescheria: quello con gli esseri umani dietro il banco.
Visto che non siamo grandi consumatori di pesce, ancor meno di carne, ed io ero e sono rimasta assolutamente ignorante su cosa acquistare, cucino semplice e devo far quadrare i conti,  avere interlocutori umani e non espositori colmi di vaschette preconfezionate era un vantaggio enorme: gli addetti dei reparti  rispondevano alle mie domande, mi consigliavano,mi spiegavano come procedere alla cottura, tagliavano le quantità a me necessarie ( niente di più e niente di meno), secondo le mie esigenze e pure secondo la migliore convenienza, mi accontentavano cercando il pollo allo spiedo più rosolato e cortesemente me lo tagliavano a pezzi, mi rassicuravano sulla provenienza del pesce e me lo pulivano per bene risparmiandomi un'impresa per me atroce in modo che io dovessi solo aggiustarlo con le erbe e ficcarlo in forno. Finito, questo non lo posso più avere. 

Io ho perso una comodità, una forma di piccola serenità quotidiana ( vorrei fare un goulash, per quattro persone, cosa mi dai?) i single avranno i loro bei problemi a trovare la scatola di plastica che contenga quantità adatte al loro standard di consumo, e chi debba invece riempire molti piatti in famiglia probabilmente comprerà più di quel che serve, dovendo ragionare su pezzature e pesi decisi da altri, chissà dove. Certo, abbiamo delle garanzie non da poco sull'assenza di antibiotici e sulla riconoscibilità della filiera, ma io voglio guardare in faccia un mio simile, ringraziarlo e salutarlo prendendo la merce ( una merce speciale, è cibo, è ciò che darò da mangiare alla mia famiglia) e non solo vagare lungo un banco frigo.
Abbiamo un duplice parcheggio, di cui uno sotterraneo, e abbiamo anche, seppur dissestata e pericolosa,  una scalinata che dall'area delle vie Fatebenefratelli/ Diacono/Manzoni consente di raggiungere comodamente il negozio a piedi.

Tutto evolve, ma a me pare evolva in peggio, soprattutto considerando che ho una tessera di socio da ben oltre due decenni, e che il contesto ritengo debba tener conto anche di questo, e non solo delle imposizioni del marketing aziendale. Mi stanno benissimo le iniziative di solidarietà e attenzione per il territorio, per le persone in difficoltà, per gli studenti universitari. Ma voglio considerazione per le istanze dei consumatori più consapevoli e per quelli che lo diventerebbero se gliene fosse data occasione; e voglio dipendenti valorizzati nel loro ruolo di primi rappresentanti di uno spazio commerciale in cui si promuovono e perseguono non solo gli incassi realizzati e di primi interlocutori di un sistema a base cooperativistica.
Spacciarlo come tale solo perchè ci sono un po' di sconti per i soci, perchè posso girare i punti accumulati a Medici senza Frontiere o contribuire a rifornire la Caritas locale non basta, i prezzi sugli scaffali non sono tra i più convenienti, le raccolte alimentari le sa fare anche CasaPound. 

Quindi, se non posso avere ciò che per me costituisce il permanere, nell'ipetrofico e spersonalizzante sistema consumistico, di un ruolo centrale di consumatore e persona, tanto vale cambiare supermercato, a Gorizia non ci mancano, e basta allungare la strada di poco per usufruire  della rete commerciale di Nuova Gorizia, Salcano e San Pietro.












1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo. Paolo