giovedì 10 novembre 2016

Il ritorno di Dionysos, azione teatrale del Liceo Classico di Gorizia, riproposta al Kulturni Dom, 11 novembre.



Venerdì 11 novembre, alle ore 20.45, al teatro "Kulturni Dom"di Gorizia, la Compagnia teatrale del Liceo "Dante Alighieri", costituita da circa settanta studenti ed ex studenti del Polo liceale di Gorizia, presenterà nell’ambito del 26° Festival Internazionale Castello di Gorizia, “ Il ritorno di Dionysos". L'attualità della profezia sulla fusione politica e culturale tra la civiltà greca e le civiltà mediorientali.



di Rosy Tucci

Dopo il successo  al Teatro Bratuz , nell’ambito della Rassegna del Teatro Giovani e  il tutto esaurito al teatro Comunale G.Verdi, all’interno dell’evento Classici contro,  la compagnia teatrale del "Dante Alighieri" presenterà, nell’ambito del 26° Festival Internazionale Castello di Gorizia, “ Il ritorno di Dionysos,", per la regia di Rosy Tucci, aiuto regia Cristina Rumich, musiche Angelo Portelli.
Il Progetto teatrale “Dionisio” è una delle attività più prestigiose e seguite del liceo, con una tradizione consolidata ultra ventennale e con un repertorio di allestimenti che vanno dal teatro classico a quello contemporaneo, ai recital e alle letture espressive, con partecipazioni a rassegne e a concorsi regionali, nazionali, internazionali e convegni.
Lo spettacolo è liberamente ispirato alla tragedia "Baccanti", considerato il capolavoro di Euripide. Abbiamo letto nella disarmante ambiguità del testo e nell’insistenza continua sul doppio, la profetica prefigurazione di un nuovo inizio, storicamente ascrivibile all’età ellenistica inaugurata da Alessandro, caratterizzata  dalla  prolifica contaminazione tra Occidente e Oriente che condurrà alla fusione politica e culturale tra la civiltà greca e le vicine civiltà mediorientali, tra Occidente e Oriente, ma contestualizzabile in qualsiasi epoca di cambiamento radicale, che spesso si accompagna  alla reciproca diffidenza  e alla convinzione di essere migliori, destinata a fallire,  se entrambe le parti non siano disposte a   deporre l’orgoglio che  porta a chiudersi superbamente nelle proprie convinzioni.  
Gli studenti hanno utilizzato le diverse competenze artistiche,  traducendole in una mirata scelta di musiche e canti appartenenti prevalentemente, ma non solo, al repertorio sacro, che sostituiscono gli stasimi originali del testo, in una puntuale ricerca filologica di costumi( ideati da Alessia Furlanut), collegati a coerenti e meditate scenografie(delle sorelle Ambra e Giada Bigot e Manuela Rozza con Giulio Moretti) e coreografie(di Giorgia Fumagalli e Nicholas Lorefice): il tutto sinergicamente intrecciato ai cinque episodi recitati.
In secondo luogo si è voluto accogliere la sfida lanciata da Euripide al pubblico di tutti tempi con un testo, da sempre oggetto di svariate interpretazioni, che sembra costituire una sorta di testamento spirituale dell’autore: Il contrasto tra Razionale (l’anima apollinea) e Irrazionale (l’anima dionisiaca), che si concretizza nel dualismo tra il re Penteo e il dio Dionysos, riflette la  concezione di un Cosmo dominato, allora come ora, da forze oscure e incomprensibili, che del divino costituiscono una manifestazione. Perché il Male imperversi nell’indifferenza di uomini e dei è un interrogativo che si perde nella notte dei tempi e che si presta a risposte diverse, come quella proposta dai giovani attori del Liceo nel finale.
L’autore sembra voler comunicare che il fattore distruttivo e disgregativo proprio dell’umanità provenga, in ultima analisi, proprio dagli uomini, anche qualora questi siano indotti all’errore dagli stessi dei, le cui azioni risultano incomprensibili,  perché vivono in una dimensione trascendentale che impedisce agli uomini di capire  il senso dell’operato divino.
Dionysos, la giovane divinità figlia di Zeus e di Semele, il dio che è nello stesso tempo uomo, donna e animale, è l’illusionista di una realtà che trasforma a suo piacere, il regista che nell’arco di una giornata, come previsto dalle cosiddette unità aristoteliche, scardinerà l’ordine apparente del Cosmo, esemplificato dalla vicenda di Penteo, che diventa anche lui donna e animale, nelle diverse metamorfosi che lo condurranno alla rovina.

BACCANTI IN PILLOLE
 Antefatto: Semele, figlia dei sovrani di Tebe, Cadmo e Armonia, fu amata da Zeus. La dea Era, moglie del sommo dio, accecata dalla gelosia, suggerì a Semele di chiedere a Zeus di mostrarsi in tutta la maestà divina.  Questi, che le aveva promesso in precedenza di esaudire un suo desiderio, si presentò al suo cospetto rivestito del potere del fulmine e, suo malgrado, folgorò la giovane. Il re degli dei riuscì ad estrarre dal ventre materno Dionysos, di cui la donna era gravida da sei mesi e ne fece continuare la gestazione all’interno della sua coscia, dove si cucì il figlio con una fibbia d’oro. Le tre sorelle di Semele, Ino, Agave e Autonoe, sparsero la voce che Semele aveva avuto una relazione con un mortale. Da qui l’ira di Dioniso verso i Tebani, che non riconoscevano la sua divinità.
Argomento: è offerto da uno di quei miti sull’ostilità incontrata dal culto di Dionysos,/Bacco, il dio del vino, della Natura e degli impulsi primordiali. Il re di Tebe, Penteo, nonostante le ammonizioni del nonno Cadmo e del vecchio indovino Tiresia, si dichiara ostile all’introduzione del culto della nuova divinità e  viene sbranato dalle Baccanti, guidate dalla sua stessa madre Agave.

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