martedì 8 novembre 2016

La bestialità secondo Ernesto Paulin che espone a Borgo Colmello



La bestialità è tipica dell'uomo, e non passa giorno in cui tale becero comportamento non si manifesti in qualche parte del mondo. Ernesto Paulin, ne rappresenta una propria visione.



di Marilisa Bombi

A Borgo Colmello, nell’ambito della collettiva “Ritratti e bestialità di corte” c’è un’opera che si distingue, nettamente, dalle altre. Ciò in quanto, (seppur raffigura in primo piano un gatto, che nessun altro artista ha illustrato anche se questo animale era, ed è presente, in ogni aia allora ed in ogni cortile oggi) ha interpretato, coerente con la propria poetica, la bestialità in senso lato.
Chi ha avuto modo di conoscere questo artista non potrà non ammirarne la coerenza e l’onesta, anche intellettuale, che gli ha fatto scrivere, in occasione di una mostra che si è svolta lo scorso anno negli spazi espositivi della Biblioteca statale isontina: “L’uomo è ormai immerso nel consumo e di conseguenza carico degli scarti di ogni tipo. […] E’ una preoccupazione che ho da anni. Ho paura che l’uomo soffocherà immerso dagli scarti”
E forse Paulin non sa che Stanton su questo concetto ha girato un cartoon, di notevole successo, e che racconta la storia di Wall-e, ultimo robot rimasto sulla terra dopo che gli umani l'hanno abbandonata perchè invasa dai rifiuti.
Ma gli scarti non sono soltanto i rifiuti, sono anche le bestialità di cui l’uomo, ahimè, è capace. E raccontarla, per Paulin, è esplorare una realtà che sfugge perché facciamo di tutto per ignorarla. Insomma, rappresentarla - per chi la percepisce – è un’esigenza: ciò che c’è dentro va scaraventato fuori. Ed è quello che in questa occasione ha fatto, rappresentando – in una composizione – le più atroci bestialità che l’uomo contemporaneo ha compiuto.

Ernesto Paulin, è nato a Belluno l’8 settembre 1950. E nel momento stesso in cui ho fatto questa scoperta (il luogo di nascita per intenderci) ho avuto una illuminazione. Non riuscivo a capire chi mi ricordasse, ma ogni volta che lo vedevo c’era quasi una sovrapposizione. Era Dino Buzzati, bellunese come lui e, come lui, schivo ma anche corrosivo, seppure in modo amabile. Paulin, ci racconta, dopo il servizio militare, agli inizi degli anni ’70, ha frequentato la scuola di mosaico di Spilimbergo conseguendo il diploma di mosaicista. Ed è quindi inevitabilmente in questi anni che si è formata la sua capacità di comporre i messaggi che trasmette attraverso le sue opere.
Trasferitosi a Gorizia a metà degli anni ’80, da autodidatta – quale ama definirsi – ha iniziato a dipingere ed a eseguire le prime installazioni, allestendo diverse mostre e collaborando con gruppi di artisti impegnati nel sociale. Vive e lavora a Gorizia in via Baiamonti n. 10.

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