Le tessere punti o i bollini da appiccicare poi su apposite schede affollano i nostri portafogli ed a fine anno frequentemente bisogna tirare le fila della paziente raccolta e scegliere quello che viene definito "il premio". E che tale di solito non è.
di Martina Luciani
Gradualmente, ma inesorabilmente, il meccanismo dell' effettivo riconoscimento della fedeltà di consumatori si è trasformato e sempre più spesso prevede ulteriori esborsi per entrare in possesso del presunto premio.
Quindi il concetto di premio ingannevolmente nasconde l'opportunità di acquistare a prezzo di favore una serie di oggetti. Che sono offerti con un cerimonioso contorno di complimenti e salamelecchi vari, e che di solito sono mediamente inutili: o perchè già presenti nelle dotazioni domestiche e personali o perchè esemplari di quell'accozzaglia di oggetti di scarso valore che facciamo entrare nel nostro quotidiano senza che ve ne sia un reale bisogno.
Il vecchio tipo di opzione va dunque riducendosi a favore del meccanismo prima descritto, che muove ulteriori consumi pilotati però ( questo è l'aspetto ulteriormente ingannevole) entro cataloghi ben definiti di merce. Se poi ti accorgi ad esempio che il set di coltelli ricevuto in cambio di tot punti e tot euro ( pochi, ma sempre euro) non si può lavare in lavastoviglie, sono affari tuoi; se i tasselli del tagliere di bambù si scollano in breve, sono affari tuoi; se il set di asciugamani si rivela di infima tessitura, sono affari tuoi e via discorrendo.
E' molto difficile ritornare al passato, ai servizi per la colazione che componevi gradualmente e duravano una vita, ai piatti inglesi (con i punti della Standa, ancora in uso a casa mia) ricevuti uno alla volta, all'asciugacapelli di marca ottenuto senza spendere un centesimo ma solo con i famosi bollini...Il principale obiettivo di una raccolta punti, realmente fidelizzante e realmente premiante, dovrebbe essere l'ottenimento di uno sconto sulla spesa. Che esprime però un'idea anticonsumistica ovviamente invisa a chi promuove l'aumento dei consumi, troppo spesso a qualunque costo.
Poche le organizzazioni commerciali che resistono a collegare ai punti accumulati con la tessera sconti sulla spesa, a reale beneficio dei clienti. Tutte invece spendono cifre sicuramente rilevanti per comporre sontuosi cataloghi di "premi": risparmiassero quei soldi ( e quella montagna di carta) a favore di una riduzione dei prezzi io sarei più contenta.
Infine, ed è la cosa più grave, il consumatore non reagisce all'inganno, è obnubilato dal fremito del possesso, dell'acquisto; che si insaporisce con una sorta di soddisfacimento quasi erotico quando gli sembri di aver fatto un affare, anche se in realtà l'affare l'ha fatto qualcun altro alle spalle sue. Ad esempio il produttore di tazzine di caffè con una decorazione che al mercato regolare non è piaciuta proprio, e che reindirizza il prodotto poco attraente in questa specie di secondo mercato di fasulli premi e altrettanto fasulle gratificazioni.
Consumatori svegliatevi! E considerate quanto ci costa essere lusingati da quella che appare come una premiazione ma in realtà ci vincola ancora più strettamente alla sudditanza del mercato.
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