di Marilisa Bombi
Ignazio Doliach, artista classe 1932 che già all'età di 14
anni ha cominciato a creare le sue prime opere, è uno di quegli artisti che,
come Sergio Altieri, appartengono alla categoria di artisti/gentiluomini che ti
fermi volentieri ad ascoltare, quando la narrazione di fatti e storie sembrano far
prendere vita ai quadri diligentemente sistemati nel suo luminoso studio di
Cormons. Un artista che superati gli 80
anni ha ancora voglia di insegnare pittura e far emergere la creatività
individuale anche in chi si appresta, per la prima volta, a prendere in mano
colori e pennello, dimostra inevitabilmente il senso di una vita, ovvero quello
di dare vita ad un pensiero. Ed hanno vita i merli che Ignazio Doliach ha scelto
di esporre nella collettiva che fa rivivere, con il linguaggio metafisico che l’arte
figurativa riesce a rendere, l’aia ideale che è presente oramai soltanto nel
ricordo o nell’immaginario collettivo delle nuove generazioni.
Ignazio Doliach tiene le sue lezioni di disegno e pittura
all’Unitre di Cormons in due distinte sezioni. I corsi inizieranno il prossimo
18 ottobre.
Presentare Maurizio Gerini non sarebbe stato facile (io che esperta
d’arte non sono) se non avessi avuto la fortuna di leggere una nota critica che
risale a dieci anni fa, scritta in occasione di una mostra che lo vide
protagonista assieme a Antonio Cendamo nella Piccola permanente d’Arte moderna
e contemporanea che si tenne ad Udine, al “Refettorio Caucigh”. “La pittura no
la fa paura” era il titolo della mostra. Ed il titolo richiamava – come ricordava
il comunicato stampa della mostra - la
frase che in una notte degli anni ’30 i pittori Veno Pilon e Luigi Spazzapan
scrissero, di nascosto, su un muro del centro storico di Gorizia. Cosa volevano
intendere i due artisti? Forse con quelle parole volevano lanciare una sfida al
regime di allora che, invece, della pittura e dell’arte non omologata aveva
tanta paura o forse, semplicemente, era un modo come un altro per esorcizzare
“la paura della morte” che Pilon e Spazzapan, come tanti altri artisti,
identificavano nella loro arte, nella pittura che, quindi, “fa molta paura”
soprattutto a chi la esegue.
Maurizio Gerini, maestro d’arte in decorazione pittorica,
allievo di Cesare Mocchiutti, goriziano, è un artista che crede profondamente
nella pittura tanto da usarla come strumento unico, essenziale e congeniale di
comunicazione contemporanea. Astratizza e semplifica la struttura dei suoi
soggetti (figure e paesaggi) per approdare ad una raffigurazione simbolica
della realtà, utilizzando un linguaggio dove grafica e pittura convivono
magistralmente. E con l’agnello che partecipa alla collettiva ha mantenuto
inalterati i tratti della tecnica che caratterizza i suoi lavori.
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